verso le 5 di mattina penso han bloccato pure All In :asd:
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Sì beh, potrebbe anche darsi, ma il casus belli sarebbe che i puzzoni dei centri sociali fanno casino e bloccano le stazioni? :rotfl:
Mi immagino la giorgia "Eh zì, me dispiace è na traggedia però qui stanno tutti i ggiorni a blocca' i treni, non ne potemo più, tocca che ve famo er culo"
Nah, sarebbe più
"Scusa zì, i puzzoni mi bloccano le stazioni, ti devo staccare i finanziamenti e dire in pubblico che sei stronzo sennò mi tirano giù dalla finestra"
"INCONCEPIBBILE, ANTISEMITI, MI COSTRINGETE A DICHIARARVI GUERRA LOOK AT WHAT YOU MAKE ME DO!!!!1!!1!!"
:asd:
Lmao la Meloni, la stessa che ha speso centiniaia di milioni per portare 13 bengalesi in crociera avanti e indietro fra Albania ed Italia e per costruire un rifugio per cani in Albania, mo dice che non vuole spendere una lira per rimpatriare tipo 60 italiani arrestati illegalmente
lmaoooooo
grazie a dio la politica estera non la fanno i portuali né la magistratura né i centri sociali
immagina far saltare per aria miliardi di commercio per fare un piacere alle opposizioni :rotfl:
Se paga per farsi tenere gente come Tommasi va benissimo
La cosa più bella è che sono stati arrestati per essere entrati illegalmente in Israele, ma sono stati fermati in acque internazionali quindi sono stati i soldati a portarli illegalmente in Israele. Ma questo sarebbe un problema solo per gli stati di diritto.
Se per qualche improbabilissima ragione qualche barca fosse riuscita effettivamente ad approdare cosa sarebbe successo?
Scaricavano gli aiuti e rimanevano lì come reporter di guerra?
Avevano accordi con i miliziani per proteggere le imbarcazioni?
Visto il delirio che si crea ogni giorno quando vengono distribuiti i viveri, le barche sarebbero state prese d'assalto tempo zero da migliaia di disperati affamati che avrebbero tentato la fuga via mare.
Ok che sapevano tutti perfettamente che non sarebbero mai sbarcati, ma, visto che il worst case scenario esiste sempre e dovrebbe essere preso in considerazione, sarei veramente curioso di sapere cosa avevano preventivato di fare nel caso di questa inverosimile probabilità (piangere forte e battere i piedi con i rispettivi governi per essere rimpatriati per via consolare attraverso qualche valico chiuso?)
ma i palestinesi come hanno commentato questa vicenda? :uhm: cosa dicono a gaza? :uhm: confidavano nell'aiuto della flottilla? aspettavano il cibo? sono d'accordo che è giusto scioperare in italia per i loro diritti? :uhm:
also, a quelli della flottilla non è giusto farli rimpatriare, bisognava dargli la possibilità di scegliere tra rimpatrio e essere portati a gaza a stare con i palestinesi, visto che ci tengono tanto :sisi: e chi non vuole rimanere va SEGNALATO perchè preferisce tornare a fare la bella vita dell'occidentale invece di stare ad aiutare la gente in difficoltà :sisi:
Non ironicamente, queste condizioni sono chiare a qualcuno, incluso Trump? Cioè restituzione degli ostaggi... poi? :bua:
Ah sì, i famosi MILIARDI di commercio che abbiamo con uno staterello più piccolo della lombardia e dell'austria :rotfl:
Come diceva qualcuno qualche pagina fa, se a comandare l'IDF ci fosse stato qualcuno di furbo, avrebbe fatto questo ragionamento e li avrebbe fatti passare. Ma vabbè il governo israeliano a furbizia non sta messo benissimo :asd:
https://www.ilpost.it/2025/09/29/pia...ump-netanyahu/
Però ai macellai più figli di puttana non piace molto perché gli toccherebbe smettere di ammazzare gente: https://www.ilpost.it/2025/10/02/gaz...vir-netanyahu/
Ah quindi suggerisci che oltre alla pirateria in acque internazionali stai anche pensando di giustificare il terrorismo in acque di altri territori, visto che Gaza avrebbe diritto alla sua costa?
Ti è già arrivata la letterina con i soldi di Bibi o queste scemenze le scrivi gratis? :asd:
- - - Aggiornato - - -
I mean, dati i precedenti a Boko Haram gli danno direttamente l'Air Force Renzi parcheggiato a Fiumicino da anni. :asd:
https://i.imgur.com/nJGlMOk.png
Le condizioni di Trump possono essere accettabili solo perchè, al momento, paiono l'unico modo in cui forse (*) può interrompersi il massacro e possono rientrare nella Striscia gli aiuti umanitari.
