Primo giocone dell'anno per me
Signori, è con estremo piacere che mi appresto ad assegnare il primo @ oro dell'anno. Il fortunato? Manco a dirlo, un gioco stranissimo. Sto parlando ovviamente di Pony Island.
Ora, io vorrei tanto parlarvi di Pony Island, e con esso di quanto questa tendenza allo sfondamento della quarta parete che tanto va di moda adesso mi piaccia da morire. Vorrei farlo anche solo per poter giustificare questo @ oro. Ma forse è meglio che non scenda affatto nel dettaglio, che indossi nuovamente la mia maschera da piccolo ermetico del cazzo, perché parlarvene apertamente potrebbe compromettere il giudizio che potreste avere del gioco. Mettiamola così: Pony Island è un gran bel gioco di prestigio, e come tutti i giochi di prestigio degni di nota vi terrà a bocca aperta prima, e vi spingerà a scoprire i trucchi che lo sorreggono poi.
Non mi esporrò oltre per quanto riguarda gli aspetti di scrittura del titolo. Ho già detto troppo. Posso parlarvi però delle meccaniche di gioco, almeno in parte e senza entrare troppo nel dettaglio. Tendenzialmente, la parte ludica tradizionale è divisa in due sezioni: platform e puzzle. Non vi spiegherò la natura di entrambi, sta a voi capirlo giocandoci, ma posso spiegarvi le loro meccaniche di funzionamento. La prima meccanica, quella platform, imita gli automatismi degli endless runners e vi impone di progredire usando solamente due tasti, uno per saltare e uno per difendervi dai nemici; l'altra, quella puzzle, vi chiederà invece di aggiustare alcuni circuiti non funzionanti, ridisponendo ogni volta gli elementi dislocati al loro interno. Meccaniche semplici e vagamente abbozzate dunque, ma per una ragione ben precisa, usate in maniera intelligente e introdotte in modo coerente con lo sviluppo della trama. Purtroppo, e questo è l'unico problema che non mi ha permesso di assegnare a Pony Island un altrimenti meritatissimo blu, lo sviluppo di queste due meccaniche tende ad essere un filino monotono e ripetitivo; è una scelta di game design giustificata, compatibile con lo sviluppo narrativo del titolo e con la filosofia che lo caratterizza. Il gioco riesce effettivamente ad offrire un'interazione inconsueta e sorprendente attraverso meccaniche all'apparenza banali, creando un contrasto brillante e piacevolissimo; ma con queste meccaniche dovrete comunque interagire, e per quanto la pillola non sia amarissima non è neanche delle più dolci. Non una mancanza gravissima, anzi; il blu però rappresenta per me la perfezione e qui, per colpa di questo piccolo tassello mancante, la si sfiora soltanto. Peccato, ma andiamo avanti: qui ho già detto troppo, ed è arrivato il momento di concludere.
Prima di chiudere, però, consentitemi un minimo cenno al comparto estetico. Come avrete potuto già vedere dai vari screen che infestano la rete, il gioco ha stile grafico da vendere; anche la colonna sonora è però altrettanto meritevole, e gli effetti sonori in particolare sono molto riusciti e ragionati. Non posso però addentrarmi in ulteriori spiegazioni al riguardo, perciò dovrete fidarvi del mio giudizio.
In conclusione: prendetelo. Il prima possibile anche, e possibilmente senza informarvi ulteriormente. Fidatevi. Affrontatelo con una mente vergine e scevra da ogni pregiudizio, date retta a me, e Pony Island saprà sorprendervi