Poco meno di due mesi per l’evacuazione. Poi, al massimo entro il 7 ottobre andrà completato l’accerchiamento e l’intero centro abitato dovrà essere sotto controllo. Nelle scorse ore i vertici delle Israel Defense Forces hanno messo a punto il piano per la presa definitiva di Gaza City, sulla base della decisione adottata il 7 agosto dal governo Netanyahu. I primi ridotti contingenti, supportati dall’Aeronautica, operano già nel quartiere orientale di Zeitoun e nei prossimi giorni ulteriori forze di terra inizieranno a spostarsi verso le aree non ancora coperte. I programmi prevedono la mobilitazione di tutte e tre le principali divisioni regolari – la 98ª, la 36ª e la 162ª – e di diverse brigate di riservisti. Stando ai programmi che il capo di Stato maggiore Eyal Zamir presenterà domani al ministro della Difesa Israel Katz ci sarà bisogno di migliaia di soldati. Almeno 80 mila, secondo fonti militari consultate da Walla. Il problema è che l’esercito è a corto di uomini.
Tra le file delle Idf mancano, secondo diverse stime, tra i 10 mila e i 12 mila effettivi, di cui 7 mila truppe da combattimento. Appurate le difficoltà incontrate nell’arruolamento degli ultra-ortodossi a causa delle resistenze delle comunità e dei loro rappresentanti alla Knesset, la carenza spinge l’esercito a cercare di sfruttare ogni altra possibilità per rimpinguare le proprie file, fino a ricorrere a possibili appelli al sentimento patriottico degli ebrei della diaspora. Ieri mattina Galatz, radio ufficiale delle Idf, ha riferito che i vertici militari stanno valutando l’ipotesi di rivolgersi alle comunità ebraiche sparse per il mondo, a cominciare da quelle di Stati Uniti e Francia, e chiedere loro di incoraggiare l’arruolamento dei giovani stranieri, che mossi dall’amore per la terra d’origine dovrebbero farvi ritorno a svolgere il servizio militare.
Fossi un non ortodosso penso che farei un casino, cmq.