95 minuti di applausi.Ciò che io sostengo si compendia in:
1. attenzione a varare ed approvare strumenti repressivi di dubbia portata etica e costituzionale, anche se limitati a determinati casi, perché ciascun strumento repressivo tende naturaliter a veder espandersi il suo campo di applicazione, anche dove l'analogia sarebbe vietata (vedasi il caso delle intercettazioni telefoniche, che da mezzo di ricerca della prova di un reato, di cui si sia già a conoscenza, sono diventate nell'uso comune il mezzo di ricerca del reato);
2. la legge non deve garantire l'onestà dell'umanità; deve invece garantire la società e la concordia fra i cittadini; la legge punisce i colpevoli, non i disonesti potenziali; e provocare una persona al delitto significa punire un disonesto potenziale, perché si creano artatamente le condizioni che fanno scattare la sanzione penale; questo può anche andare in determinati limitatissimi casi giustificati dalla gravità della situazione di fatto o delle conseguenze del reato (non è il caso dei reati contro la PA, considerato che l'integrità dello stato e la tutela dei minori, ad esempio, sono, secondo me, beni superiori all'imparzialità della PA), ma la provocazione al delitto non deve, a mio parere, diventare (anche per quanto detto sopra) strumento di generale uso da parte di chi si occupa di giustizia; date strumenti di questa pervasività a degli uomini e, magari per un senso proprio di giustizia, magari per altri motivi, finiranno per abusarne; la legge punisce i fatti, non le intenzioni e così deve restare.
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