
Originariamente Scritto da
sacramen
Mi sono fatto spiegare la faccenda da un ingegnere che ci segue per varie certificazioni sui nostri prodotti e segue anche le 4.0...
Di per sè non c'è niente di trascendentale, acquisti il macchinario/strumento, fai tutto quello che serve per la 4.0 e chiedi l'incentivo.
Ora, per investimenti OLTRE i 500k euro hai bisogno di un certificato da parte di un ente esterno che dichiari corrisponda ai requisiti (ce ne sono 7 in totale ma ne devono essere soddisfatti almeno 5); SOTTO i 500k euro basta un'autocertificazione.
Il problema è che uno dei requisiti consiste nella continuità di utilizzo in ottica 4.0 ed è qui che casca il palco... Molti, ed intendo TANTI, hanno messo a 4.0 anche strumenti di misura, basta fosse collegabile ad un PC. Però uno strumento lo tieni collegato al PC se stai in laboratorio e non in officina. Di conseguenza tu non puoi dimostrare che il bene a 4.0 lo sfrutti secondo la norma di continuo anzi, dai l'idea di aver imbastito un sistema solo per aver l'incentivo.
Io ho acquistato una macchina e per renderla 4.0 devo avere la macchina collegata ad un pc e monitorata di continuo. Ma questo monitoraggio devo dimostrare di utilizzarlo e non far vedere che la macchina è semplicemente collegata...
Risultato? Hai vinto una bella multa per evasione fiscale in quanto hai ottenuto un beneficio dallo stato ma fuori dai requisiti quindi devi restituire l'importo dell'incentivo, sanzioni aggiuntive + vai in penale.
Il punto però è che se tu ti fai fare la certificazione esterna (e non intendo il certificato rilasciato dal produttore che dichiara la possibilità di metterlo in 4.0 ma quella di un ente terzo) le sanzioni e penale andrebbero all'ente certificatore (quindi depennate) mentre a te rimane solo da rimborsare l'incentivo.
Bene, indovina quanti hanno speso dai 2000 ai 3500 euro per una certificazione esterna per un investimento di anche soli 10000 euro (ma anche di 200k)? E questi devono oliare per bene gli orifizi...