Tocca pure a me, perché tocca a tutti. È necessario. Perché ogni anno potrò rileggere quello che provavo in questo momento e non far sbiadire il sentimento troppo in fretta.
Immagino cosa possano pensare tutti quelli che, non pervasi dal furore sportivo, in questi giorni stanno leggendo parole e parole lacrimevoli spese per un tizio che gioca a calcio. È complesso farlo capire, ci provo spesso. La passione sportiva non è una piccola cosa, è cosa articolata, mescola infanzia, ricordi, legàmi, gioie, amici, dolore. È il rapporto con i papà, è tutte le volte che hai abbracciato di gioia quell'amico che ora non puoi abbracciare più così spesso, è quando la tua ragazza dei sedici anni ti ha lasciato ma poi la sera sei andato allo stadio e tutti ti offrivano Borghetti, è quando eri lontano da casa da tanto tempo ma poi una volta a settimana c'era la partita e ti sentivi vicino a tutti, è gli occhi di bambino che guardano l'idolo e poi il giorno dopo provavi a replicare quelle gesta sull'asfalto. È anche tanto altro di più e per questo, chi non ama lo sport, non dovrebbe sminuire se stesso sminuendo chi questo furore si fregia di possederlo.
Quel tizio che gioca a pallone e che oggi smetterà di farlo è l'unico legame rimasto con tutti quei momenti vissuti. Venticinque anni di vita passati con un unica certezza: una o due volte a settimana avrei visto quel corpo, quella faccia, quel piede, ogni fibra di quel corpo, quell'intelligenza applicata superiore, quella padronanza innata e intuitiva della fisica, quella maglia con quel numero e quella scritta sopra: T O T T I. La prima volta che lui mise piede in campo io avevo nemmeno nove anni. Oggi ne ho quasi trentatré. La mia vita ha camminato parallela alla sua, anche se lui non lo sa. Ma il rapporto con un semidio è questo da sempre, lui è parte della tua vita anche se non lo sa.
Tutto quello che ho vissuto dal 1993 a oggi sarà molto meno nitido. È come qualcuno che ti dice: "Bene, ora ogni legame con quel passato è finito". Cicerone ne "L'amicizia" sosteneva che la sofferenza per la scomparsa di un amico è un atto egoistico perché non si soffre per la sua dipartita, in quanto lui smette di esistere e di soffrire, ma si soffre perché non si potrà più godere della sua piacevole compagnia. Oggi succede questo: tutti quelli gonfi di quel furore specifico stanno facendo i conti con loro stessi. Stanno ripassando a ritroso venticinque anni di vita, legando i propri ricordi importanti a determinati momenti di quell'uomo enorme. E piangono, egoisticamente, perché non potranno più goderne.
Quando Francesco segnava al volo di sinistro da posizione impossibile a Marassi io ero in Repubblica Dominicana, in stanza da solo alle nove del mattino e urlai come uno scemo.
Quando prese il rigore in quel derby che era ancora ragazzino e poi Giannini lo sbagliò io ero a casa dei genitori del mio padrino di battesimo e prima esultai poi piansi.
Quando battè il rigore contro l'Australia io ero a lavorare su un'isola in mezzo al mediterraneo circondato da sconosciuti che ridevano con me.
Ogni volta che ha segnato io ho abbracciato mio padre o i miei amici e sono state le uniche volte in cui quell'abbraccio non ci ha fatto sentire a disagio.
Non lo so, sto cercando di essere il più patetico possibile perchè non credo che ci sarà mai più occasione di esserlo, almeno pubblicamente. Ma oggi finisce un'era, venticinque anni che dovrò raccontare per tutta la vita. Oggi è un giorno importante perché la domanda "Con chi l'hai vista l'ultima del capitano?" sarà ripetuta quanto "Dove stavi il giorno dell'attentanto alle Torri Gemelle?".
Questo momento è uno di quelli che ci ricorda che il tempo passa al di là della percezione che ne abbiamo e della nostra volontà, che tutto tende a finire e che ogni cosa bella dobbiamo tenere bene a mente che è bella e che ce la dobbiamo godere al massimo, chè poi finirà e ci resterà solo il ricordo del sentimento provato.
Oggi, io a 33 anni, diventiamo tutti adulti. Da domani il nostro mondo sarà molto diverso.
Grazie Francè, mi hai fatto stare bene più dei ricaptatori selettivi della serotonina. Spesso più del sesso. Ti devo molto. Ti voglio bene.