Anche se di fatto abbiamo la parte più forte che sta usando il massacro indiscriminato dei civili e l'arma della fame come leva di ricatto per ottenere l'accettazione delle condizioni dalla controparte: se accettate ci fermiamo, altrimenti "continueremo il lavoro".
Dove "il lavoro" di cui si sta parlando attualmente copre quasi tutti i punti necessari per parlare formalmente di genocidio.
Che ci starebbe pure, se a fare sto discorso fosse una dittatura di macellai centro africana, e non una democrazia alleata dell'occidente e spalleggiata dalla più grande democrazia del mondo
(*) Dico "forse" perchè il piano sostanzialmente prevede la liberazione immediata dell'unica cosa di valore che Hamas ha in mano, e poi tutta una serie di generici discorsi del tipo "Israele, che comunque continuerà ad avere la responsabilità della sicurezza sull'area, ritirerà man mano le sue truppe quando lo riterrà opportuno".
Quindi formalmente non c'è alcuna garanzia che dopo la liberazione degli ostaggi non si riprenda tutto da capo perchè "hamas non sta riconsegnando tutte tutte le armi, quindi boom".
Ah, sulla "legalità" dei fermi israeliani (Il Corriere)
https://scontent.fcia1-2.fna.fbcdn.n...yA&oe=68E4773B
https://roma.repubblica.it/cronaca/2...-P3-S1-T1-s367
persone di pace
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Ma quindi tutti i discorsi "Gli accordi si fanno in due" "Se non ti siedi intorno a un tavolo a parlare non potrà mai finire la guerra" "Qualcuno dovrà per forza rinunciare a qualcosa" "Bisogna mettere da parte l'orgoglio e guardare la realtà sul campo" valevano solo per l'Ucraina?
Domani da noi gli studenti scioperano non andando a scuola per protesta :sisi:
Ed è già il secondo sciopero di fila :uhm:
Ricordo ai miei tempi quando si facevano proteste che i prof mettevano verifiche o interrogazioni a tappeto quando rientravamo :bua:
https://uploads.tapatalk-cdn.com/202...0b95d1aed4.jpg
Blocchiamo tutto (così governano altri 20 anni).
Post come sempre equilibratissimo e chiaro di Orio Stirpe sul tema Flotilla e in generale sulla situazione politico-militare :sisi:
:sisi:Citazione:
Sciopero del 3 ottobre per Flotilla e Gaza: i sindacati confermano la protesta, per il Garante è «illegittimo». A rischio scuole, ospedali e trasporti: le fasce garantite
Perché il Garante ha dichiarato illegittimo lo sciopero
Secondo il Garante non sarebbe «conferente il richiamo dei sindacati proclamanti all’art. 2, comma 7, che prevede la possibilità di effettuare scioperi senza preavviso solo “nei casi di astensione dal lavoro in difesa dell’ordine costituzionale, o di protesta per gravi eventi lesivi dell’incolumità e della sicurezza dei lavoratori”». L’Autorità ha immediatamente contattato i sindacati, ricordando loro che «il mancato adeguamento comporta, tra l’altro, l’apertura di un procedimento di valutazione del comportamento».
https://www.open.online/2025/10/02/s...-chi-aderisce/
Alle amiche ebree e agli amici ebrei. Nel giorno di Yom Kippur voglio dire che non sono sole e soli in questo momento drammatico in cui la cultura democratica sta vivendo la sua disfatta, incapace di dire alcunché sui veleni antisemiti che si propagano senza contrasto
GAZA – PUNTINI SULLE “I”
Okay, provo a dire la mia sulla situazione a Gaza, all’indomani della conclusione della sceneggiata della Somud Flotilla e del piano di Trump. Non l’ho fatto prima soprattutto in quanto c’è ben poco di militare da analizzare da quando l’Iran è stato neutralizzato, e anche perché sono piuttosto disgustato dal comportamento di tutti gli attori di questa tragedia politica.
Di fatto, l’unico attore esterno in grado di fare qualcosa, a causa dell’influenza accumulata tanto su Israele che sui Paesi Arabi, era il POTUS: chiunque egli fosse. E anche lui poteva far valere la propria influenza solo dopo che gli attori principali avessero ottenuto il massimo possibile dalla situazione, giocando tutte le carte del mazzo fino a esaurirlo. Saggio quindi per Italia ed Europa restarne fuori ed evitare di esporre la propria irrilevanza.
