ll primo impatto è in linea al ricordo del gioco; denso di atmosfera e calato in una struttura da criminal-drama ancora oggi mai realmente valorizzata (Fahrenheit ci ha provato lo stesso anno, commettendo il medesimo madornale errore). Fra i primi ad introdurre la pesante grana sull'immagine in-game, ammorbidendo le magagne aliasing con la scusa della simulazione di un brutto effetto cinema. L'effetto ha inevitabilmente reso meno impietoso l'incedere degli anni e ancora oggi riesce a fornire un colpo d'occhio limitato ma convincente, pur considerando la struttura votata a zone chiuse e fortemente delimitate, dall'illuminazione prettamente artificiale. Un livello che dieci anni fa è riuscito ad entusiasmarmi - quello del grande magazzino - oggi appare spoglio e privo di spessore ma ancora forte dell'eccellente level design votato alla verticalizzazione, bruttino ma non del tutto disprezzabile. Comunque in funzione al gameplay votato allo scontro fisico che per certi versi ha anticipato i tempi, con un qte implicito (bisogna premere il tasto relativo alla parata nel tempo utile alla risposta dell'arma offensiva, basandosi esclusivamente sull'azione del nemico che appunto varia di arma in arma..) alzando l'asticella rispetto allo standard posto da Oblivion e a tutto ciò che ne è conseguito (cito Far Cry Primal come ultimo in ordine di tempo). Funziona, per quanto i nemici sfruttano un sistema di copertura ridicolo (tipo che si nascondono dietro all'asticella o al tubetto, ignari del fatto che tu li stai osservando, giudicandoli in silenzio..) oppure ti caricano a testa bassa come se avessero un cetriolo nel culo (con un effetto più inquietante di quanto fosse sicuramente voluto).. La storia invece è claudicante e frammentaria ma forte del collante di base, piuttosto affascinante, ovvero il copycat che uccide altri serial-killer utilizzando le loro stesse tecniche. Contrariamente alle aspettative, regge. Almeno fino a quando si attiene al discorso prettamente investigativo attinente alla realtà, poi inizia a sbarellare afflitto dalla classica sindrome del videogioco che necessita di turba paranormale da boccaciccio carico di aspettative. E destinate a rimanere tali.