Coronavirus, Pronto Soccorso al collasso nel Lazio: boom di accessi nelle ultime 24 ore
di Arianna Di Cori
(ansa)
Centinaia di pazienti bisognosi di ricovero o trasferimento in barella, nelle corsie degli ospedali, assistiti con sempre più difficoltà dal solo (poco) personale dei reparti di emergenza-urgenza
31 MARZO 2021
Non stanno scoppiando solo i ricoveri e le terapie intensive. I reparti di Pronto Soccorso, nei principali ospedali della regione sono al collasso. Si sta registrando, nelle ultime 24 ore, un aumento vertiginoso di accessi. Che si traduce in sovraffollamento, con centinaia di pazienti bisognosi di ricovero o trasferimento in barella, nelle corsie degli ospedali, assistiti con sempre più difficoltà dal solo (poco) personale dei reparti di emergenza-urgenza. E' come se ci fossero, spiegano gli addetti, 30 reparti "fantasma", nascosti nei Pronto Soccorso del Lazio, con picchi oltre i 70 pazienti. Reparti senza personale dedicato, ma prestato dall'emergenza, dove si sta in barella, anche per giorni, in attesa di un posto letto che non c'è. L'unica speranza? Riuscire a stabilizzare le loro condizioni e dimetterli. Ma con l'arrivo delle festività pasquali, che porteranno una riduzione delle dimissioni, i medici impegnati nei PS temono il peggio. La loro è una catastrofe annunciata.
Partiamo dai numeri, da capogiro. Alle ore 11 di questa mattina 725 i pazienti sono in attesa di ricovero o trasferimento all'interno delle corsie di 30 pronto soccorso della regione. E i numeri sono in salita, minuto per minuto: alle 9 di mattina erano 669. Un "boom nelle ultime 24 ore", come spiega Francesco Franceschi, direttore del Pronto Soccorso del Gemelli. Nel suo reparto sono 67 le persone, sia nel percorso "pulito" (non-Covid) che "sporco" (Covid) che devono essere ricoverate. Tra questi "molti oncologici con complicanze", prosegue il medico, in allarme. Anche le presenze nel reparto sono sopra soglia: 129 persone, 6 oltre il limite fissato a 123 persone.
In una situazione ancora peggiore si trova il Santa Maria Goretti di Latina, qui la soglia di presenza massima è già oltre di 20 persone - 117 presenze contro 97 - , ma la stessa situazione di sovraffollamento, con una media di 100 pazienti al Pronto Soccorso, avviene al San Camillo, al Policlino Tor Vergata, al Pertini, all'Umberto I, al Sant'Eugenio, al Policlinico Casilino. Quest'ultimo, con 83 presenze, su un massimo di 116 si trova sotto il limite eppure già registra il pienone: per garantire il distanziamento in tempi di pandemia ci si deve tenere ben al di sotto della soglia, in un'ottica preventiva. L'imperativo, lo ripetono tutti i direttori di reparto in queste ore, è non presentarsi in ospedale se non in caso di reale emergenza.
Ma le emergenze ci sono, e le persone arrivano, a centinaia. E in condizioni gravi. "In ne ho 18 in attesa di ricovero o trasferimento - spiega Giulio Maria Ricciuto, direttore del Dea del Grassi e presidente della Simeu (Società medici emergenza-urgenza) del Lazio - 13 non covid, 5 covid con 1 intubata. E situazioni analoghe o peggiori le confermano i colleghi dagli altri ospedali, con numeri molto più elevati". Il vero problema, spiega Ricciuto, è che "i pochi operatori di PS sono calcolati sugli accessi e non sul boarding che dovrebbe essere a carico dei reparti per normativa". Tradotto: il personale nei reparti di emergenza è calcolato su un numero medio di accessi per 24 ore, tenendo conto del tempo medio di visita (24 minuti). Per legge al Pronto Soccorso un paziente dovrebbe sostare massimo 8 ore nei posti letto e barelle a disposizione (il cosiddetto boarding). Ma questo non avviene, le attese sono anche di 72 ore. Ed è tutto a carico del Pronto Soccorso. E nei giorni festivi non sono operativi i medici di famiglia, le farmacie ospedaliere, i reparti vedono un drastico calo dei medici di guardia. Un dramma annunciato.