Il “piano di pace” ovviamente è solo un progetto volto a far cessare il fuoco e a stabilizzare in qualche modo la situazione nella Striscia: non ha niente a che vedere con una pacificazione del conflitto israelo-palestinese, e men che meno del Medio Oriente. Insomma: è una soluzione provvisoria, e non potrebbe essere altro, visto che il conflitto non può essere risolto a meno che entrambi i contendenti accettino di risolverlo; cosa impossibile stante la radicalizzazione di larga parte delle popolazioni in gioco.
Però per cercare di capire la situazione e quindi le prospettive future occorre mettere in chiaro alcuni aspetti che molti sembrano ignorare, ma che condizionano entrambe le cose.
***
Innanzitutto, i contendenti. Israele ha da tempo una maggioranza politica che ha alterato l’originale natura laica dello Stato, privilegiando le istanze religiose più estreme per mantenere il potere, e rendendo di fatto impossibile un accordo con qualsiasi rappresentanza i palestinesi avessero potuto mettere insieme; Israele è una democrazia, seppure a rischio a causa delle componenti più estremiste del suo spettro politico, e finché non ritroverà una maggioranza politica disposta al dialogo – e quindi a rinunce inaccettabili per le componenti estremiste – un dialogo veramente orientato ad un effettivo piano di “Pace” non sarà possibile.
I Palestinesi, controparte generica ma imprescindibile per una trattativa, non hanno una rappresentanza riconosciuta e condivisa: esiste l’ANP in Cisgiordania e Hamas nella Striscia; le due organizzazioni hanno poco o nulla di democratico, sono poco o nulla affidabili, ma soprattutto sono nemiche una dell’altra. Non “avversari”, ma “nemici”. Nemici mortali. Questo per la diversa natura dei partiti politici che dominano le due organizzazioni: al-Fatah, padrone dell’ANC, è un partito laico, particolarmente prono alla corruzione e all’autoritarismo come la maggior parte dei partiti arabi, ma formalmente al potere grazie ad elezioni più o meno riconosciute come regolari. Hamas è un partito religioso, al potere in forza di una sola elezione dopo la quale ha annullato il processo elettorale e ha eliminato manu militari l’opposizione (rappresentata dalla stessa al-Fatah). Hamas è l’attore che ha dato il via all’attuale fase del conflitto israelo-palestinese.
Hamas non è semplicemente un “partito religioso”: è il franchise palestinese della Fratellanza Musulmana, che a sua volta costituisce il Partito Transnazionale rappresentazione politica del salafismo integralista arabo-maghrebino. In sostanza è una contraddizione in termini, in quanto l’integralismo salafita postula la superiorità della legge religiosa su quella civile, e quindi nega il processo democratico. Semplificando drasticamente, il programma politico dei Fratelli Musulmani consiste nel pervenire al potere sfruttando le regole democratiche per poterle poi abolire una volta che il potere sia stato raggiunto. In sostanza, instaurare la sharia senza ricorrere alla “Jihad”.
Se si capisce quanto sopra, si capisce anche come “trattare” con Hamas una “Pace” sia esercizio futile: tutt’al più si potrà trattare una tregua, in quanto il programma della fratellanza Musulmana è l’installazione della sharia su tutta la “Ummah”, cioè sulla totalità del popolo musulmano E DEI TERRITORI APPARTENENTI O APPARTENUTI ai musulmani, incluse Spagna e Sicilia, per non parlare della totalità della Palestina. Si capisce pertanto come tanto l’Occidente che Israele abbiano convenienza a trattare con l’ANC piuttosto che con Hamas.
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La fase attuale del conflitto di Gaza contrappone Israele (governato legittimamente da una maggioranza estremista aggrappata al potere) e i palestinesi di Gaza (governati illegittimamente da un partito religioso intransigente e integralista). Si tratta di un conflitto ormai da oltre un anno privo di dimensione militare: Hamas disponeva di una componente paramilitare fanatica, che però è stata letteralmente sterminata dalle IDF (Forze Armate) israeliane, ma ormai da molti mesi “combatte” a livello terroristico e non militare, nascondendosi e mimetizzandosi in una popolazione in parte passiva e in parte compiacente, facendo del suo meglio per esasperare i danni collaterali da parte delle truppe israeliane per ottenerne un ritorno politico.
Discernere la componente compiacente da quella passiva della popolazione di Gaza è praticamente impossibile. Ma di fatto l’avversario delle IDF non è più Hamas in quanto tale, e ovviamente non sono neppure i gazawi in quanto tali: è la componente compiacente della popolazione che sostiene ancora il partito politico di Hamas. Insomma: l’avversario è una componente della popolazione; non si può combattere militarmente una componente di popolazione, soprattutto se frammischiata ad un’altra che non si vuole combattere (quella passiva, che seppure in maniera approssimata è facile immaginare largamente maggioritaria).
