il common law garantisce la tassativita' del diritto, il civil law garantisce il portafoglio degli avvocati
In genere, le tracce vengono elaborate muovendo da un caso giurisprudenziale piuttosto noto. Una recente sentenza a sezioni unite o un caso spinoso/famoso. Quindi si, in genere per il parere un'occhiata alla giurisprudenza la dai.
Nell'atto, invece, la giurisprudenza la devi trattare con le pinze. Perchè in quel caso ad essere valutata è soprattutto la tua capacità di argomentare e non è raro che ti si chieda di scrivere l'opposto di quanto dice la Cassazione.
domani te ne posto uno Stefansen, ce l'ho già pronto
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riassunto topic pirateria domestica:
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Il tuo approccio è corretto eh. Il fatto descritto da Orologio è una traccia per l'esame di abilitazione all'esercizio della professione forense. Trattandosi di un esame, però, il quesito viene elaborato muovendo da una nota sentenza. Quindi, atteso che il candidato può consultare la giurisprudenza ( almeno fino a poco tempo fa) la soluzione al tema è già pronta.
L'esame, poi, consta di tre prove. Due pareri ed un atto.
Nel parere devi immaginare che il cliente si rechi dal legale onde avere delucidazioni sulla propria posizione. Dunque, è un tema pro veritate, dove il candidato espone in modo obbiettivo sia le questioni di diritto che l'eventuale giurisprudenza, a prescindere dagli interessi del cliente.
Quando ti rechi presso un Avvocato, vorrai anche sapere quello che rischi, no?
La terza prova è, invece, un atto che il candidato redige dopo avere assunto la difesa del cliente. Si distingue dal parere, innanzitutto perchè non è un vero e proprio tema, ma deve contenere le formalità prescritte dalla legge.
La differenza sostanziale, però, è che nell'atto sei portatore di un particolare interesse che dovrai difendere. Non sarai imparziale, ma cercherai di persuadere il lettore, scrivendo anche l'opposto di quanto sancisca la cassazione.
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è un esempio di atto o stai sottoponendo un nuovo caso a j4s? comunque secondo me caterina si deve inculare (termine giuridico del bar). Se proprio ci deve rimettere qualcuno quel qualcuno è paolo con una parte di alimenti e caterina dovrebbe andarsene da qualche parte senza pesare su chi non centra nulla.
edit: rileggendo il quote di zhuge, ho scritto male, gli alimenti li deve pagare paolo, non giovanni. povero giovanni.
Ultima modifica di Ciome; 18-05-16 alle 16:10
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In nome del popolo di J4S, in virtù degli articoli bla bla bla........ e soprattutto della mie sporadiche conoscenze del Diritto Civile dichiara che:
la signora Caterina deve restituire l'appartamento al suo ex suocero Giovanni, in quanto il comodato d'uso prevede la restituzione del bene da parte del comodatario che in questo caso è Paolo, o al massimo sono sia Paolo che Caterina in quanto Caterina sposandosi Paolo (supposto regime di divisione dei beni) ha acquisito anche lei il comodato d'uso che in precedenza era solo di Paolo.
Altresì questa corte impone al coniuge Paolo di farsi carico delle spese di ricollocazione e di nuova dimora per la signora Caterina e i suoi due figli
PS: quella sopra è la mia sentenza che credo sia la più teoricamente corretta. Ma ipotizzando come ragionano i giudici non mi stupisco che abbiano fatto restare Caterina perchè siccome Paolo deve garantire le spese d'alloggio, e Paolo i soldi non ce li ha, allora alle spese di Paolo deve far fronte Giovanni che è il padre e quindi quella casa rimane a Caterina.
IO per evitare ciò ho comunque scritto la seconda parte della sentenza imponendo a Paolo di far fronte alle spese
no stefacoso, gli istuti di base non sono mai sufficienti nei pareri dato che questi ultimi vengono solitamente ad illustrare situazioni particolari sulle quali le Sez Unite hanno sempre espresso un parere (o almeno la Cassazione anche in composizione semplice) la soluzione è che in caso di prole, la madre puo' usufruire dell'appartamento, nonostante non sia del figlio ma del suocero (quindi un terzo), a meno che il suocero non dimostri che ha bisogno dell'appartamento. per bisogno si intende non necessariamente l'utilizzo della casa perchè altrimenti il suocero rimarrebbe in mezzo alla strada (situazione che presumibilmente non sussisterebbe nel caso in questione dal momento che si presume il suocero abbia gia' una propria abitazione) ma anche nel caso dimostri di avere bisogno della disponibilita' della stessa per arrotondare la pensione (vendendola o affittandola). in sostanza, a meno che i suoceri non siano molto benestani, la femmina deve alzare il culo, e anche velocemente brutta stronza opportunista
Ultima modifica di Biocane; 18-05-16 alle 13:26
Provo io! Dipende se il comodato è a tempo determinato fin dalla stipula (il tempo universitario) e poi non è stato rivisto il contratto, sennò se era a tempo indeterminato allo scopo di far abitare la coppia, al padre tocca sorbirsi l'ex moglie di suo figlio per sempre
Questo caso lo risolvi:
A) o perché sei un genio e applichi in via analogica l'art. 6 legge 392/78 nonché il principio del superiore interesse del minore alla stabilità famigliare;
B) o perché cass s.u. 20448/2014, che hai scovato sul 24ore e poi ti sei andato di corsa a leggere, considerato che sul codice commentato non la trovi l'anno stesso dell'esame (e al ministero potrebbero essere carogne quell'anno lì) perché trattasi di sentenza di fine settembre, quando ormai le addende ai codici commentati sono chiuse in redazione.
No
La moglie se ne sta dentro a sbafo fino a che non cessa la natura di casa famigliare dell'immobile, cioè fino a quando l'ultimo figlio non solo è divenuto maggiorenne, ma è divenuto pure economicamente autonomo; fatto salvo il caso di urgenza del comodante, come detto da biocane, che legittima la restituzione anticipata.
Il salto logico-giuridico della cassazione sta nel qualificare quello che veniva dichiarato come comodato senza determinazione di tempo (cd. precario) in un comodato di durata precisa, durata individuata nel permanere della natura di "casa famigliare" dell'immobile, cioè di immobile adibito alle esigenze di una famiglia.
E tenete conto che in Italia il giudice interpreta, non crea, la legge.
Ma se il comodante non fosse stato il nonno dei bambini ma solo un amico del comodatario, la famiglia sarebbe dovuta rimanere lì lo stesso per via della natura di "casa famigliare" dell'immobile?
Ma a questo punto con bambini a carico non dovrebbero mai nemmeno sfrattare gente che non paga l'affitto? E addirittura nemmeno cacciar via gente che occupa abusivamente uno stabile di proprietà se sussiste la natura di "casa famigliare"?