Carini-Khelif, l’esperto: “E’ una donna, le soglie di testosterone problema per lo sport"
L’endocrinologo Enrico Carmina: “I limiti attuali appena al di sotto di quelle degli uomini. Probabilmente la pugile algerina vive una situazione congenita"
Milano, 2 agosto 2024 – Bisogna abbassare il limite di testosterone consentito per le atlete". Commentando il caso olimpico della pugile Imane Khelif, è un messaggio chiaro quello lanciato da Enrico Carmina, specialista in Endocrinologia a Milano, esperto in diagnosi e terapia degli iperandrogenismi, dal 2007 al 2019 direttore della Società Scientifica Internazionale Androgen Excess and PCOS Society e già professore ordinario di Endocrinologia all’Univeristà di Palermo.
Il Cio ha detto che il livello di testosterone che presenta Khelif è inferiore a quello stabilito come limite. Che cosa ne pensa?
"È un limite irrazionale, fuori dal mondo. È un valore altissimo, vicino a quello dell’uomo. Ma bisogna considerare che la donna ha un valore normale molto inferiore a quello delle soglie fissate. In ambito sportivo non si può tenere come soglia un valore 4 o 5 volte superiore a quello del limite della donna. Sono valori subito al di sotto di quelli dell’uomo, ma lontanissimi da quelli della donna, anche da quelli patologici. Capirei l’idea di mettere un limite un po’ più alto del normale ma non uno così lontano".
Che ruolo ha il testosterone nella donna?
"L’ormone maschile è importante per la donna perché la donna forma estrogeno dalla conversione di un ormone androgeno che viene costruito nell’ovaio. Il problema è che la donna lo trasforma in estrogeno e riversa nel sangue la quota in eccesso. E tale eccesso va a costruire struttura muscolare. Una struttura che, una volta costruita, anche se si abbassa il livello non è che scompare, magari funziona di meno".
Per lei quale sarebbe un limite di testosterone razionale per l’accesso alle competizioni sportive femminili?
"Un limite inferiore ai valori che si trovano nelle donne in presenza di doping. Ad oggi è superiore".
Che idea si è fatto della condizione di Imane Khelif?
"L’idea che mi sono fatto, sulla base dei pochi elementi che ho, è che la pugile algerina abbia una malattia congenita. Probabilmente un iperandrogenismo surrenalico di quelli molto gravi che si esprimono già alla nascita. Si tratta di una patologia che dà dei livelli molto alti di testosterone".
Quali sono nello sport i vantaggi di un livello più elevato di testosterone?
"Il testosterone aiuta a costruire tessuto muscolare. Viene usato come doping perché aumenta la forza muscolare, la struttura del muscolo. Nel caso della pugile Khelif bisogna anche considerare che già la struttura muscolare importante derivante dalla sua condizione rappresenta una condizione di vantaggio anche a fronte di una successiva terapia volta ad abbassare il livello di testosterone".
Nell’atletica il limite era 5 nanomoli e la decisione di abbassarlo ha scatenato polemiche.
"Anche cinque è un limite molto alto per le donne. È giusto abbassare i limiti nello sport femminile perché bisogna considerare che soglie alte sono anche un retaggio del passato: fino a 15-20 anni fa per la misurazione si usavano dei metodi meno precisi che davano valori più alti".