Premessa, non so piu' quale e' il topic adatto (Economia, Governo X, Crisi Globale), spostate pure se possibile. Sul vecchio forum c'era la sezione lavoro che ogni tanto (poco) raccoglieva spunti, aggiornamenti e consigli degli utenti.

Complice aver sentito un amico in una situazione stabile ma non felice, mi e' capitato di leggere questo articolo sul Corriere: Dai tecnici specializzati agli addetti al turismo. Quando il lavoro c’è, mancano i profili giusti

La parte che mi ha dato da pensare e' la seguente, piu' o meno a meta' pagina:
Le cause del disallineamento? Una miscela che potremmo sintetizzare così: pochi candidati con formazione adeguata, molti senza nemmeno le competenze di base necessarie e, ancora, tanti aspiranti con caratteristiche personali giudicate poco adatte alle mansioni richieste. Spesso poi le professionalità richieste ci sono ma in una regione distante. Se dai profili si passa alle singole abilità quella maggiormente richiesta è «la flessibilità» (termine quanto mai ampio) seguita dalla capacità di lavorare in gruppo e dall’autonomia. Ma allora è legittimo avanzare il dubbio che gli imprenditori non trovino «le persone giuste» più che i profili giusti? Ovvero non trovino giovani disponibili a cambiare mansione, ai turni, a coprire il sabato o la domenica se necessari e che si accontentino di una paga sotto i mille euro.
Le cose che mi son venute in mente sono state:
  1. Perche' invece di usare fondi per tenere i corsi, non si crea una "borsa formazione" alla quale l'impresa ha accesso per formare il dipendente che ha assunto, durante il suo periodo di inserimento (induction?)?
  2. Ci saranno mille personalizzazioni sotto lo stesso profilo, quindi trovo impossibile che un titolo di studio sia specifico per quell'impresa. Perche' si continua a puntare il dito sulla parte educativa, con il rischio di scindere ancora di piu' i percorsi educativi.
  3. Perche' la famosa esperienza deve essere in quantita' pari al periodo di studi (mai letto di almeno 1 anno di esperienza in un ruolo, e qui nei lavori a livello base/junior e' piu' che sufficiente, tanto poi si progredisce in azienda)
  4. Come si puo' ritenere accettabile una paga sotto i mille euro come stipendio di ingresso?



Posto che secondo me, senza considerare l'eta' di partenza, la giusta maturazione del carattere per lavorare la si ottiene dopo almeno un annetto di lavoro iniziando con la giusta umilta', l'esperienza la si ottiene solo facendo, quindi se uno non viene assunto come cavolo la ottiene?
Corsi di formazione, internship, stage o simile difficilmente contano come esperienza se dietro non c'e' una struttura aziendale che gia' forma il dipendente al suo interno. La formazione in se dubito abbia poi lo stesso stato dell'arte richiesto in azienda, dato che i costi per aggiornare le strutture/macchinari/formatori non si coprono con i soli iscritti al corso, motivo per il quale solitamente si vedono bandi e corsi piu' sul sapere che sul fare e anche qui a quanto ricordo difficilmente si vedeva un corso sovvenzionato per avere certificazioni industriali che normalmente costano almeno un millino a studente, esame escluso. Tralascio poi il business dietro alle aziende di formazione/consulenza e ai bandi (avuto esperienza con colelgate di CL).

Se tizio domani vuole/deve cambiare lavoro, come fa a reinventarsi, complice anche la discrimante dell'eta'?
Anche la formazione continua in eta' adulta sembra non avere successo, quanti vorrebbero proseguire/migliorare il proprio bagaglio culturale per accedere a una migliore occupazione o potersi riqualificare? Eppure se le aziende chiudono o alcuni settori entrano in crisi, questo e' l'unico modo per ritornare nel mondo del lavoro e sarebbe anche una risposta all'automazione.
Posto che fondi legati alla formazione gia' ci sono, compreso se non ricordo male una quota prelevata dalla busta paga (e' passato quasi un decennio, non ricordo bene, in Lombardia credo fosse legato alla quota regionale), spingere l'azienda alla formazione del dipendente con una contribuzione diretta per sostenere le spese andrebbe al vantaggio di entrambe le parti:
  • azienda ottiene un lavoratore qualificato a costi ridotti, con le specifiche desiderate
  • lavoratore ottiene un lavoro stabile, meglio retribuito (dopotutto e' specializzato) e rimarra' attaccato al suo posto di lavoro
  • Stato/Europa risparmia sugli sprechi della formazione fittizia


Concludo con lo stipendio di ingresso a meno di mille euro per un lavoro di 40/ore a settimana, che non invogliera' mai nessuno a essere flessibile, sostenere/aver sostenuto formazione o che nel caso di cambio di carriera e' troppo penalizzante per chi ha gia' esperienza in un lavoro differente.
E' vero che "piuttosto e' sempre meglio di niente", ma credo che chiunque abbia un diploma tecnico possa ambire a una retribuzione che lo porti a pagarsi l'affitto di un monolocale/condividere un appartamento (dipende anche dall'eta') e le spese di trasporto, per spingerlo fuori di casa e metterlo in necessita' di adeguarsi al mercato del lavoro.
Pagare sotto i mille euro lordi significa andare a galla con la soglia di poverta' assoluta secondo i dati Istat sul 2013, i piu' recenti che ho trovato, sul Sole24 trovate un tool piu' amichevole e un articolo al riguardo.

Tipo dato soglia mensile di povertà assoluta
Misura valori medi
Tipologia familiare 1 comp. 18-59
Seleziona periodo 2013
Ampiezza del comune area metropolitana grandi comuni piccoli comuni
Territorio
Nord 820.19 781.22 736.20
Centro 798.76 756.93 708.62
Mezzogiorno 602.81 582.21 546.36


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