Secondo i funzionari sanitari locali, la carenza di cibo tra le madri sta contribuendo a un aumento dei problemi di salute tra i bambini, mettendo ulteriormente a dura prova le strutture mediche e i servizi di emergenza della Striscia.
Mentre nel mondo si festeggiava la nascita di Gesù e si scartavano regali, in una tenda gelida vicino a Khan Yunis, nel sud di Gaza, la piccola Sila moriva di freddo, avvolta in un sudario bianco e stretta alla mamma che, con il poco latte del suo seno, cercava di calmare il pianto a dirotto della neonata. Arriva dal campo profughi di Al Mawasi, sulle dune affacciate al Mediterraneo, la storia più triste di questo Natale, un dramma purtroppo nient'affatto isolato nella Striscia, dove sempre meno bambini riescono a sopravvivere. Sila era nata solo da tre settimane e dopo l'ennesima notte sotto una tenda, riscaldata solo dai corpi dei genitori, "al mattino - ha racconta all'AP il padre Mahmoud al-Faseeh - era priva di sensi, come un pezzo di legno", il piccolo faccino e le labbra livide.
La sua tragica storia non è l'unica nel secondo inverno che Gaza vive sotto le bombe israeliane. Il primario di pediatria dell'ospedale Nasser ha raccontato che nei giorni scorsi "una bambina di tre giorni e un'altra di meno di un mese sono morte dopo il significativo calo delle temperature". Passare la notte dentro una tenda, poggiata sulla sabbia fredda, mentre fuori c'erano pochi gradi sopra lo zero è stato fatale per la piccola Sila proprio la notte tra il 24 e il 25. E oggi è arrivata la notizia di un quarto decesso.