Tra i canyon dello Utah con i prototipi della Jeep
Dalla strapotente Trailcat al pick-up FC 150 dal sapore "vintage": ecco com'è mettersi alla guida delle fascinose concept della Jeep presentate all'Easter Safari 2016.
CONCEPT E JOHN WAYNE - Il
2016 è un anno importante per la
Jeep, che compie 75 anni segnando l'ennesimo record di vendite e ponendosi un obiettivo ambizioso: poche ore fa, il numero uno del gruppo FCA Sergio Marchionne ha dichiarato di voler arrivare a coprire, con questo marchio, un quinto del mercato globale dei suv. Ma il 2016 è anche il 50° anniversario del raduno più importante per la casa americana: l'
Easter Jeep Safari, che ogni anno si tiene nella cittadina di Moab, nello stato nordamericano dello Utah. Proprio qui, fra terre rosse, fiumi che scorrono lenti e pinnacoli rocciosi che hanno fatto da scenografia per innumerevoli film western, abbiamo avuto l'occasione di vedere da vicino e guidare le concept presentate all'ultima edizione dell'Easter Jeep Safari.
MODIFICHE ALL'EUROPEA - Dei sette prototipi, due sono stati realizzati attingendo a piene mani dal catalogo
Mopar (il marchio dei ricambi e degli accessori postvendita del gruppo FCA). Riconoscibile dalla livrea mimetica, la
Trailstorm (
foto qui sopra) dimostra fin dove ci si può spingere con la personalizzazione di una Wrangler: Harley-Davidson escluse, questo è il veicolo a motore più modificato di tutti gli Stati Uniti, ricordano con orgoglio gli uomini
Jeep. Porte alleggerite senza finestrini, sospensioni rialzate, freni maggiorati, enormi pneumatici scolpiti su cerchi di 17'', fari a led e altro ancora: tutte parti regolarmente in vendita in America, ma non nel Vecchio Continente. "Le più stringenti normative europee di omologazione sono un problema non solo per gli appassionati che vorrebbero modificare la loro auto, ma anche per noi: questa potrebbe essere una importante fonte di guadagno – evidenzia il capo del marchio dell'area EMEA (Europa, Medio Oriente e Africa), Steve Zanlunghi - Ma nel 2015 abbiamo iniziato a sviluppare parti pensate proprio per l'Europa: non tarderanno ad arrivare in vendita".
OLTRE 700 CAVALLI - Delle due concept
Mopar, quella che lascia letteralmente a bocca aperta tutti i presenti è la
Trailcat (
foto qui sopra). Non tanto per la squillante colorazione verde, né per le gomme di 39 pollici o le porte realizzate in tubi d'acciaio. Quello che richiama come mosche tutti gli appassionati di auto è il minaccioso “latrato” che esce dal terminale di scarico. Sotto il cofano, infatti, è stato trapiantato il 6.2 delle Dodge Charger e Challenger (berline del gruppo FCA non vendute in Italia) in allestimento Hellcat: un V8 che, grazie al compressore volumetrico, eroga 707 cavalli. Sulla leggera Wrangler, basta sfiorare il gas per essere catapultati in avanti (premendo di più, si riducono solo in brandelli le gomme, dato che manca praticamente ogni sistema elettronico di sicurezza...), accompagnati da una colonna sonora da dragster sottolineata dal sibilo del compressore a lobi che "pompa" aria in gran quantità dentro i cilindri. Se su strada si deve procedere guardinghi (i grossi pneumatici tassellati e le sospensioni a ponte rigido non sono certo pensati per l'asfalto), è quando si mettono le ruote sulla terra che inizia il divertimento: avendo spazio a disposizione, si può tornare bambini, alzando colonne di polvere e sabbia e lasciando "cantare" il motore a pieni polmoni, con il suono che rimbalza nei vicini canyon e la parte posteriore della Trailcat che disegna ampie traiettorie in sbandata.
RENEGADE E PICK-UP - Se la concept Trailcat rappresenta il lato più "folle" di queste concept dal punto di vista meccanico, le rimanenti cinque vetture sono esercizi di stile pensati per sondare il terreno, in vista di una possibile produzione o per registrare le reazioni degli appassionati. Una delle proposte più originali è la
Jeep Comanche (
foto qui sopra): il nome è quello di una versione pick-up della Cherokee degli anni 80, ma quella vista a Moab ha come base la piccola Renegade. Due soli posti, un passo allungato di 15 cm e, dietro i sedili, un cassone aperto. Dopo il rumore "selvaggio" della Trailcat, il ticchettio del 2.0 a gasolio della Comanche ci fa ritornare con i piedi per terra. Sterzo, cambio (automatico a nove rapporti) e freni sono quelli delle Renegade europee e, se non fosse per l'assenza di poggiatesta e per le guarnizioni letteramente tagliate e lasciate a vista (il tetto è di tela, tenuto su da una robusta struttura di tubi che fa anche da protezione in caso di ribaltamento), si potrebbe pensare a un modello di serie.
