L'affluenza alle ultime "elezioni" in Iran è stata bassissima, soprattutto nella capitale
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le parole di Netanyahu sono da malato di mente
https://www.open.online/2024/04/15/i...mas-15-aprile/
un premier che parla come se fosse un autistico del forum che litiga con un autistico di Twitter
Ultima modifica di Frosinoneculone; 17-04-24 alle 09:01
Langone non delude
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This
Langone è tutto ciò che vorrei essere. Una prosa limpida, un pensiero folgorante.
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Ai cammelli esplosivi non hanno pensato?
DK
certo che la politica usa fa sembrare la nostra illuminata
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- in una società in cui ogni più piccolo diritto è perseguito, nessuno ha più diritti - Kungfucio
- sempre sano e ricco, mai povero e malato - kungfucio Vol.2
- meglio un osso oggi che due domani - Alì Baubau e i quaranta cagnoni
Rilancio il post di Cesare Stefanoni, che trovo il più informativo fra tutti quelli che ho letto relativi all'attacco missilistico contro Israele.
"L’Iran ha risposto all’attacco israeliano contro il proprio consolato a Damasco, con un massiccio attacco diretto al territorio israeliano. Questa è una notevole escalation. Nel caso gli israeliani rispondessero proporzionalmente, cioè con un massiccio attacco aereo o missilistico contro il territorio iraniano, si tratterebbe di una risposta sì proporzionale, ma probabilmente molto più pesante e distruttiva, in quanto i missili israeliani avrebbero ben maggiori possibilità di bucare la difesa aerea iraniana.
È probabile che la sproporzione tra i probabili effetti distruttivi di un attacco ritorsivo israeliano in grande stile, paragonati agli scarsi risultati di quello appena lanciato dall’Iran, stia frenando i leader israeliani e li induca a ponderare bene che tipo di ritorsione applicare. Qualsiasi bersaglio gli israeliani scegliessero, sarà difficile non coinvolgere pesantemente i civili.
Inoltre, di escalation in escalation, vi è il rischio di un ulteriore attacco iraniano, ancora più massiccio, in cui anche un solo 1-2% di missili a bersaglio, in un territorio ristretto come è Israele, potrebbe essere devastante. Soprattutto nel caso venga usata “L’arma mai usata prima”, cioè la Bomba.
Benché solo circa l’1% degli ordigni lanciati dall’Iran avesse colpito il bersaglio, si è generata una notevole preoccupazione. Tuttavia, è possibile che la difesa aerea israeliana avesse assegnato delle priorità di intercettazione, lasciando cadere al suolo i droni che erano diretti contro aree disabitate o comunque poco strategiche.
Iron Dome è progettato per questa funzione, essendo stato concepito in risposta alle nutrite salve di razzi palestinesi: inutile intercettare un missile o razzo, diretto contro un campo coltivato perché lanciato a casaccio: in presenza di un attacco di saturazione, la difesa aerea classifica i missili in attacco e ne calcola la traiettoria, decidendo in tempo reale quali ordigni meritino un’intercettazione. È andata così anche sabato, quando gli ultimi droni ad essere intercettati erano quelli diretti fuori bersaglio.
Molto diverso il caso di una intercettazione contro un attacco missilistico balistico, a cui probabilmente il leader iraniano alludeva quale futura probabile risposta ad una probabile ritorsione da parte israeliana. È questa la vera preoccupazione di Tel Aviv, non certo un misero 1% di droni o missili da crociera, caduto fuori bersaglio.
In Israele. l’intercettazione dei missili balistici attaccanti è devoluta ai sistemi antimissile Arrow II ed Arrow III, i cui missili antimissile sono in grado di effettuate intercettazioni nella stratosfera, cioè ad altezze di 15-50 km da terra, ed ai missili bi-stadio Stunner del sistema David’s Sling, che intervengono ad una quota inferiore, pari a circa 10-25 km, nella ultima fase della traiettoria balistica.
