Cara The Games Machine,
è da tanto, tanto tempo che ti leggo, dal numero con Weird Dreams in cover, da quando passai da un C64 a un’amatissima Amiga. Ho quindi qualche annetto o, meglio, centinaia di giochi finiti alle spalle – sui quali mi hai sempre informato in anteprima e poi consigliato in sede di recensione. Quindi, innanzitutto, Grazie di cuore.
E’ la primissima volta che ti scrivo, non ne ho mai sentito il bisogno, ma sento questa volta la necessità di dare un mio contributo rispetto al nuovo corso della rivista. Con tanti anni di fedeltà, spero un pochino di attenzione mi sia concessa.
Nel tempo è normale, è giusto che ci siano dei cambiamenti, anche degli stravolgimenti. Dettati dalle regole del mercato e dalle richieste, dai bisogni degli utenti finali. Il mio augurio è che i nuovi cambiamenti possano aver interpretato bene la maggioranza delle preferenze e che questo porti a un maggior gradimento e successo della rivista.
Purtroppo devo ammettere che, nelle sue evoluzioni, specialmente di contenuto, mi trovo sempre meno interessato alla mia amata TGM. Volevo condividere con voi della redazione, con i lettori, il mio punto di vista, se questo non fosse isolato e se potesse aiutare a migliorare. Poi, comprendo, la difficoltà massima è trovare la formula magica per mantenere, non perdere, gli attuali lettori e attrarne di nuovi o aumentarne la frequenza dei saltuari.
Per farvi capire le mie ragioni, e i bisogni, devo condividere come vivo io TGM:
- Compro TGM tutti i mesi, ma non ho fatto l’abbonamento perché sono pigro (e non mi fido del postino!
- Sfoglio, leggo la rivista: 10% a letto o in poltrona e 90% in bagno (siamo sinceri, no?)
- Leggo poche pagine per sessione
- Non vado mai sul website di TGM (questa è la seconda volta): vedo già abbastanza schermi tra lavoro e videogiochi. Se compro TGM è per “staccare” e sfogliare la rivista cartacea.
Non so se sapete quante persone facciano come me, ma immagino sia utile conoscere e quantificare le abitudini di consumo per capire i bisogni dei lettori. Per esempio, il fatto che non vada mai sul website di TGM, per quanto mi riguarda ha una prima importante implicazione: quella che non vi è il problema di sovrapposizione tra fisico e digital, in termini di recensioni o rubriche.
Altra considerazione rispetto al fatto che leggo poche pagine per volta: siamo oberati, nella vita, dai wall of text. I Torment 2 non funzionano più come una volta – diventano, appunto, un Tormento. Vogliamo informazioni veloci, sintetiche. Abbiamo poco tempo. Da qui l’implicazione è che lunghi sproloqui e retrospettive siano tremendamente pesanti, poco fruibili, neanche tanto utili (x il mio uso).
Rispetto ai due punti sollevati, non voglio dire che rifuggo dal digital o dagli approfondimenti. Anzi. Finora TGM era per me la bussola, che mi dava stimoli su quello che dovrebbe essere il focus principale della rivista, cioè i giochi e in particolare le novità (voci di corridoio, preview e anteprime, report da fiere) che se volevo potevo poi andarmi a ricercare sul Web – tipicamente guardando qualche teaser su Youtube, giusto per aumentare l’hype.
Quindi, ora, che cosa non funziona, per me? Mi vien da dire il posizionamento stesso della rivista. Metà di questa è costituita da articoli generalisti: su tipologie di VG (le avventure, i post-apocalittici, ecc), su punti di vista (Sabaku, Playerinside, Esports,…), sul riparlare di giochi del passato, sulle biografie dei grandi programmatori o sulla storia delle software house, sulla bio del tal regista…Tra l’altro, se da un lato non apprezzo le molte pagine dedicate a questi approfondimenti, dall’altro, se vogliamo bene vedere, non sarebbero neanche sufficienti, su ciascun tema, per veri approfondimenti. Il parlare nello stesso numero della storia della Psygnosis, del genere “giochi di avventura”, di Ron Gilbert, del tal gioco Classic…mi sembra sinceramente uno sguardo troppo rivolto al passato. E quello che già so non mi interessa: non ho tempo, lo salto. Preferirei uno sguardo al prossimo futuro, alle novità: alle voci di corridoio che sono state eliminate, alle segnalazioni, ma anche all’espansione della indie zone, buona l’idea dei board game, magari una sessione più ampia sulle chicche del mese (nerd zone). Vogliamo fare un collegamento col cinema? Ok, parliamo dei titoli a venire, in sviluppo, non della storia dei grandi registi. E dov’è finita la lista della spesa con le date di uscita? Quello che mi manca, ora, è appunto la famosa bussola.
Il fatto che la Playlist sia ora un’estensione della recensione online è davvero un bel rischio, perché rischia di diventare un’esperienza mozza e poco gradita da chi, come me, non ha tempo e voglia di andare online.
In sintesi, temo, quello che farebbe ora per me è una rivista di informazione, ricca di segnalazioni, bite size, non una rivista di discussione. Per quest’ultima, forse, sarebbe proprio l’online il canale migliore, così da avere un dialogo sui punti di vista o una condivisione degli amarcord del passato.
Se, come dite nel numero di giugno, per rimanere aggiornati l’unico modo è andare online, non ha più senso passare dall’edicola.
Ma online, a questo punto, c’è di tutto.
Mi scuso con tutti per il wall of text (malgrado fossi uno che chiede la sintesi),
Grazie e buon lavoro