Cina contro USA, rapporti sempre più tesi: terza Guerra Mondiale in arrivo? 13 Gennaio 2017 - 12:13
Federica Ponza
Stati Uniti e Cina: rapporti sempre più tesi, c’è il rischio di una terza Guerra Mondiale sulla questione delle isole nel Mar cinese meridionale. CONDIVIDI
Se gli
Stati Uniti proveranno a bloccare l’accesso della
Cina alle isole del
Mar cinese meridionale rischiano di scatenare una guerra, che potrebbe sancire l’inizio della
Terza Guerra Mondiale.
Queste le parole dei media cinesi in risposta alle dichiarazioni rilasciate in Senato da Rex Tillerson, segretario di Stato designato da
Donald Trump dopo che sarà avvenuto il suo
insediamento ufficiale come presidente degli Stati Uniti.
Il rischio dell’arrivo della terza Guerra Mondiale si fa ancora più forte dato il clima teso tra USA e Cina, già emerso durante la campagna elettorale. Nelle ultime settimana le dichiarazioni di Donald Trump sulla Cina sono state poco generose, tanto da lanciare l’allarme di un possibile scontro d’armi tra gli Stati Uniti e il gigante asiatico.
Ora i
media cinesi hanno fatto sapere che se le dichiarazioni del neo presidente eletto Donald Trump dovessero tradursi in realtà, gli USA dovranno prepararsi ad uno scontro militare.
La goccia che ha riempito un vaso già quasi colmo è la dichiarazione di Tillerson sul fatto che, quando Trump sarà ufficialmente presidente,
l’accesso alle isole del Mar cinese meridionale sarà precluso alla Cina.
Un vaso che non sembra essere lontano dal traboccare, vista la risposta arrivata dalla Cina. E la paura è che non siano solo vane minacce, ma un vero e proprio ultimatum.
Gli USA, quindi, rischiano di
entrare in guerra con la Cina? Se i rapporti rimarranno così tesi il rischio c’è. Per capire meglio la situazione, vi spieghiamo come sono andate le cose e perché la Cina minaccia guerra agli USA.
USA e Cina: c’è il rischio di una terza Guerra Mondiale? Non sono rassicuranti le ultime dichiarazioni dei media cinesi sugli Stati Uniti: se Donald Trump bloccherà l’accesso della Cina alle isole del Mar cinese meridionale dovrà prepararsi ad un conflitto armato.
La risposta arriva dopo una dichiarazione di Rex Tillerson durante una seduta del Senato che ha detto che l’accesso a quelle isole non sarà più concesso alla Cina quando Trump si insedierà.
Tillerson non ha spiegato come gli USA hanno intenzione di tradurre in fatti le sue dichiarazioni e neppure se lo faranno concretamente, ma tanto è bastato ad indispettire i media cinesi che non hanno perso tempo a rispondere per le rime al futuro segretario di Stato di Donald Trump.
La stampa cinese, dunque, fa sapere che a meno che gli USA non vogliano creare una guerra su larga scala nel Mar cinese meridionale, ogni altro approccio volto a precludere l’accesso della Cina a quelle isole non avrebbe senso.
Nonostante i toni accesi dei media, la risposta di
Lu Kang,
portavoce del ministero degli Esteri cinese, è stata più moderata, assicurando che i rapporti fra i USA e Cina si fondano “
non-scontro, non-conflitto, mutuo beneficio e cooperazione vantaggiosa per tutti”.
In ogni caso, gli esperti rassicurano sul fatto che il blocco dell’accesso alle isole sarebbe difficile da tradurre in realtà perché comporta un importante impiego di forze militari.
I rapporti fra Cina e Usa restano, però, fortemente tesi, soprattutto dopo che
Donald Trump ha ricevuto la telefonata di Taiwan, considerata una provincia ribelle dal governo cinese e riaprendo i rapporti con l’isola, ufficialmente interrotti dal 1979.
I vertici cinesi, a seguito della vicenda, si sono detti preoccupati della politica estera del neo presidente eletto Donald Trump nei loro confronti, anche perché con le sue dichiarazioni Trump si è sempre dimostrato molto ostile nei confronti della Cina.
In generale, l’approccio di Trump alla politica estera non è molto rassicurante, anche alla luce del
rapporto controverso con la Russia e delle vicende relative all’
attacco hacker russo ai danni degli USA.
Non è facile, dunque, star dietro al presidente neo eletto Donald Trump, che sembra aver innescato già molte polemiche, compresa quella sui
servizi segreti americani e che promette di offrire un mandato ricco di clamori e situazioni non proprio semplici da risolvere.
USA: la questione delle isole contese dalla Cina Le isole del Mar cinese meridionale sulle quali si è espresso Tillerson si collocano all’interno di una controversa e difficile problematica politica. Esse, infatti, sono da anni contese fra Cina, Filippine, Malesia, Taiwan, Brunei e Vietnam.
A luglio del 2016, infatti, la corte arbitrale dell’
Aia si è espresso contro le rivendicazioni territoriali della Cina nei confronti di quella parte di mare.
La corte ha stabilito, infatti, che la Cina ha violato i diritti di sovranità territoriale delle Filippine, costruendo isole artificiali e fortificazioni in quella parte di mare.
La Cina ha affermato più volte che non avrebbe riconosciuto il verdetto del tribunale e ha continuato ad agire indisturbata nel Mar cinese meridionale.
Il presidente uscente
Barack Obama ha sempre condotto una politica neutrale sulla questione, pur facendo transitare navi della Marina Militare a largo delle varie isole costruite dalla Cina.
La Cina, però, ritiene che in questo modo gli USA abbiano militarizzato la zona inasprendo le tensioni.
E la situazione non è certo migliorata con la vittoria delle elezioni presidenziali di Donald Trump, visto che il neo presidente eletto è stato sempre molto duro nelle sue dichiarazioni contro la Cina.