... Analogamente, non conta quanto ci sia di vero e quanto di inventato in quello che ci raccontano sul cibo che stiamo mangiando, ma conta la sensazione di appagamento che ne traiamo. Se per ottenerla siamo disposti a rinunciare a un po’ di oggettività, credo che non ci sia niente di male.
Senza esagerare, però. Nel 2014 è stato condannato a dieci anni di carcere, oltre a risarcimenti per svariati milioni di dollari, il collezionista ed esperto di vini Rudy Kurniawan che per qualche anno aveva venduto a collezionisti e a ricconi di mezzo mondo (in particolare americani) vini di scarsissima qualità contenuti in bottiglie con etichette prestigiose delle migliori maison francesi. Bottiglie autentiche che andava a raccattare vuote nei ristoranti e alle quali molto spesso appiccicava etichette che lui stesso stampava, falsificando alla perfezione quelle di annate e cantine particolarmente pregiate. Ma il bello è che la sua truffa milionaria non è stata scoperta perché a qualcuno è venuto il dubbio che il vino che stava bevendo fosse vino in cartone e non uno Château Latour del ’56, ma perché il solito precisino si è accorto che un certo vino venduto da Kurniawan portava in etichetta un’annata nella quale in realtà non era stato prodotto. È chiaro che coloro che avevano comprato per diverse decine di migliaia di dollari una bottiglia di vino da supermercato provavano una certa ritrosia ad ammettere di essere stati gabbati, ma è pure chiaro che il sapore del vino è influenzato anche dall’etichetta applicata alla bottiglia.
Denominazione di origine inventata. A. Grandi
https://en.wikipedia.org/wiki/Rudy_Kurniawan