Gli spregevoli alleati continuano ad imperversare nell'estremo oriente sembrando incuranti di quello che succede in europa dopo il rapido tracollo inglese. Tutti i loro sforzi si limitano ad un mezzaluna che si concentra da istambul al siam. Gli USA incuranti di quel che è stato un vero blitzkrieg d'oltremanica lasciano al loro destino gli ultimi due stati della loro coalizione in suolo Europeo. Olanda e Belgio due canaglie imperialiste che come degli avidi banchieri di Zurigo hanno amministrato mezza africa e asia con pugno di ferro e soggiogando i popoli che chiedevano l'avvento del Nuovo Cesare di Roma. Si prepara dunque lo sbarco con le veterane truppe che già avevano fatto tremare le campane del Big Bang a Londra.
Ma di mezzo c'è parte della flotta inglese che imperversa ancora nell'area. Essa già precedentemente messa a dura prova sta dando la caccia ai sub polacchi e non riesce ad intercettare il doppio sbarco in zona Rotterdam. I combattimenti sono durissimi in quanto i due stati di minute dimensioni hanno un ampio bacino di popoli etnici da cui attingere carne da cannone: sono presenti infatti nell'area circa 70 divisioni sia belge che olandesi. Si fa trasportare dunque altre 24 divisioni corazzate e l'ago della bilancia punta saldo e sicuro verso la vittoria littoria. Le divisioni romanissime liberano il nord dell'Olanda e come una scure arrivano rapidissime su Bruxelles. Entrambi questi pusillanimi stati si arrendono in un mese di guerra.
Ma non sarà l'ultimo incontro per le nostre truppe con il nemico belga: come col maledettissimo inglese le truppe l'oltremare continuano a combattere infastidendo non poco il medioriente ormai tavolozza multicolore di scampi di eserciti battuti e soggiogati all'impero.
Con la lentezza e inezia di un fattorino che arriva a destinazione con le uova tutte rotte ecco che si palesa sulle coste della manica un'immensa flotta Americana. E' la flotta Atlantica, numerosa e imbattibile si dice. Supermanina continua le riparazioni nel nord dell'inghilterra ora amica e tocca alla miriade di aerei del nostro comandate dell'aere Balbo vincere questa sfida. Si mobilitano circa 380 aerei da supporto ravvicinato e una 70ina di aerosiluranti per gli americani, un numero più esiguo per gli inglesi spostati verso il baltico. Il risultato è scontato e frutto della supriorità della razza italica rispetto al crogiuolo imbastardato della flotta statunitense.
In qualche settimana l'americano perde 7 corazzate svariate navi incrociatori e naviglio sottile, l'inglese dovrà depennare una portaerei e un numero simile di navi minori a scapito di una perdita di 20 silutanti. Con un risulato tale il nostro amato Duce decide di destinare ben due linee di industrie alla produzione del magnifico Sparviero l'aerosilurante che con la sua linea gobba è il terrore del marinaio alleato: entro pochi mesi sono più di 600 i maestosi aerei che guardiani dei mari assicurano le rotte commerciali ai figli di Marco Polo.
Con una sconfitta così cocente e una flotta momentaneamente indebolita già si punta a vincere la guerra: si invaderanno gli Stati Uniti.
In tutta segretezza si ammassano truppe in groenlandia dove il nostro fiero alleato dell'Impero del mare del nord ha costruito imponenti baraccamenti. 48 divisioni stazionano li e una ventina sono assegnate allo sbarco nella zona di Boston. Presenti anche numerose armate polacche.
Si sceglie una zona centralissima, un azzardo nella zona industriale per eccellenza del nemico, ricca di porti e di bacini di carenaggio. Ai primi di marzo si saprà se questa scommessa porterà gloria all'impero o morte alle sue truppe. Intanto le navi già pattugliano l'atlantico del nord.
Ma non si può sorvolare sul giubilo nell'apprendere che il gigante sovietico si è arreso ufficialmente. Le truppe sparse nella steppa vanno rischierate nel duro teatro himalaiano e già si pensa ad un imponente sbarco indiano per prendere in una maestosa morsa le circa 90 divisioni di un marasma di popoli ormai sconfitti ora presenti nel teatro orientale.
