L’Alligatore è un ex cantante di Blues, che finisce in prigione ingiustamente. Condannato a 7 anni di prigione, vive sulla sua pelle tutta la drammaticità del carcere. Un uomo solo a contatto con una realtà che non conosce e che subisce e da cui ne esce, inevitabilmente traumatizzato. Un’indole schiva, appesantita dall’esperienza vissuta in carcere, gli rimane addosso la fragilità degli ex detenuti e l’ossessione della giustizia.
Nel carcere, si lega ad un malavitoso milanese Beniamino Rossini, con il quale stringe una bella amicizia malgrado le differenze culturali e di temperamento.
Ma chi è in realtà L’alligatore?
In breve, l’ex detenuto diventa uno strano “investigatore privato” che si muove in ambienti poco chiari e al limite della legalità al fine di scoprire intrecci malavitosi in una società di provincia bigotta che insabbia la verità pur di mantenere una facciata di rispettabilità.
Insomma, un detective fuori dagli schemi convenzionali che grazie alla sua indole inquieta e ad un intuito infallibile riesce a venire a capo delle situazioni più complicate.
I due, (L’Alligatore e Beniamino Rossini) intuiscono presto che dietro agli omicidi di due povere donne, non c’è il tossico che è stato incolpato, ma che sono maturati in ambienti corrotti della gente cosiddetta perbene.
Il personaggio dell’Alligatore apre le porte in Italia ad un nuovo tipo di giallo, vicinissimo al noir americano dove negli ambienti più impensati che si muovono nel torbido, nell’extra-legalità, nella latitanza si nascondono le verità più sincere. La regia è affidata a Daniele Vicari ed Emanuele Scaringi.