Sondaggio, tempi narrativi e punti di vista

[Jack Carver]

Ciao a tutti. La domanda è banale: quali letture preferite?
In realtà non mi interessano autori e generi, per quello che sto indagando sono concetti molto relativi. Voglio sapere quali esperienze di lettura prediligete. Quali storie vi affascinano di più già in partenza, quando non sapete nulla della trama e del suo autore, ma l’attacco vi ha conquistati. O anche solo destato il vostro interesse spingendovi a continuare la lettura.
In particolare vorrei la vostra opinione su:
- punto di vista multiplo (vedi Martin ed epigoni vari, che intitolano ogni capitolo con il nome di un personaggio) oppure unico.
- voce narrante e tempo verbale della narrazione.
Potreste pensare siano cose che non fanno differenza, ma sono convinto che esista anche una zona di comfort per il lettore che vada al di là di autore e genere, e riguardi proprio il modo in cui siamo disposti a seguire le vicende narrate.
A voi, e buon anno a tutti!

[Ataru Moroboshi]

Domanda interessante.
Di solito preferisco il narratore onniscente, ma non disdegno i libri raccontati da uno dei personaggi. I punti di vista multipli non mi fanno impazzire, perchè di solito la storia è molto frammentata. Il Trono di spade alla fine l'ho mollato pure per questo: troppi personaggi e troppi salti da uno all'altro. Invece la Trilogia della Prima legge di Abercrombie, di cui ho appena finito il secondo capitolo, mi sta appassionando. Ci sono diversi punti di vista, con personaggi che non si incrociano mai per tutto il romanzo, ma essendo in numero minore mi sta prendendo molto di più.
Preferisco quando viene utilizzato il passato remoto, mentre l'uso del presente non mi entusiasma.
In ogni caso genere e autore hanno sempre un grande peso nelle mie scelte. Se devo prescindere da questi due elementi e inoltrarmi in terra incognita, mi baso sulla prima cosa che mi colpisce: la premessa narrativa, di solito, ma può anche trattarsi del periodo storico in cui è ambientata la storia o, a volte, la copertina.

[bado]

Io amo molto la scrittura in prima persona.
E anche quando il romanzo è in terza persona, non mi dispiace che la voce narrante sia meno atona e istituzionale possibile, anzi è meglio se è in qualche modo "umanizzata" e strizza l'occhio al lettore (ad esempio "Ciccio Pasticcio chiuse la porta alle sue spalle e finalmente rilassò i muscoli, consapevole di essere finalmente al sicuro. Non poteva sapere quanto si stesse sbagliando.")

Il punto di vista multiplo in generale non mi dispiace, a patto che sia funzionale alla trama e non un virtuosismo di scrittura.

Il tempo verbale migliore penso sia di gran lunga il passato remoto.
Il presente è sicuramente più incisivo, ma personalmente lo trovo piacevole al massimo in un racconto non troppo lungo.