La strada insegnava, era esperienza di vita. Io ho vissuto la mia infanzia a Giulianova, ai miei tempi si poteva ancora giocare in strada. Ricordo che mettevamo delle pietre a cercar di fare due porte e si giocava stando attenti alle macchine. Si suonava ai campanelli e si scappava...
In tutto questo c'era un elemento di furbizia, si facevano corse, c'erano elementi di coordinazione perché magari dovevi saltare un cancello.
La strada "insegnava" e adesso nel nostro modo di vivere non c'è più. Nei giovani di adesso si nota questa mancanza. In un mio progetto ideale c'è l'idea di abolire le scuole calcio e riprodurre "la strada come scuola calcio".
Poi adesso vai nelle scuole calcio e tutti hanno i kit uguali e acquistati. Prima il kit dovevi meritartelo, era un punto di arrivo.
Ricordo un episodio accaduto quando un paio d'anni fa ero in vacanza a Zanzibar. C'era una partita, saranno stati 15 contro 15 e chi aveva la maglia bianca, chi gialla, chi a torso nudo. Eppure giocavano e si riconoscevano. Era straordinario.
Adesso il compagno di squadra lo riconosciamo perché ha lo stesso colore della maglia. Prima era più cognitivo, sviluppavi sensibilità diverse.
Ecco perché, a mio avviso, la strada ha creato un livello di qualità superiore nei calciatori degli anni passati.