L’ottimismo espresso dal Qatar, tra i mediatori principali, si è spento quando ieri mattina sono emerse le condizioni poste dai boss fondamentalisti ed è stato subito evidente quanto fossero inaccettabili per Netanyahu e la sua coalizione di estrema destra. Gli islamisti invocano 135 giorni di cessate il fuoco e tre fasi per realizzare il rilascio del centinaio di ostaggi ancora nelle loro mani in cambio della scarcerazione di migliaia di detenuti palestinesi. Soprattutto pretendono il ritiro completo delle truppe dai 363 chilometri quadrati, dove in oltre quattro mesi i palestinesi uccisi sono quasi 28 mila, e garanzie che la pausa nei combattimenti sia permanente. Antony Blinken, il segretario di Stato americano, è costretto ad ammettere che «la risposta di Hamas ha molti elementi non affrontabili, eppure credo apra lo spazio per raggiungere un accordo».