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Più che altro, l’intervento militare ai tempi è stato sponsorizzato da Francia e UK, col supporto di Obama. Gli USA di Trump cercano di essere meno interventisti possibile in MO, e sicuramente con strategie opposte all’amministrazione precedente. In Libia questo si traduce in “chi rompe paga e i cocci sono suoi”.
Molto , se non vuoi invadere un paese sovrano
Howl sul vecchio forum
che al serraj fosse un pupazzo privo di ogni minimo potere fuori della sua stanza non lo scopriamo oggi. semmai è stupefacente come sia arrivato fino a oggi ancora li'.
però non si capisce perchè sia stato supportato dalla comunità internazionale, italia compresa. Non ha contato nulla sin dal giorno in cui si è insediato. Tant'è che l'ordine era mantenuto da milizie islamiste.
Immagino ci saranno grandiose ragioni sottese alla sua nomina, che noi poveri babbei non riusciamo a capire (perché ci limitiamo a osservare un paese alla completa deriva dal 2011)
Nel frattempo in Israele, domani si vota alle elezioni del 21esimo parlamento. Si vota per cambiare facce non cambiando nulla, o per non cambiare nulla mantenendo le stesse facce
Un piccolo riassunto dei principali partiti e sondaggi, se vi interessa espando ovviamente, e le mie posizioni piu' o meno le conoscete tutti anche se ultimamente hanno una deriva anarchica.
Il parlamento israeliano e' composto da 120 seggi, e il sistema e' un proporzionale puro, con soglia di sbarramento al 3.25%. Il proverbio "chiedi a 2 ebrei, avrai 3 risposte differenti" si riflette bene nelle composizioni del parlamento degli ultimi decenni, e il governo di solito viene formato da 6-7 partiti in coalizioni a volte anche strampalate: ricordo il governo Rabin del processo di Oslo, in cui erano presenti anche gli ultraortodossi, mentre piu' recentemente il Llikud di Netanyahu era al governo con la Livni (centro-sinistra), Lapid (centrista, che chiedeva "dove sono i soldi?" in piena retorica pentastellata, per poi ritrovarsi ministro delle finanze e accorgersi che i soldi non ci sono)
Tornando ad oggi, si esce da un governo di destra con risicata maggioranza parlamentare.
Come ogni 2 anni degli ultimi 10, anche queste elezioni vengono presentate dai giornalai come un "to Bibi or not to Bibi" (Netanyahu). Che rimane comunque l'unico che e' stato in grado di formare governi relativamente stabili.
La situazione dei partiti in questo momento:
- Likud (traduzione: "consolidamento"), il principale partito di centrodestra, e' proiettato verso i 27/30 seggi, con a capo Netanyahu.
- Avoda ("Lavoro", quindi il Labour), lo storico partito di centrosinistra, praticamente quasi morto, verso i 10 seggi, grazie alla totale incapacita' di rinnovarsi, alla continua ricerca di un leader che li faccia rialzare, e alternando dichiarazioni di destra con altre di estrema sinistra, ovviamente perdendo cosi' voti da tutti i lati. Probabilmente andavano a scuola col PD.
- Kahol Lavan ("Blu Bianco" i colori della bandiera). Partito semi nuovo che si presenta come centrista, formato da 3 ex capi di stato maggiore e da Lapid. Il loro programma di governo non dice nulla e si mantengono vaghi su molte cose (questo in Israele rivela come le tue posizioni siano piu' a sinistra che a destra), si propongono come l'alternativa a Bibi, antireligiosi, a favore dell'uguaglianza sociale. Inizialmente proiettati sui 35 seggi, piu' i loro leader parlano (mostrando posizioni anche contraddittorie) piu' perdono consensi, adesso sembra siano intorno ai 28-30. Rimangono i beniamini della stampa mainstream, e del blocco di Tel Aviv (storicamente di sinistra).