Il sistema Iron Dome invece, per la scarsa velocità, gittata ed economicità del suo missile monostadio Tamir (un piccolo ordigno da 3 mt e 90 kg) è decisamente fuori gioco nell’intercettazione antibalistica di ordigni che cadono a Mach 8, perché è concepito contro droni, razzi palestinesi, missili da crociera subsonici, entro un raggio di 50-70 km (, un’area che comunque è mezzo Israele).
I sistemi israeliani possono intercettare anche missili molto veloci (tipicamente, un missile balistico nel tratto discendente della sua traiettoria accelera fino a 6-8 Mach) e forse addirittura anche ordigni in grado di manovrare (cioè MARV, Maneuverable Reentry Vehicle) che sono l’ultimo stadio del missile balistico, attivabile per aggiustare la traiettoria nella fase discendente della parabola balistica, circa 20-100 km sopra il bersaglio, quindi per eludere l’intercettazione, migliorare la mira, oppure cambiare bersaglio. Di sicuro, gli Arrow israeliani sono progettati per distinguere le vere testa di rientro MIRV dai decoy che ormai son trasportati da tutti i missili balistici.
È molto dubbio che il missile Shahab-5 iraniano, se pure sia ormai operativo essendo in corso di sviluppo da tre decenni ormai, possa offrire prestazioni MARV. Probabilmente, la sua traiettoria è ben definita da accelerazione, alzo e azimut iniziali, ma potrebbe essere dotato di MIRV, Multiple independently targetable reentry vehicle, cioè uno stadio terminale che contenga dei veicoli di rientro indipendenti, ciascuno dei quali potrebbe essere una bomba nucleare oppure un decoy che si sgancia durante la discesa, e diverge dalla traiettoria della testata nucleare, in modo da fungere da esche per i missili Arrow II o III lanciati all’intercettazione.
Un nuovo attacco missilistico iraniano, più pesante del precedente, potrebbe includere alcuni di questi missili, armati con testate nucleari. È questa la vera preoccupazione di Israele: se anche una sola di queste testate riuscisse a passare, una superficie pari a un terzo o un quarto di Israele potrebbe finire nuclearizzata. In effetti, non si sa quante testate l’Iran abbia pronte, né si sa con certezza se questo missile Shahab-5 si operativo, ed in quali numeri. Per lo meno, si ritiene che sia un missile piuttosto tradizionale, basato su tecnologia sovietica e nord-Coreana.
È difficile distinguere la minaccia concreta dalla propaganda iraniana, ed è possibile che il ricorso a testate nucleari sia riservato ad un ulteriore livello di escalation, e non sia già preventivato dagli iraniani come immediata, prossima risposta ad un qualsiasi attacco israeliano.
Invece, la tecnologia israeliana nel campo nucleare (sia per i vettori sia per le testate) si dà ormai per consolidata. Dagli anni ’90 Israele dispone del missile balistico bi-stadio Jerico II, un MRBM (medium Range Ballistic Missile) capace di portare un carico da 1 ton fino a circa 2.000 km, e dal 2008 della sua evoluzione tri-stadio Jerico III, capace di una gittata stimata di 5-10.000 km, quindi un vero e proprio ICBM (intercontinental Ballistic Missile). Le informazioni su quest’ultimo sono molto scarse, e si pensa sia dotato di MIRV e che la sua gittata reale dipenda dal carico, cioè da quante testate e decoy debba portare.
E’ ormai certo che Israele sia riuscito a sviluppare testate termonucleari trasportabili (quindi basate sulla tecnologia Fission-Fusion-Fission al deuterato di Litio 6), di conseguenza possiede anche la tecnologia della bomba N al plutonio, attivato mediante implosione.
Anche i numeri sono nettamente a favore di Tel Aviv, che disporrebbe di un centinaio di vettori e di almeno altrettante testate di varia potenza. Non si sa invece cosa effettivamente abbia l’Iran nel proprio arsenale atomico, ma si ritiene che disponga di alcune bombe N all’uranio, con innesco cinetico, cioè di armi sostanzialmente di prima generazione. Non si sa se il numero di testate pronte consentirebbe un secondo colpo con più missili. Non bisogna trascurare poi la valenza d’attacco degli F.35 israeliani dotati di armi stand-off convenzionali o nucleari, i missili Delilah.
