Fino ad oggi il termine tassa è in gran parte largamente legato al concetto di reddito. Più guadagni più paghi in valore assoluto, secondo una percentuale che può essere fissa o variabile in base al guadagno stesso.
In questa concezione la tassa è quindi il contributo che il cittadino dà allo Stato come offerta alla collettività. Guadagno tot quindi è giusto che dia l'X% di tot alla comunità per mantenere i servizi pubblici.
Essendo però una sorta di "offerta volontaria" se una persona ha un reddito molto basso, non ha reddito, o addirittura sceglie lui stesso di non avere reddito perchè vuole fare la vita da eremita, a rimetterci è la collettività intera perchè incasserà meno "offerte" (tasse) da tali soggetti. E se paradossalmente tutti scegliessero di non guadagnare, scelta che in teoria è pianamente condivisibile, la collettività andrebbe fallita.
Senza poi parlare dell'evasione che tale concezione di tassa porta con se.
Ora stavo però pensando ad una nuova concezione di tassa: la tassa d'imposizione che risolverebbe i sovra citati problemi. Premetto, so benissimo che è incostituzionale ma è sull'utopistico concetto che voglio ragionare.
La tassa d'imposizione sarebbe una quota fissa annua che il cittadino deve inderogabilmente pagare per non ricorrere a sanzioni, imprigionamento o perdita dei diritti civili.
Cioè Io Stato dico: tu cittadino mi devi X euro all'anno (cifra uguale per tutti). Se ce li hai bene, altrimenti ti arrangi e cerchi di trovarli (legalmente si intende). Se non puoi pagare tale cifra vengono meno i tuoi diritti civili e ad esempio tramite lavori forzati ripaghi la collettività dei soldi che non gli hai saputo dare.
In questo modo l'evasione si sconfigge al 100%. Resta solo da quantificare la cifra X uguale per ogni cittadino