L’Europa tedesca, incubo americano
http://www.limesonline.com/wp-conten...rmania_517.jpg
8/06/2017
...
Lo scontro cronico fra Stati Uniti e Germania vive una fase
acuta. Il divario di potenza resta enorme a favore di Washington. Ma
si sta riducendo, per almeno tre motivi.
Anzitutto, la crescente ingovernabilità del pianeta, che dopo la
fne della guerra fredda stringe la corazzata americana fra la Cariddi
della sovraesposizione geopolitico-militare e la Scilla del nazionalismo
mercantilista, oggi apparentemente prevalente. Con relativa
delegittimazione delle alleanze e inclinazione al negoziato bilaterale
permanente. Nell’illusione che la somma di duecento rapporti di coppia
sbilanciati a suo favore in luogo di una rete di alleanze di cui è
naturalmente leader renda l’America di nuovo grande, quando invece
ne mina la credibilità, capitale fondativo di ogni potenza.
Poi, la furibonda contesa fra poteri americani, aggravata dal solipsismo
di Trump, che potrebbe sfociare nello psicodramma dell’impeachment
mentre già offusca soft power e coerenza strategica
dell’America.
Infne, la volontà di emancipazione della Germania, che considera
gli Stati Uniti primattore declinante, irresponsabile come il suo presidente.
E tratteggia un orizzonte geopolitico che individua la priorità
nazionale nella costruzione di un’Europa tedesca garantita da una
Germania europea – profli apparentemente opposti, di fatto complementari
– non più vincolata a Washington. Ne consegue il congedo
dalla Westbindung, il vincolo occidentale che, rovesciando oltre un secolo
di storia tedesca, da Tauroggen al patto Molotov-Ribbentrop, aveva
agganciato la Germania agli Usa come un pianeta al suo sole.
A profttare della crisi transatlantica dovrebbero essere, giusti i
manuali di scienza politica, le grandi potenze antioccidentali, Cina
e Russia. Perché il loro spazio di manovra fra le sponde divaricate
dell’Atlantico aumenta di molto. Nel mondo reale, è probabile che
Pechino e Mosca possano ricavarne qualche incasso tattico. Le fragilità
dei due colossi escludono però una loro egemonia, anche nel forzoso
proflo di coppia che oggi intendono ostentare.
La disgregazione dell’Occidente non serve l’America né tantomeno
gli europei. Gli Stati Uniti non possono rinunciare all’impero in
nome della nazione, perché perderebbero l’uno e l’altra (carta a colori
2). L’Europa è al meglio vaga categoria dello spirito, non cartografabile
dunque inesistente. Dalla mischia fra culture e interessi europei
potrà forse emergere un giorno, accanto a svariate mini-costellazioni
veterocontinentali, una Piccola Europa confederata, di tono
tedesco. Operazione neobismarckiana paragonabile a quella che
portò nel 1871 al battesimo di una Piccola Germania, peraltro imperiale.
Dall’Euramerica alla Geuropa, Kerneuropa a tutto tondo (carte
a colori 3 e 4).
E l’Italia? Fra la vita e la morte non sceglieremo l’America. Perché
il protezionismo a stelle e strisce, se attuato, minaccerebbe il libero
accesso ai mercati, nostro sacro precetto. Forse opteremo per Geuropa,
causa prossimità e consuetudine plurisecolare. Probabilmente
non sceglieremo affatto, perché amiamo essere scelti.