A complicare ulteriormente le cose, è la natura delle IDF stesse. Israele ha dieci milioni circa di abitanti: essendo un Paese sostanzialmente in guerra da sempre, ha necessariamente un esercito numeroso, che inevitabilmente è basato sulla leva e sulla mobilitazione. Le IDF sono fra le Forze Armate più esperte e rodate del mondo, ma solo una loro minima componente è professionale come la intendiamo in Europa: lo Stato Maggiore, le Forze Speciali, l’Aeronautica, le varie componenti specialistiche, sono fra le migliori del mondo; le forze di sicurezza sono un misto di professionisti e di richiamati esperti; ma la massa delle truppe di terra dell’esercito sono soldati di leva richiamati, comandati a loro volta sul terreno da ufficiali di complemento non professionisti. Insomma: i soldati delle IDF in campo a Gaza sono sostanzialmente cittadini-soldati addestrati a combattere contro gli eserciti arabi, ma con un’esperienza molto limitata nella condotta di quelle operazioni sostanzialmente di polizia che andrebbero condotte a Gaza per controllare una popolazione magari riottosa ma disarmata. Peggio ancora, trattandosi di cittadini-soldati, molti fra di loro hanno idee politiche ben precise, che sovente sono quelle dei partiti estremisti sui quali il Governo attuale appoggia la sua traballante maggioranza. Soldati poco addestrati al compito e politicamente maldisposti verso la popolazione che devono controllare e nella quale si celano ancora molti terroristi, sono gli ingredienti classici per danni collaterali inaccettabili e perfino per crimini di guerra che le autorità israeliane non vogliono – e in larga misura non possono – contrastare.
Quella a Gaza non è una “guerra”: è una crisi umanitaria priva di soluzione militare, e che deve essere affrontata e risolta da politici che però hanno posizioni radicali intransigenti su base religiosa. Rimane quindi solo la soluzione diplomatica imposta da attori esterni e contrattata con quella delle parti in conflitto che ha la possibilità di cessare unilateralmente la violenza, e cioè Israele, a patto che questo riceva qualcosa in cambio.
Questo è possibile grazie al fatto che la Fratellanza Musulmana ha uno sponsor (in realtà ne ha due, ma non complichiamo ulteriormente le cose). Nemmeno un partito transnazionale su base religiosa può operare senza il sostegno economico di uno Stato. Lo Stato che da almeno trent’anni sponsorizza la Fratellanza è il Qatar. Le ragioni sono molteplici, ma semplifichiamo dicendo che la Fratellanza è lo strumento attraverso il quale il minuscolo Qatar può trattare alla pari con la potente Arabia Saudita ed evitare di esserne assorbito.
Israele non può “vincere” a Gaza se il suo vero avversario è una componente della popolazione stessa della Striscia; ma il suo Governo non può fermarsi senza poter vantare una “vittoria”, e questa ormai può essere rappresentata solo dalla liberazione degli ostaggi. Hamas non può liberare gli ostaggi senza perdere definitivamente rilevanza, e l’unico modo per costringerla a farlo è la pressione del suo sponsor. Quindi la vera pressione diplomatica è, era ed è sempre stata quella sul Qatar.
Ora, il piano di Trump in realtà è ben poco dissimile da quanto proposto in precedenza da Biden, ma questa volta ha l’approvazione di tutti gli Stati Arabi, Qatar compreso. Quindi tocca ammettere che qualcosa è cambiato con Trump. Cosa?
Fin qui ho semplicemente elencato fatti, ma qui cessano le mie certezze. La mia impressione però è che a cambiare l’atteggiamento del Qatar passando da una buona volontà di facciata ad una collaborazione attiva sia stato il bombardamento aereo della sua capitale da parte israeliana: bombardamento reso possibile non solo dall’autorizzazione americana, ma soprattutto dalla collaborazione attiva da parte degli altri Paesi Arabi che di fatto hanno concesso il sorvolo. Insomma: il Qatar è stato bullizzato.
Se è così, forse questa volta il bullismo in diplomazia ha avuto un risvolto positivo. Nel Medio Oriente purtroppo funziona ancora così.
ORIO GIORGIO STIRPE
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Spiaze, domani si lavora cari i miei fancazzisti rossi :snob: :fag:
(ese)
Also: https://x.com/ferdinandoiu/status/1973778811134283987
:fag: