La prostituzione nell’antica Grecia
Come noto, nell’antica Grecia la prostituzione era una pratica diffusissima. Addirittura, il legislatore ateniese Solone vissuto a cavallo tra il VII ed il VI secolo a.C. istituzionalizzò e regolamentò una pratica che era già in uso da secoli, calmierando i prezzi per renderli più abbordabili al fine di venire incontro alle esigenze. Così, si crearono delle organizzatissime case chiuse dove si trovavano sia donne che uomini, chiamati πόρναι (pornai) e πόρνοι (pornoi), che servivano una clientela prevalentemente maschile.
Le pornai erano donne che non avevano alcun futuro perché appartenevano ad una condizione sociale molto misera (schiave o cittadine senza diritti), analogamente ai pornoi maschili, ed erano impiegate nei bordelli agli ordini di un protettore, il πορνοβοσκός (pornoboskos), che le gestiva in maniera professionale. Durante la Grecia classica le pornai erano quasi sempre donne di origine barbara che giungevano in condizioni di schiavitù, mentre durante la Grecia ellenistica potevano trattarsi anche di giovani ripudiate dalla famiglia e costrette a prostituirsi per sopravvivere. Il costo della prestazione era un gettone (a Roma era chiamato spintria e su di esso erano raffigurate scene erotiche) che corrispondeva a un sesto di una dracma. La prostituzione era soggetta a tassazione specifica chiamat τέλος πορνίκον (télos pornikòn).
Le donne potevano svincolarsi dagli obblighi delle case chiuse, spesso a credito, per esercitare liberamente la prostituzione in strada purché adempissero agli obblighi tributari verso il democratico stato di Atene, elevando, così, la loro condizione sociale rispetto schiave sessuali come le pornai (che comunque rimaneva sempre misera). Per attrarre i clienti, le prostitute di strada, che non potevano esporsi nude come facevano le pornai, indossavano dei sandali che lasciavano l’orma con la scritta ΑΚΟΛΟΥΘΕΙ, cioè seguimi, sulla strada, quale esplicito invito a fruire delle prestazioni in luoghi appartati.
Infine, vi erano le etere (ἑταίραι), donne coltissime e costosissime che accompagnavano abitualmente dei ricchi e famosi uomini come Socrate e Pericle. Le etere potevano avere dei costi salatissimi. Demostene, per esempio, afferma che il prezzo d’acquisto per Neaira ammontasse a 30 mine, ovvero a 3000 dracme, pari allo stipendio di 8 anni di lavoro di un dipendente pubblico.
Va la pena sottolineare che la condizione dell’impiego delle prostitute era differente in base alla zona. A Sparta, ad esempio, non sembra trovarsi traccia della prostituzione più a buon mercato, praticata dalle pornai, ma solo delle etere. Il motivo di una diffusione e organizzazione tanto diversa e tanto articolata è da ricercarsi nella concezione del matrimonio. Le relazioni di giovani uomini con donne libere erano mal viste. In caso di adulterio, il marito tradito aveva il diritto legale di uccidere immediatamente il partner della moglie. In pratica, per un ragazzo sino ai 30 anni, età media del matrimonio, l’unica possibilità legale e sicura di avere dei rapporti sessuali era con le prostitute.