4.Commercio con l’estero
La globalizzazione ha imposto agli Stati la concorrenza al ribasso sui diritti del lavoro e dell’ambiente, oltre all’esplosione della disoccupazione e al diffondersi di prodotti di bassissima qualità. A pagare è stato in particolare il made in Italy. Per rilanciare una produzione sostenibile occorre quindi tornare a gestire il commercio nazionale in entrata (import) e in uscita (export), se necessario anche con misure radicali, come i dazi doganali e le quote di importazione. Misure che se usate selettivamente e con intelligenza hanno il merito di proteggere lavoratori e imprese italiane senza penalizzare le potenzialità commerciali di queste ultime sui mercati esteri. Né liberismo né autarchia, ma un giusto mezzo che tuteli e rilanci la qualità italiana nel mondo.
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Hanno partecipato alla votazione 12.302 iscritti che hanno espresso 12.302 preferenze.
Dettaglio delle preferenze:
- Sulla ricerca di un giusto equilibrio tra apertura del mercato (import/export) e tutela degli interessi sociali ed economici dei cittadini prevedendo, qualora fosse necessario, anche politiche di protezionismo economico e commerciale, quali dazi doganali e quote di importazione 10.208
- Sulla completa e rapida rimozione di tutte le barriere al commercio globale, come già avviene, sostenendo in modo incondizionato la logica dei trattati di libero scambio e le attuali politiche europee in materia di commercio. 1.212
- Su politiche di protezionismo totale e di chiusura radicali, puntando su produzione e consumo interno, sull'aumento o introduzione di dazi doganali, accettando però rischi quali l'aumento dei prezzi di alcuni beni, la penalizzazione delle esportazioni e la minore competitività della produzione italiana sul piano globale 882