Quindi, pare che Merck abbia preannunciato il risultati dello studio di fase 2/3 su Molnupiravir, anticipati da una 'ad interim' analysis un paio di settimane fa. I dati sono decisamente deludenti, con una riduzione del rischio assoluto del 2.9% rispetto a placebo, e una riduzione del rischio assoluto del 30%.
Diciamo che, in assenza di pubblicazioni e di raw data da analizzare, la parola è, allo stato, disappointing (cit. Eric Topol).
Gli anticorpi monoclonali in combinazione hanno performance molto migliori, e soprattutto appaiano di gran lunga migliori i dati (apparsi in press release…) di Pfizer con Paxlovid. Osserviamo anche che in studi clinici apparentemente di eguale potenza, fluovoxamina, un antidepressivo di uso comune e dal costo di pochi centesimi a pillola, funziona egualmente bene del Molnupiravir.
Vedremo come evolve la storia. Certo che è curioso sto destino degli antivirali anti SARS-Cov2 in cui escono dati negativi (remdesivir) o molto meno positivi (molnupiravir) appena dopo la firma di accordi di fornitura di notevolissime dimensioni…