Si sbarca ordunque, il nostro appuntamento con la gloria è giunto e già rintocca a morto la campana degli stati uniti, mostro di megero imperialismo che volle sfidare Roma in un gara di civiltà ma che ora sta per ricevere una lezione fatale.
Poche ore e Boston è presa e già si fan salpare le due armate di supporto dalla groenlandia. Nuova York viene presa in meno di 3 giorni e si issa nell'Empire of Rome Benito Building il simbolo littorio. Ma non è ora di bivaccare nel meraviglioso Central Sabaudo Park, ci si dirige a sud verso Washington e si bussa alla porta del poliomelitico.
Ma nessuno si fa vivo. Come nel caso del cencioso Sovietico tutti hanno fretta di mettersi in salvo e di rimandare l'appuntamento imprescindibile con la storia. Si rifà verniciare la casa bianca nel meraviglioso tricolore e si issa la bandiera più bella sulla cupola del Campidoglio.
68 divisioni contro 48 stati americani. Non si ha tempo di festeggiare, già si imboccano le grandi pianure del tennessee dove si avranno i primi scontri con le truppe americane: questi giovinotti con le divise tirate a lucido, le baionette scintillanti poco ne sanno di guerra e ancor meno di tattica. La migliore gioventù viene dunque più volte accerchiata dal veterano esercito reduce dalle mille battaglie di Russia e Inglesi e annientata dalla velocità dei carri italici. Onore va al contingente Brasiliano che trovatosi su suolo quasi natio in quel della Florida ingaggia grandi battaglie soffrendo poi l'elasticità della tattica italica che lo butterà ammare prima della rapida capitolazione americana. Roosvelt si imbarca verso gli ultimi possedimenti asiatici mentre il suolo dei 48 stati ora è di pertinenza Italica.
La manovra indiana funziona cade Dehli e le truppe inglesi arretrate nella punta d'india già si dan per sconfitte in mancanza di porti in quella zona. Molto complicata la manovra d'accerchiamento che varie volte cerca di inglobare una trentina di eserciti del commonwelt e una ventina brasiliani con risultati altalenanti. Il fronte è tutto in evoluzione e presto verrà rinforzato con nuove truppe del continete americano pronte a contrastare il nemico britannico.
Dopo una manciata di giorni il Giappone che aveva giovato dell'alleggerimento del fronte per la guerra nel suolo Americano capitola sotto la pressione delle truppe francesi: la guerra ad est contro il nemico comunista è terminata e l'esito certo porterà alla gloria di Roma la ricca crimea con annessa le terre Ucraine sempre care al nostro popolo, da Minsk fino a Tula. Iran è italico come pure l'afganistan fino al bacino industriale degli Urali. Si assegna alla guida Zarista la nuova Russia Imperiale che mantiene tutti i territori dell'estremo est, si liberano dal giogo comunistra una serie di stati asiatici che vanno dalla Mongolia, al Sinkiang, dalla Cina nazionalista alla Manciuria, tutti fedelissimi a Roma, al fascismo e al Re. La norvegia ora possiede qualche territorio nella zona del circolo polare e lo Svea Rike si ingrandisce annettendo la traditrice finlandia fino ai porti russi dell'estremo nord.
Come da accordi i polacchi sposteranno la capitale a Mosca e avranno il dominio sulla russia europea ricca e prospera. La Francia, alla testa di una guerra che non ci apparteneva si annette turchia e parte del medioeriente il caucaso e L'estremo oriente con tokio e i possedimenti nella cina.
Mai nessun Cesare si era spinto così avanti, nessun Gengis Khan, nessun Napoleone. E vedendo la vastezza della nostra magnificenza anche Carlo V d'Asburgo impallidirebbe. Dalle terre più estreme della siberia alle calde spiaggie di Miami tutto il mondo si colora della stemma bianco crociato Sabaudo, tutto il mondo parla di un unico impero.