Originariamente Scritto da
MrBungle
Un gioco più unico che raro che non ha bisogno di presentazioni.
Sono riuscito a giocarlo solo dopo due anni dopo la sua uscita perchè sapevo che mi sarei trovato davanti qualcosa di impegnativo e destabilizzante. Finalmente questa estate ho avuto il tempo e la concentrazione per potermici dedicare.
Che dire? Difficile parlare dell'esperienza che è Death Stranding, un'opera che porta al limite il concetto di videogioco, complessa, intricata, difficile e che richiede non solo tempo e attenzione al player...ma anche che quest'ultimo stabilisca una "connessione" con i personaggi e il distorto mondo di gioco.
La sua complessità non è data dalla vastità della Lore e dei contenuti, come per esempio troviamo in un Dark Soul, ma proprio dalla profondità e della difficoltà dei concetti che caratterizzano il mondo e i personaggi. Ci troveremo ad affrontare una vera e proprio maratona, a volte lunga e faticosa, ma necessaria per scoprire la verità che riguarda noi, il nostro passato... non dimentichiamoci che tutto però è "connesso".
Il finale del gioco mi ha completamente sconvolto, mandando in pezzi tutte le idee e i presupposti che avevo sviluppato durante le mie 70 ore di gioco. Mi ha fatto provare sentimenti che non avevo mai provato con nessuna altra opera, non solo videoludica.
Il gameplay, unico e irripetibile, non è mai fine a se stesso, ma parte di un tentativo comunicativo di Kojima che le tenta tutte per farci entrare nella sua "spiaggia", dove forse si trova il vero cuore di DT che spesso si pensa di intravedere alla fine di cento consegne, ma sfugge dalle mani dei giocatori più attenti, come per quelli più sbrigativi.
In conclusione DT è' una esperienza fatta di speranza, tristezza, rassegnazione...un puzzle da ricostruire senza sapere cosa si andrà a formare alla fine.