- Ychud Yemin ("unione di destra"). E' la destra sionista religiosa, unione di 3 partiti piu' piccoli (da non confondersi con gli ortodossi), orfana di Bennet che l'aveva fatta risorgere ed e' andato a farsi un partito suo. 7 seggi previsti
- HaYemin Hachadash ("la nuova destra"). Fondata da Bennet e Shaked, nella visione di un partito che unisca l'elettorato secolare con quello religioso, come avevano tentato di fare prima con "Casa Ebraica" (ora Unione di Destra). Combattono la giudiziocrazia del sistema israeliano (la Corte Suprema essenzialmente decide tutto) e vogliono una riforma dell'IDF.
- I 2 partiti ortodossi: "United Torah and Judaism" e "Shas" (il primo ashkenazita il secondo sefardita). Stanno a circa 11 seggi insieme, hanno interessi comuni (preservazione del potere del rabbinato centrale) ai 2 gruppi religiosi di appartenenza.
- Zehut ("identita"), di Feiglin, un religioso sionista che pero' vuole completa separazione tra stato e "chiesa", in pratica e' un liberalista estremo: vuole lo stato fuori dalla sfera personale, trasformare l'IDF in un esercito di volontari, liberalizzare l'economia e legalizzare la marijuana (proposta con cui sta rubando i voti dei fattoni di sinistra di tel aviv). Probabilmente idee troppo innovative per il pubblico israeliano (che essenzialmente e' socialista). E' intorno ai 4 seggi.
- Meretz ("energia"), l'estrema sinistra israeliana. anche loro sui 4 seggi.
- partiti arabi: rimangono tra i 10 e i 12 seggi, noti per le loro posizioni antiisraeliane e panarabe. Famosi per lamentarsi su tutto. Praticamente quinte colonne....
- Israel beteinu ("israele casa nostra"). Il partito dei russofoni, anche lui in caduta libera - anche perche' i russi ormai si sono israelianizzati. a 4
- Kulanu ("tutti noi") di Kahlon, a 4. Protegge gli interessi di qualche amico suo monopolista....
Non puoi insegnare la fotografia, devono imparare da soli come farla meglio che si può, guardando ottime fotografie e facendone di pessime. (Cit. Cecil Beaton)
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25/08/2012 - Un ultimo piccolo passo per un grande uomo, un grande ricordo per tutta l'umanità.
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e curiosamente, la sinistra pare implosa pure lì![]()
la sinistra "classica" e' implosa, nel senso che i loro 2 partiti storici (moderati di Labor e estremisti di Meretz) sono moribondi. Purtroppo le loro idee socialiste sono ben presenti anche in molti partiti di destra, e' la popolazione stessa a chiedere un governo molto interventista nelle politiche socio-economiche del paese. Salvo poi lamentarsi che le tasse sono alte ovviamente. Un esempio lampante era la protesta del "Cottage cheese" di qualche anno fa (credo 2012?) in cui la popolazione si e' letteralmente mobilitata per protestare l'aumento del prezzo del suddetto formaggio - utilizzatissimo nella colazione di prima mattina e per qualunque spuntino. Chiedevano al governo di intervenire per calmierare i prezzi, in un mercato altamente protezionistico e monopolista come quello dei latticini. Ovviamente il governo li ha felicemente accontentati, convincendo i monopolisti a non alzare i prezzi, invece di aprire il mercato a nuove aziende anche straniere.
Questo tipo di politica e' anche il motivo principale per cui il costo della vita e' molto alto e continua ad aumentare.... e gli israeliani continuano a chiedere al governo di intervenire, praticamente non capendo minimamente il problema![]()
Royp, che mi dici dei proclami di annettere la Cisgiordania?
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...there's no need to say thank you, the best way to say it is beeing here and fight with us. - Skip
dipende detti da chi.
Detti da Netanyahu il giorno prima delle elezioni, e' una mossa per accaparrarsi i voti. Gli era riuscita nel 2015, gli e' riuscita anche stavolta, almeno parzialmente. Tanto poi non fara' nulla.
