
Originariamente Scritto da
Zhuge
nel nostro attuale sistema l'impugnazione è prima stragiudiziale (entro 60 giorni dal licenziamento scrivi raccomandata), poi giudiziale (entro i successivi 180 giorni); molti licenziamenti vengono conciliati prima o subito dopo l'impugnazione stragiudiziale
ci sono ovviamente casi in cui il licenziamento è per fatti tanto gravi che non viene impugnato, ma sono pochi; al di là di questi pochi casi, chi non impugna generalmente è persona non assistita e/o dipendenti di piccole imprese non sindacalizzate
nella prassi quando uno minaccia di impugnare o impugna stragiudizialmente il licenziamento, è facile che ciò conduca ad un accordo, perché il datore di lavoro è sempre disposto a mettere sul piatto qualche soldo pur di levarsi il pensiero; i casi che finiscono in giudizio sono invece di due tipi: o sono questioni di principio (in cui il lavoratore spesso ne fa una questione di orgoglio ed amor proprio) o sono situazioni in cui la richiesta economica per conciliare è fuori da ogni logica
esempio: tutti sapete che, sia con art. 18 che con jobs act, nei casi in cui non c'è la reintegrazione, ma il licenziamento è dichiarato comunque ingiustificato o formalmente illegittimo, ci sono delle fasce entro cui il giudice può parametrare l'indennizzo (fornero 12-24 mesi, jobs act 6-36); dipendente licenziata per giusta causa, con mensilità di circa 2K€ lorde; in regime Fornero, il massimo ottenibile di indennizzo è quindi 2x24=48K€ lordi, richiesta per conciliare in corso di causa, ventilando ipotesi di reintegrazione (costo in quel caso, se avesse optato per indennizzo invece di reintegrazione, 2x27=54K€ lordi), 100K€ netti ...