MA IL MURO CONTRO MURO È LA STRADA SBAGLIATA PER DISARMARE CHI DICE NO.
Serve il dialogo ma senza rinunciare alle regole. Anche se la scelta di farle rispettare scatena nuove proteste.
di Vittorio Lingiardi
Ospitiamo questo secondo contributo del professor Vittorio Lingiardi (già pubblicato su La Repubblica del 2 Settembre). Continua la riflessione sul fenomeno dell’antivaccinismo, sui suoi meccanismi e su possibili risposte.
Vittorio Lingiardi è psichiatra e psicoanalista, Professore Ordinario di Psicologia dinamica presso la Facoltà di Medicina e Psicologia della Sapienza di Roma.
Quando si prova ad entrare nella testa di un’altra persona non bisogna dimenticare che quella testa, anche quando si uniforma a comportamenti collettivi, è soltanto la sua. E ha una storia irripetibile: percorsi, conflitti, traumi. Ancor più se c’è di mezzo la salute.
Quest’irriducibilità della mente alla generalizzazione non ci deve impedire di leggere l’individuo nel suo contesto e riflettere su quella che Freud chiamava “psicologia delle masse” (aggiungendo, e non a caso, “e analisi dell’Io”). In molti si sono interrogati sulla “mente no Vax”. Difficile dire qualcosa di nuovo, ma la richiesta di un ulteriore contributo mi fa pensare mi fa pensare che la “mente no vax” sia un rompicapo che suscita interrogativi continui: com’è possibile che qualcuno possa negare l’evidenza di un intervento medico che ha salvato molte vite e drasticamente ridotto i contagi?
A partire da alcune dinamiche psicologiche-gestione della paura, individuazione di un nemico, spostamento proiettivo delle fonti d’angoscia, sfiducia epistemica-provo a immaginare percorsi cognitivi e emotivi che possono condurre ad anteporre il no alla parola vax. Nella mente No Vax una delle paure è che il vaccino non sia protezione ma veleno, farmaco dai pericolosi effetti collaterali. Ad un gradino successivo di esasperazione, la paura è che vaccinazioni obbligatorie o tutele Green Pass siano strategie di controllo sociale. Questo spiega l’altrimenti inspiegabile convergenza tra No Vax populisti e No Vax democratici.
Alcune volte mi è capitato di cogliere, in quelli più intellettuali, un compiacimento per il proprio “saper dire di no”, un’idealizzazione antagonista tinta di individualismo, idealismo e purezza, un’aristocrazia di minoranza, dunque di eccellenza, con venature di esoterismo o anarco-irrazionalismo. Tutti questi ismi mi fanno pensare a un’organizzazione ideologica del viscerale. Non a caso la neo Bibbia no vax si chiama Eresia e i cittadini diligenti e sensati che porgono il braccio al vaccino o mostrano il Green Pass sono visti come pecoroni. Da qui al formarsi di fazioni noi/voi, con le attribuzioni paranoidi del caso, il passo è breve. Non è un’invenzione di oggi: il movimento anti-vaccinale nasce alla fine del 1800 e vignette dell’epoca rappresentano madri col pargolo in braccio inseguite da scheletri o da serpenti chiamati “vaccination”.
La pandemia ha aperto le finestre della nostra fragilità. La vulnerabilità del corpo, o la fantasia della sua vulnerabilità, sono trigger per meccanismi di difesa, più o meno adattivi, che molto influiscono sul nostro modo di esprimere le emozioni, promuovendo, per esempio, tolleranze depressive oppure reazioni aggressive.
Alla paura si reagisce con la negazione, la proiezione, la scissione, difese che interferiscono con la capacità di tollerare stati di incertezza e impotenza, e richiedono letture categoriche e polarizzate della realtà. Si vengono così a creare strutture cognitive che intaccano la “fiducia epistemica”, in questo caso la fiducia nell’autorevolezza di voci qualificate del consenso, grazie a Dio variegato, dell’informazione scientifica. Questi fenomeni sono purtroppo favoriti da certe spettacolarizzazioni divisive care ai media. Da favorire sarebbe invece il racconto di storie di “ripensamenti No Vax”, esperienze di vita che hanno portato a cambiare atteggiamento mentale. Utile sarebbe anche un’informazione con dati disaggregati, per esempio sul numero dei decessi o complicazioni cliniche nei soggetti vaccinati e in quelli non vaccinati.
Contrapporsi è un modo di incanalare la rabbia per le ingiustizie sociali o le difficoltà esistenziali che così trovano un’illusoria sede di elaborazione, o almeno di evacuazione. La sfiducia nella possibilità di chiedere aiuto, considerazione e ascolto (peccato non poter contare sulla figura di uno/a psicologo/a di base) diventa sfiducia nelle istituzioni e nei saperi, considerati monopolio di pochi privilegiati normalizzatori. Questo passaggio salda ribellione sociale e svalutazione della scienza, generando una rivolta che può passare dagli ideali ai pugni.
Un ruolo è probabilmente giocato anche da aspetti caratteriali di particolare reattività alle regole, bassa tolleranza alla frustrazione e in generale a ciò che viene percepito come riduzione della propria libertà. Che fare? Mi viene continuamente in mente una formula: promuovere il dialogo senza rinunciare alle regole. Ma la scelta di far rispettare le regole scatena ulteriori proteste.
A ognuno il suo compito. Il mio è quello di studiare, ascoltare le ragioni degli altri, dialogare per ricomporre le fratture tra le parti (del mondo interno anche quando si affaccia all’esterno). Non invidio chi in questo momento ha il compito di far rispettare le regole.
Anche se ciascuno di noi, nel suo piccolo, con l’esempio e nella vita di tutti i giorni, dovrebbe farlo.