Da statistiche: una fetta
molto significativa (
primo link a caso) di quelli che accedono a questo tipo di welfare sono non occupabili (per ragioni anagrafiche, per ragioni di salute, per una totale inadeguatezza al mondo lavorativo attuale).
In quel caso non c'è altra via all'assistenzialismo puro, a meno che non si decida di lasciarli a crepare da qualche parte confidando che il mondo del volontariato faccia questo al posto tuo. Ma è bene che sia chiaro che anche questa scelta non è "gratis"... perchè può avere delle conseguenze.
Un'altra fetta piuttosto significativa dei teoricamente occupabili si trova dall'altra parte d'italia rispetto alle occupazioni disponibili.
E questo è stato un enorme problema tanto del RdC quanto dello strumento attuale (che per funzionamento è sostanzialmente identico).
Quando hanno attivato il portale che nelle intenzioni doveva mettere in contatto le offerte con la domanda, si sono create prevedibili situazioni in cui (sparo numeri, ma l'ordine di grandezza era sostanzialmente questo) nella provincia di Napoli c'erano 30 offerte di lavoro in totale per 30.000 "occupabili". Idem in Sicilia.
Col grosso delle offerte
ovviamente concentrato nella parte più ricca del Paese, dove per la stessa ragione c'è molta meno gente disponibile.
Al che uno potrebbe essere tentato di dire che "se c'è il lavoro in Veneto, allora parti per il Veneto", ma dovrebbe essere chiaro che nessuno (magari un disoccupato 45enne con famiglia al seguito) accetterà mai di partirsene da Agrigento per andare a Rovigo se ad attenderlo c'è un lavoro di 6 mesi ad 800 euro al mese. Tanto vale rimanere a casa, in una zona più economica, in cui arrangiandomi tra un lavoretto e l'altro, magari con l'aiuto della famiglia, riesco a tirare avanti pure meglio.
Sulla carta queste forme di welfare non sono sbagliate, perchè mirano ad assistere le persone in situazioni di debolezza mentre nel contempo offrono percorsi di formazione e di reinserimento nel mondo del lavoro per quelle "occupabili".
Sulla carta.
Poi nella realtà si sbatte la faccia sul problema di cui sopra, e quindi se la parte di "assistenza" bene o male funziona (d'altra parte è quella più semplice: basta pagare) dall'altra quella del reinserimento è estremamente complicata, a meno di non trovare un modo per creare lavoro lì dove è più richiesto.
Sull'ultimo punto: stiamo parlando di una misura di welfare che costa 6/7 miliardi l'anno, e che è difficilmente tagliabile ulteriormente per le ragioni dette su. Per la difesa ne spendiamo già 30, e Manu auspicava diventassero 90.
6 vs 90. Chiaro?
Non mi pare un discorso che abbia molto senso, francamente