Ho finito Il Passeggero e mi appresto a cominciare Stella Maris
Alcune considerazioni:
- È un libro ostico. Parla di cose difficili (matematica e fisica), tecnicissime (immersioni subacque, motori, etc.) e dolorose (separazione, malattia mentale, perdite).
- È un libro che richiede un lungo tempo di elaborazione e molteplici riletture per penetrare nei suoi strati meno accessibili. Pur non avendo le idee chiarissime, sospetto che il cuore del libro sia nel rapporto tra realtà e descrizioni del reale (tramite il linguaggio, ma soprattutto tramite il formalismo matematico)
- Non lo consiglio a chi cerca il conforto di una trama. Non la troverete, non c'è. Gli abbozzi di "plot" (addirittura di racconto thriller) sono messi lì in bella mostra nelle pagine iniziali solo per essere gettati via con il prosieguo del libro, che va avanti piuttosto per associazioni (a un certo punto di parla delle vicende private di Rosemary Kennedy e scatta una lunga digressione sull'omicidio di JFK... Anche se ora, scrivendo, mi sembra che anche lì si vada a parare sulla relazione turbolenta tra padre - fratelli/sorelle...)
- Ci sono alcuni fra i dialoghi e i personaggi migliori di McCarthy: menzione d'onore al mitico "Long" John Sheddan (che a quanto pare esiste o esisteva davvero ed era un grande amico del nostro ) e alla splendida trans Debussy Fields
- Alcune parti mi sono sembrate noiose e poco riuscite (le lunghe sciarade del Kid e dei sodali nelle allucinazioni di Alice)
- La scrittura è come sempre incredibile. Varrebbe la pena fare lo sforzo di affrontare il libro in originale (leggevo un'analisi dell'incipit sul NYT, in cui si notava la precisione lessicale nella scelta di un termine desueto, "stogged", che indica l'azione di conficcare qualcosa nella terra fangosa o innevata)