Erano le 19 circa di ieri. Pieno centro, ma il freddo intenso e il calar delle tenebre facevano sì che la città fosse desolata. Né un acquirente in cerca dell'ultimo acquisto prima dell'abbassarsi delle serrande. Né un avventore da bar rimasto a scolarsi l'ultimo goccio di birra discutendo di come va il mondo coi suoi commensali. Solo un'esigua manciata di lupi solitari intenti nel loro procedere verso l'oscurità che offriva a quell'ora la città. Tra essi io e una signora in pelliccia ad una cinquantina di metri da me.
Mi ha colpito fin da subito questo suo abbigliamento ormai demodé così anni 90'. Chi è ormai che indossa più una pelliccia vera o finta che sia?
La signora in questione passa prima accanto a due uomini immobili sul marciapiede intenti a discutere tra loro. Al suo passaggio essi si girano, la guardano e, una ventina di secondi dopo quando tocca a me passarli accanto, posso scrutare nei loro volti una risata abbozzata e condivisa, come tra compagni di marachelle che si rallegrano di un qualcosa di cui si sa non si dovrebbe.
Continuo nella mia passeggiata mantenendo una ventina di secondi di distacco dalla signora in pelliccia. Quando è ormai più di qualche minuto che per una occasionale coincidenza mi trovo a seguirla, essa si volta per qualche secondo verso di me. Forse è spaventata da qualcuno che sta facendo la sua stessa strada. O forse si è semplicemente girata per vedere se quegli sghignazzi provenissero da me o da un gruppo di ragazzini che poco prima le erano passati accanto. Per la cronaca provenivano da quest'ultimi. Poi proseguendo prende il cellulare e risponde ad una chiamata. O forse è lei ha chiamare? E se sì, che abbia chiamato perché pensa sia io ad aver prodotto quei goliardici mugugni? O peggio ancora se abbia chiamato perché spaventata? E da chi? Per forza da me, sono l'unica persona nei paraggi. Forse pensa davvero sia io un maniaco? Una persona che la segue per farle del male?
Fatto sta che la telefonata e il sentirla parlare squarcia in me un velo tra quella donna in pelliccia e il mistero che si portava dietro. Parla con un accento un po' alla brasiliana. Stereotipato. Ma non quello stereotipo di accento brasiliano alla Pelé, alla Ronaldo, alla Zico. No, quel tipo di accento stereotipato più adatto ad un cinepanettone che non ad un campo da calcio. Quel tipo di accento che ti aspetteresti da una donna in pelliccia, in strada, con un fuocherello accesso quando al De Sica o Boldi di turno gli si rompe la macchina. D'un canto la verità: quella signora probabilmente è una trans.
Che c'è di male? Nulla penso io. Ma a pensarla così non sono invece quell'altro gruppo di ragazzini, seduti a bivaccare su una panchina cui lei pasa accanto.
Devono avergli detto qualcosa che non ho potuto sentire. Qualcosa di evidentemente non molto piacevole. O forse è solo l'ennesima ultima provocazione che quella signora in pelliccia ha dovuto sopportare in quella giornata. Fatto sta che, terminata la telefonata, si gira e urla loro:
"Cosa c'è da ridere?"
(con parlata da accento stereotipato cui sopra e del quale non farò però l'onomatopea)
"Cosa avete da ridere? Cos'è che vi fa tanto ridere?"
Io, che nel frattempo sono arrivato all'ingresso del tabaccaio (era lì che ero diretto!), per l'imbarazzo entro e non voglio sentire altro. Non so però se altrettanto imbarazzo l'abbiano provato quei ragazzini che, invece di abbassare la testa e chiederle eventualmente scusa, devono aver rispostole con altri sghignazzi beffardi, almeno a giudicare dalle proteste continuate della donna.
Quando esco dal tabaccaio le passo volutamente affianco. Lei sta per allontanarsi dal gruppetto ma è ancora lì tentennante in attesa che qualche altro mugugno parta improvvidamente da quei mascalzoni per poi avere l'ultima parola. Pare averli quasi azzittiti. O forse è lei che, stanca dell'ennesima umiliazione giornaliera, ha deciso di chiuderla qui. Incrocio il suo sguardo e con un impercettibile movimento della testa le accenno un saluto. O più che un saluto un piccolo, piccolissimo gesto di appoggio. Di umana compassione. Non so se lei l'abbia però capito. Quell'uomo che qualche minuto prima, forse anche per un solo istante, ha pensato essere magari un serial killer le ha voluto dare un piccolo gesto di vicinanza.
Poi niente, ho proseguito per casa come nulla fosse.
Però un pochino la cosa mi ha fatto riflettere. Chissà quante donne con la pelliccia nell'oscurità delle nostre città subiscono piccole smorfie che per loro sono delle coltellate al cuore.
Storia diversa per gente normale
Storia comune per gente speciale
Cos'altro vi serve da queste vite?
Ora che il cielo al centro le ha colpite
Ora che il cielo ai bordi le ha scolpite
foto di repertorio