Inviato dai nonni che abitavano vicino al circuito
...fino ad arrivare là, dove nessun bicchiere è mai giunto prima
Nelle varie antologie che uscivano negli anni 80, Asimov tra prefazioni, commenti e note personali ripeteva continuamente che avrebbe voluto collegare tutta la sua pubblicazione per dare l'idea di aver sempre scritto una sorta di futuro-possibile-unificato.
Quindi si prodigò per integrare i tre romanzi sui robot col ciclo della Fondazione, cercando di giustificare nel contesto anche gli altri romanzi che nel frattempo aveva pubblicato.
L'unico romanzo che per sua ammissione non riuscì a integrare fu il suo lavoro più eccentrico dell'epoca d'oro (che non sto neanche a citare).
Questa ossessione per l'unificazione della sua inventiva futuristica iniziò con "L'orlo della Fondazione" e sarebbe finita con "Fondazione e Terra".
Purtroppo Asimov continuò col prequel sulla vita da giovane di Hari Seldon, ripubblicato in vari modi (l'originale credo sia "Preludio alla Fondazione"), che un critico bollò come mera e categorica "demenza senile", cosa che lasciò il vecchio scienziato-scrittore piuttosto piccato nelle prefazioni delle innumerevoli antologie che seguirono e delle sue successive opere, lasciandoci con tutte le forzature di "Preludio" e del successivo "Fondazione anno zero".
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