Ma il dubbio, ed il rischio di un colpo nucleare iraniano, stanno evidentemente consigliando prudenza a Tel Aviv. Indubbiamente, Israele conserverebbe una ridondante capacità di risposta nucleare anche dopo aver subito il primo attacco atomico iraniano. Questo grazie alla dispersione degli F.35, all’indurimento dei silos dei missili Jerico, al numero di questi vettori, indubbiamente elevato, ed alla presumibile scarsa mira dei vettori iraniani che pure riuscissero a passare le difese israeliane.
Ma la sindrome MAD (mutual assured destruction) ed i principi della deterrenza nucleare sono ormai ben noti, e tutto ciò consiglia prudenza, agli israeliani come pure agli iraniani, bellicosa propaganda a parte. Come disse De Gaulle a proposito della propria Force de Frappe: “Non si attacca volentieri la Francia, sapendo che le nostre forze strategiche potrebbero uccidere 80 milioni di russi. Anche se la ritorsione russa potrebbe uccidere 800 milioni di francesi, ammesso che esistano 800 milioni di francesi”.
Un’ultima considerazione: la reazione iraniana appare di tipo emotivo-propagandistico, cioè poco razionale nel contesto geo strategico corrente del Medio Oriente. Almeno, così appare secondo il metro di giudizio occidentale.
Infatti, l’attacco iraniano è stato di fatto contrastato anche dalle difese aeree di Giordania e Arabia Saudita, oltre che dall’America, almeno per la parte sensoriale (radar e satelliti) e di intelligence. Cioè, in una sola notte il fronte di sostegno a Israele, che prima era diviso e scoraggiato dalla guerra di Gaza, si è notevolmente compattato. I paesi arabi scelgono il meno peggio tra i nemici, cioè Israele, dimostrando avversione e timore verso l’Iran. Lo stesso vale per l’Europa: in una sola notte, le critiche verso Israele per la distruzione di Gaza sono di molto cadute.
Anche la sopravvivenza politica di Netanyahu, prima in bilico tra guerra ad oltranza e tregua con conseguente rischio di caduta del governo, adesso è largamente assicurata. almeno fin quando durerà la minaccia iraniana. E lui si sta già rivolgendo fronte a Nord, visto che ora Hamas a gaza sembra fortemente indebolita.
Una lezione tuttavia sembra essere recepita a Tel Aviv: a giudicare dalla spaccatura prodottasi nel gabinetto di Guerra Israeliano, circa i tempi e modi della ritorsione verso l’Iran, si direbbe che l’estrema destra dei “falchi” israeliani, quella che predicava la guerra ad oltranza verso i palestinesi tutti, e la totale e brutale occupazione dei territori nel West Bank, stia cominciando a capire che l’occupazione manu militari della Cisgiordania non valga un olocausto nucleare, e forse nemmeno la vittoria totale a Gaza valga tanto. Il rischiosissimo gioco della guerra ad oltranza, adesso, sembra non valere più la candela. Due popoli, due stati; la sola soluzione."
https://www.corriere.it/.../perche-l-iran-non-si-sente...
https://www.corriere.it/.../siti-nuc...yber-raid-cosi...
https://en.wikipedia.org/wiki/Shahab-5
https://www.corriere.it/.../perche-l-iran-non-si-sente...
https://www.trt.net.tr/.../ebrahim-r...attacco-contro...
https://nournews.ir/.../Foe%E2%80%99s-strategic-mistake...
https://nuke.fas.org/guide/iran/missile/shahab-5.htm
https://nuke.fas.org/guide/israel/nuke/index.html
Cesare Stefanoni
Bell'analisi
la mancata (finora) risposta israelinana non è per la sproporzione dei danni che frenerebbe il governo israeliano, è per le pressioni usa. fosse per netamiao e pe ril suo governo di estremisti avrebbero gia' fatto partire l'atomica
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