una cosa non esclude l'altra.
tutti i froci sono ignoranti? non credo.
tutti gli ignoranti sono froci? non credo.
DISCLAIMER: Questo post non invita a commettere reati ne tantomeno ad infrangere la legge (degli uomini o Divina). Quanto scritto può essere parzialmente o totalmente falso o frutto della fantasia (malata) dell'autore. L'autore non si assume responsabilità per quanto scritto, suggerito o sottointeso da questo post.
Sto realizzando anche dei video con quei personaggi lì
Valentina non aveva scelto il viaggio. Il viaggio aveva scelto lei.
Sembrava che quella locandina portata dal vento le volesse finire sotto i piedi, mentre camminava per via Trieste con il viso nascosto nella sciarpa e le lacrime agli occhi.
Non aveva mai capito perché Alberto non facesse l'amore con lei.
Dopo due anni di fidanzamento, una ragazza pensa tutto quello che può pensare se non si sente una donna.
E allora era tornata da sola, con il suo lavoro tra i tavoli del bar, con il suo gatto quasi cieco nel bilocale in centro, con l'orgoglio ferito ma la testa alta.
Perché non andare?
Soldi ne aveva messi da parte, anche tanti. Oltre a non fare l'amore, non si usciva neanche tanto, con Alberto. Stava tutta la sera a dipingere le sue statuine di guerrieri e mostriciattoli.
Magari, chissà, è la volta che mi trovo qualcuno che mi faccia veramente sentire come mi merito: bella, giovane.
Un campo di grano fertile battuto dal vento d'estate.
Quest'estate, si disse, conoscerò tante persone nuove. Vada come vada!
Il cappello del signor Lusetti recitava a gran voce parti cantate dei musical più recenti, brani di prosa delle pièces in cartellone e scene dei film in programmazione nelle sale.
Lusetti, che in quel periodo era spesso fuori per lavoro, aveva un figlio. Uno scheletrino pelle e ossa come molti adolescenti, che annaspando e sbuffando passava dalla camera da letto, in cui teneva tutti i suoi videogiochi, alla cucina, dove si preparava grandi tazze di caffellatte.
Il figlio del signor Lusetti aveva il vizio di dissezionare le giovani rane che entravano dalla finestra, per poi mangiarle.
Il figlio del signor Lusetti era attratto dal capello del padre. Lo rubava per poi portarlo con sé. Lo portava all’opera, al cinema e poi a mangiare quel ridicolo “fish & chips” nei baracchini lungo la strada.
Il figlio del signor Lusetti doveva assumere delle medicine. Aveva un’infermiera meschina dai capelli rossi che lo torturava e lo riempiva di telefonate dal Centro di Salute Mentale, se non si recava a effettuare l’iniezione; il suo unico amico, così, era quel cappello.
Il figlio di Lusetti piangeva e si disperava perché la mattina non aveva più erezioni spontanee e doveva passare delle mezz’ore a masturbarsi per cercare di farlo alzare, mentre il cappello cantava a gran voce e recitava lì di fianco a lui.
Namaste, si chiamava così il ragazzo, era ormai alla frutta. Ogni giorno, al pensiero delle vessazioni a opera dell’infermiera, voleva uccidersi. Solo il cappello lo teneva su di morale, con tutte quelle filastrocche e quelle recite cantate.
Un giorno Namaste decise di farla finita, prese un grosso coltello e se lo puntò alla gola. Tentò di spingere, ma il cappello – ohibò – cominciò a cantare e lo assordò a tal punto che perse la concentrazione e il coltello gli cadde di mano.
Il signor Lusetti rientrò in casa proprio in quel momento. Incurante della scena che gli si palesava davanti, con il figlio raggomitolato per terra, un coltello sporco di sangue a poca distanza da lui, e il cappello che recitava poesie melodrammatiche e si disperava e piangeva – persino lui! – , Lusetti si girò e se ne andò, voltando le spalle al figlio come aveva fatto sempre nei diciannove anni precedenti.
Fu allora che Namaste si alzò da terra e lo raggiunse nel corridoio; prima che il signor Lusetti se ne andasse gli urlò a gran voce che era un padre degenere e che mai, nella sua miserabile vita, aveva fatto qualcosa per lui, né in quel momento né prima d’allora.
– Vedi, figliolo – gli rispose il padre, – tu mi hai rubato il cappello; non sei forse tu un figlio degenere? Non sei forse tu la mela marcia che risiede in questa casa? Non sei forse tu che sei costretto a prendere tutte quelle medicine, mentre tuo padre è sano e deve sobbarcarsi una disperazione come te? Pensaci, prima di addossare tutte le colpe a me.
Così dicendo, uscì di casa. Vi avrebbe fatto ritorno solamente il mese successivo.
In quel mese il figlio si uccise.
Purtroppo non possiamo più sapere il sequel
Io ho giocato tanti giochi... io già me ne accorgo da questo: quando va in pausa. In genere i giochi che vann in pausa e sta scritt sol "continua" e "salva" fann cagar! (Vincenzo Monti, videorecensore)
Qui ho riutilizzato il primo personaggio
Perché ha i capezzoli ucraini?
Ah ho capito, vuoi aprire un onlyfans!
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