Detto cio', una analisi dei risultati:
Likud 35, Biancazzurri 35, religiosi 8+8, Labor 5, Arabi 6+4, Meretz 4, unione destra 4, russi 4.
- si e' votato per non cambiare nulla. I blocchi di destra e di sinistra rimangono invariati, con la scomparsa dei partiti di sinistra mangiati dai laziali (i biancazzurri).
- Netanyahu e' il chiaro vincitore, perche' puo' decidere con chi fare il governo: coalizione di destra o coi suddetti laziali. Ma se facesse coi secondi, entrambi perderebbero le prossime elezioni per aver tradito i propri elettori.
- la destra, smembrandosi in piu' partiti, e' caduta nel piu' classico degli errori di sinistra, e il gioco del divide et impera ha giovato i primi due partiti. I due partiti con proposte effettive di cambiamento vero (Nuova Destra e Identita') sembra non abbiano neanche passato la soglia elettorale.
- e' stato (a mio avviso) un voto dettato dalla paura di cambiare. Meglio la zuppa che conosci, pure se non it piace, di quella che non conosci: gli elettori di destra hanno votato Likud piu' che in passato (complici le divisioni degli altri) per paura di un governo di sinistra.
- un discorso opposto per le due principali "minoranze", che tanto minoranze non sono: religiosi e arabi. I religiosi sono andati a votare in massa per i loro partiti, probabilmente anche loro per paura di perdere i diritti acquisiti nel corso degli anni, in seria minaccia dai biancazzurri di Lapid (notoriamente antireligioso). Gli arabi hanno votato per altri partiti, e meno che nel 2015, bocciando in pratica le politiche attuate dai loro partiti in questi ultimi anni.
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Un discorso a parte meritano anche le frodi elettorali: contrariamente a quanto si vende, in Israele ci sono come se non piu' che in altri paesi, e sempre a svantaggio dei partiti di destra.
Leggere questo articolo:
https://www.jpost.com/Israel-Electio...ettlers-586405
In cui si nota come ci sia stata in molte cittadine affluenza di oltre il 100%, e in cui in zone dove votano solo ebrei "coloni", i partiti arabi hanno preso piu' voti degli altri partiti....
Metto qui per non disperdere.
https://www.bellingcat.com/news/rest...ing-destroyed/
http://www.rainews.it/dl/rainews/art...L3BR6mjLaaBJ7I
Asse Conte-Merkel sulla Libia, Parigi nega ambiguità
Secondo il Wall Street Journal, l'Arabia Saudita avrebbe promesso decine di milioni di dollari ad Haftar per proseguire la sua offensiva su Tripoli. E sul sostegno all'uomo forte della Cirenaica, in queste ore, è la Francia a finire nel mirino. Parigi ha infatti inizialmente bloccato la dichiarazione Ue per il cessate il fuoco in quanto conteneva un riferimento diretto ad Haftar. Oggi, invece, indiscrezioni pubblicate da Repubblica raccontavano che poco prima che partisse l'offensiva dell'Esercito nazionale libico su Tripoli, emissari del generale sarebbero volati a Parigi per avere il placet dell'Eliseo sull'attacco. Ipotesi, questa, che la Francia nega con forza. "Come i nostri partner, parliamo con tutte le parti del conflitto in Libia, al fine di ottenere un cessate il fuoco", ha detto un portavoce del Quai d'Orsay. "Non siamo mai stati avvisati di un'offensiva su Tripoli, che abbiamo condannato fin dal suo inizio", è la smentita del ministero degli Esteri francese. Eppure, è con la cancelleria Angela Merkel che, nel pomeriggio, Conte ha un colloquio telefonico. Con Berlino, sin dall'inizio della crisi, l'Italia condivide una certa neutralità, nonché la convinzione che quella politica sia la sola soluzione percorribile. Certo, come ieri accennava lo stesso Conte, pesano le "influenze esterne".
La parola asse associata a Italia e Germania, in contrapposizione alla Francia per una disputa sulla Libia.
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"parigi brucia?" (cit.)
"no, peccato" (non cit.)