QUASI PRONTO-VENDITA - Anche la
Renegade Commander (
foto qui sopra), versione rialzata e con accessori dedicati al fuori strada, potrebbe praticamente entrare in produzione domani. “Vestita” con una vernice grigia (della stessa tonalità del fondo che viene spruzzato sulle carrozzerie prima di stendere il colore vero e proprio...), rialzata di 5 cm e con gomme tassellate su cerchi di 17'', questa Jeep ha un aspetto ben più mascolino della "normale" Renegade. A convincere è anche il quattro cilindri 2.4 a benzina: ha una spinta “gentile” ma corposa, senza quei piccoli ritardi di risposta che hanno invece i motori turbo, e con una piacevole "voce" (merito dello scarico sportivo preso dal catalogo Mopar): quasi dispiace che non sia importata in Italia (la Renegade con questo motore è invece regolarmente in vendita negli Stati Uniti).
ISPIRAZIONE MILITARE - Che in
Jeep ci sia "voglia" di pick-up (un modello di serie è stato confermato, ma non arriverà prima del 2018 e avrà come base l’erede della Wrangler, che debutterà nel 2017) lo dimostra anche la concept
Crew Chief 715 (
foto qui sopra). In comune con la Comanche di cui abbiamo parlato prima, c'è solo il tetto in tela: la base, infatti, è quella della Wrangler Unlimited, a quattro porte. Dal parabrezza in avanti il muso è totalmente diverso: realizzato in fibra di carbonio, prende ispirazione dalla Kaiser Jeep M715, un veicolo militare degli anni 60. I richiami all'esercito sono molti, a partire dagli interruttori di tipo aeronautico sulla consolle per finire al piccolo soldatino di plastica che "fa la guardia" sopra la targa posteriore. Accedere all'abitacolo è un'impresa, a causa dei pneumatici di ben 40'' (su cerchi di 20'') che fanno arrivare la base delle porte all'altezza delle anche. Dal posto di guida, poi, il lungo e minaccioso cofano piatto occupa gran parte della visuale. Il 3.6 V6, abbinato al cambio automatico a cinque rapporti, muove con sufficiente brio la vettura; ma pensare di tracciare traiettorie precise sull’asfalto, con gli stretti pneumatici che hanno lo stesso battistrada delle gomme della Willys (l’antenata di tutte le Jeep, che risale alla seconda guerra mondiale) è pura utopia. In compenso, basta la “cattiveria” del frontale per intimorire chiunque si incroci su strada; anche i guidatori dei grandi pickup, che qui sono comuni come le Smart nelle nostre città. Purtroppo, la Crew Chief 715 è anche l'unica concept che non possiamo portare in fuori strada: a causa del passo più esteso (ben 58 cm più della Wrangler “corta”), sarebbe troppo impacciata nelle strette svolte del percorso preparato per l'occasione.
EFFETTO VINTAGE - Sempre ispirata al passato ma senza “divisa” militare è la concept
Shortcut (
foto qui sopra), che rappresenta una reinterpretazione su base Wranger della CJ-5, una delle più iconiche vetture della Jeep, prodotta dal 1954 al 1983. Rossa, linea "pulita", senza porte né tetto e con grosse gomme di 35'' montate su cerchi in lamiera piena, anch'essi rossi: la Shortcut è “vintage” in ogni aspetto. Anche gran parte degli interni, con i sedili in pelle e tessuto senza poggiatesta, sono rossi, e il passo ridotto e l'assenza di paraurti (sostituiti da due traverse cromate) fanno sembrare la vettura ancora più corta e alta di quanto sia. Se il motore è lo stesso 3.6 V6 della Crew Chief 715, qui i cavalli sembrano essere il doppio: la Shortcut è leggera e lo scarico e il sistema di aspirazione modificati fanno "suonare" il motore come i più grintosi V8. Eppure, il meglio l'auto lo dà andando a passeggio, con il motore che "borbotta" attorno a 2000 giri, l'aria frizzante dello Utah che ci accarezza il viso e le morbide sospensioni che ci "cullano" sulle asperità. Se non fosse per la plancia troppo moderna (che "stona"), probabilmente non la riconsegneremmo più ai legittimi proprietari...
MINI JEEP, MAXI CARATTERE - Fra tutte le concept, la più bizzarra è sicuramente la
FC 150 (
foto qui sopra): dell'omonimo furgoncino degli anni 50 (lungo appena 375 cm) è stata ripresa la carrozzeria, volutamente non restaurata e segnata dal tempo, fissandola però sul telaio di una Wrangler del 2005 (la generazione precedente all'attuale). Da quest’ultimo modello è stato ripreso anche il sei cilindri in linea di 4 litri, mentre sospensioni e assali arrivano dal catalogo Mopar. Il largo e sottile volante è praticamente orizzontale e, in pratica, si trova sopra le ruote anteriori: la FC 150 è incredibilmente agile, ma lo sterzo molto demoltiplicato e leggerissimo, il cambio manuale dalla corsa chilometrica e gli innesti approssimativi invitano a prendersela comoda e a guidare in relax, ammirando le luci e ombre che si alternano sulle rocce dei canyon. In questo modo, si ha anche modo di scoprire i numerosi dettagli sparsi qua e là dai designer: la radio CB d'epoca, la tazza in latta smaltata fissata al tunnel, il pacchetto di sigarette senza filtro che sbuca dal cassetto della plancia e i numerosi e sottili cavi elettrici aggrovigliati, lasciati volutamente a vista sotto la plancia realizzata con un'unica lastra di ferro stampata. E, raggiunto uno dei mille punti con panorami mozzafiato, si può sempre tirare fuori la bibita preferita, aprirla con l'apribottiglie avvitato alla fiancata sinistra e godersi la vista.