Originariamente Scritto da
Zhuge
Ragazzi però voi fate dei discorsi che sono poco conciliabili con le regole e con le idee sul lavoro moderno, per forza non vi capite.
Noi veniamo da un sistema retributivo folle e ingessato che è figlio di un mondo che oggi in pratica non esiste più, quello della fabbrica a turni, dove all'operaio si chiede di svolgere in un determinato periodo una determinata prestazione ripetitiva. Il sistema salariale è ancora costruito su questo concetto, pur con aggiornamenti e aggiustamenti, ma oggi il mondo è cambiato. Oggi hai la call alle 3 di notte perché in america il cliente ha bisogno, oppure hai la commessa da chiudere entro domani perché altrimenti il bilico non parte e al cantiere in Francia i lavori si bloccano. Il tutto reso asolutamente ancora più folle da una cultura del lavoro fatta necessariamente di ritmi massacranti imposti dall'avidità, da un lato, e dalla concorrenza (molte volte sleale, per tanti motivi) dall'altro. A questo si aggiunga una pressione accresciuta sul tema dell'innovazione e delle competenze, con l'obbligo SEMPRE di migliorarsi per non essere resi obsoleti da chi è più giovane o, semplicemente, ha più fame.
La cultura del lavoro è talmente cambiata che per anni si è detto che l'orario è un proforma, si entra a una certa ora e si esce quando si è finito; tolti determinati impieghi che sono ancora funzionano come una volta, oggi all'impiegato (come all'operaio) si richiede una abnegazione che in passato era OBBLIGATORIA, quando c'erano la rivoluzione industriale e la schiavitù, e che era diventata una roba da crumiri con le lotte sindacali. Persino l'Unione Europea matrigna nel 2018 ha dovuto fare una direttiva per imporre agli stati di imporre alle imprese di tenere traccia di orari, riposi e ferie, perché questa nuova etica del lavoro improntata alla libertà aveva prodotto una situazione di emergenza continua, con turni di lavoro regolarmente massacranti, altro che le 8 ore + 1 di pausa e poi alle 17 fuori. In tutto questo, che è un discorso molto ampio e complesso, la dinamica retributiva non riesce a stare al passo, anche per colpa della normativa e dei costumi giurisprudenziali (in Italia, almeno). La nostra retribuzione è ancora costruita come paga base + scatti + contingenza/terzo elemento, concetti vecchi di 50 anni che si devono riconciliare con il nuovo modo di percepire la retribuzione; in più il mercato italiano è da decenni sotto pressione per un problema di produttività interna e di pressione dall'esterno. Quindi stare a discutere dell'incrociare le braccia a fine turno o fare di più alla fine ha poco a che vedere con la dinamica retributiva, semmai ha più a che vedere con il concetto di retribuzione in sé, col problema che poi quella retribuzione si scontra con le norme, che sono tese a considerare ogni elargizione un beneficio acquisito anche per il futuro. In Italia esiste una dinamica di premialità per obiettivi, generalmente solo in grandi imprese o imprese straniere; in tutti gli altri posti bisogna stare attenti a cosa si dà ai dipendenti, perché c'è il rischio di legarsi mani e piedi. E soprattutto, pfino a che la Cassazione non mi darà ragione, scordatevi che in Italia si possano regolare al ribasso le retribuzioni in virtù di specifiche contingenze; quindi se quest'anno ti do 1000 euro in più c'è una buona probabilità che SARO' COSTRETTO a darteli anche l'anno prossimo, motivo per cui meglio evitare.