Il rischio di una carestia
Gli aiuti per la Striscia di Gaza non sono ancora arrivati ai civili
Linkiesta
Israele ha annunciato la ripresa limitata delle consegne umanitarie. Ma nonostante i camion abbiano raggiunto il lato palestinese del valico di Kerem Shalom, secondo l’Onu finora non è stato distribuito alcun aiuto
Le Nazioni Unite hanno riferito che nessun aiuto è stato ancora distribuito nella Striscia di Gaza, nonostante i camion abbiano iniziato ad attraversare il confine dopo un blocco di undici settimane.
Israele ha annunciato la ripresa limitata delle consegne umanitarie e funzionari israeliani hanno dichiarato che martedì 20 maggio sono entrati a Gaza 93 camion carichi di aiuti, tra cui farina, alimenti per l’infanzia, attrezzature mediche e farmaci. Tuttavia, l’Onu ha dichiarato che, nonostante i camion abbiano raggiunto il lato palestinese del valico di Kerem Shalom, finora non è stato distribuito alcun aiuto.
Il portavoce dell’Onu, Stephane Dujarric, ha dichiarato che una squadra «ha atteso diverse ore» che Israele consentisse loro di accedere all’area, ma «purtroppo non sono riusciti a portare quelle forniture nel nostro magazzino».
La scorsa domenica Israele ha accettato di consentire l’ingresso di una «quantità minima di cibo» a Gaza, dove si rischia secondo molti esperti una carestia imminente.
Secondo le Nazioni Unite, sarebbero necessari 600 camion al giorno per iniziare ad affrontare la cronica crisi umanitaria di Gaza.
Il responsabile umanitario delle Nazioni Unite, Tom Fletcher, ha dichiarato alla Bbc che migliaia di bambini potrebbero morire a Gaza se Israele non acconsente immediatamente all’arrivo degli aiuti. Secondo Fletcher, «ci sono 14.000 bambini che moriranno nelle prossime 48 ore se non riusciremo a raggiungerli».
Nel frattempo, la pressione internazionale su Israele continua a crescere. L’Unione europea ha aperto, per la prima volta, alla revisione dell’accordo di associazione con Israele, trattato che prevede che i rapporti siano basati sul rispetto dei diritti umani: 17 Paesi su 27 hanno votato a favore, con Italia e Germania tra i contrari. Mentre il Regno Unito ha sospeso i negoziati per un nuovo accordo commerciale con Israele e annunciato sanzioni contro i coloni della Cisgiordania. Il primo ministro britannico Sir Keir Starmer ha definito la situazione «intollerabile».
Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, secondo quanto riferito da Axios, si sarebbe detto frustrato dalla prosecuzione della guerra e ha chiesto ai suoi collaboratori di fare pressione sul primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu perché ponga fine al conflitto.
Intanto, secondo informazioni dell’intelligence statunitense citate dalla Cnn, Israele starebbe preparando un attacco imminente contro strutture nucleari iraniane proprio nel momento in cui l’amministrazione Trump è alla ricerca di una svolta diplomatica con Teheran.