Credo che mi si possa definire "filoisraeliano" e la cosa non mi infastidisce affatto, se si riferisce al mio prendere posizione, in questa e altre occasioni, a favore di Israele contro Hamas o a sostenere che nel processo di pace gli israeliani hanno prodotto proposte praticabili, sensate e adeguatamente generose per arrivare alla nascita di uno stato palestinese e che queste proposte sono state respinte dall'ANP, in particolare da Arafat.
Detto questo, insisto sulle virgolette: sono "filoisraeliano" non perché penso che la parte israeliana abbia sempre ragione o abbia un posto speciale nel contesto internazionale. Non solo perché ci sono molte politiche israeliane che contesto fortemente, a partire dalla colonizzazione aggressiva della Cisgiordania e all'impunità dei crimini commessi dai coloni. Ma, ancor più, perché credo sia opportuno considerare Israele esattamente uno stato come ogni altro, la cui legittimità non va ricercata in ubbie identitarie, rivendicazioni storiche o nell'infame concetto di destino dei popoli, ma perché vi si riconoscono otto milioni di cittadini che vivono su quel territorio, lavorano, studiano, mettono su famiglia, pagano le tasse, votano, ricevono quando necessario le prestazioni dello stato sociale, esprimono le loro opinioni e, se necessario, combattono e muoiono per difendere tutto questo. E perché ciò avviene nel rispetto dei diritti umani di tutti i cittadini di quello stato e secondo forme e metodi democratici, il che è pi di quanto si possa dire della maggioranza degli stati al mondo.
Insomma, per me Israele è come il Belgio: di questo posso apprezzare la birra e la cioccoolata, come di Israele apprezzo la letteratura e la tecnologia, ma penso che il mio giudizio sulle politiche dell'uno e dell'altro non dipenda da questi fattori, almeno non in modo determinante.
Tutto questo per dire che ik diritto di Israele a garanitre la sicurezza dei suoi cittadini è del tutto analogo a quello del Belgio: può e deve fare quanto necessario a eliminare le minacce reali, come quella di amas, ma non deve né può vessare altre popolazioni solo per inseguire le manie e le fantasie fascistoidi di parte della sua società, come in Cisgiordania. Non solo: se è giusto e opportuno che cerchi di limitare le sofferenze dei civili nelle sue azioni di tutela della propria sicurezza, non è pensabile che, per tutelare i primi, debba rinunciare a quest'ultima.
In queste settimane, come sempre in questi casi, si fa un gran parlare dell'identità dello stato di Israele, del suo specifico valore morale, di come ci siano in giro ebrei che vi si ricnonoscono sempre meno. Bene, la mia risposta è che sono cazzi loro. A vedere Israele come un'eccezione sono soprattutto gli antisemiti, offesi dallo scandalo di uno stato ebraico, in cui per la prima volta nella storia gli ebreic sono più forti di chi li vuole sterminare.
Come tale, Israele non è tenuto a essere uno stati diverso dagli altri, a essere l'incarnazione delle utopie ebraiche o a rappresentare un modello di etica universale. Esattamente al pari di ogni altro stato, è tenuto a seguire le norme che valgono per tutti e, più ancora, a tutelare la vita, la libertà e i beni dei propri cittadini, senza discriminazioni e sopra ogni altra cosa. Proprio come il Belgio.
N.Cantatore