Fallimento o no?
I fallimenti si decretano alla fine della stagione, quando tutti gli obiettivi sono stati mancati, facendo registrare aggravanti quali la svalutazione della rosa e figuracce che hanno danneggiato l'immagine del club. Nonostante un'eliminazione così precoce e umiliante (quattro sconfitte su cinque, compresa quella contro gli israeliani del Maccabi Haifa) è effettivamente presto per decretare il fallimento della Juventus di Allegri. Tuttavia ci sono tutte le premesse perché a maggio si verifichi un fallimento economico e sportivo pesantissimo per la Juventus. Senza una radicale sterzata che, in questo momento è difficile da immaginare, la stagione bianconera è destinata al totale naufragio. Esistono le sconfitte, è vero, ma tante sconfitte messe insieme provocano proprio il fallimento che Allegri adesso rifiuta. Per tre ragioni.
Danni economici
La squadra è uscita dalla Champions League con quattro sconfitte e una vittoria, riducendo al minimo i premi che si percepiscono per ogni singolo successo (2,8 milioni) e provocando mancati guadagni per una cifra intorno ai 20/25 milioni di euro che avrebbe prodotto una qualificazione agli ottavi. Vengono dunque registrati i primi danni economici del pessimo inizio di stagione. Ma allo stato attuale del campionato la Juventus sarebbe fuori dalla prossima Champions League, il che causerebbe un buco da 70/80 milioni di euro più un indotto negativo che andrebbe valutato a posteriori, ma comunque rilevante. E la mancata qualificazione alla prossima Champions sarebbe, sì, un fallimento perché il danno costringerebbe la Juventus a cedere un giocatore importante per fare fronte ai mancati introiti.
Danni all'immagine
La Juventus di questa prima parte dell'anno sta allontanando progressivamente i tifosi e non solo dallo Stadium. Il calcio proposto non è certo esaltante sotto il profilo estetico, ma se tutti sono consapevoli che Allegri ha uno stile pragmatico, spesso apprezzato da una frangia di tifosi, in questi ultimi mesi la Juventus ha perso la cattiveria agonistica e l'intensità caratteriale che sono sempre state apprezzate dai tifosi. Certe prestazioni sfregiano il "Fino alla fine", certi atteggiamenti molli e inermi di fronte alle avversità scollano l'empatia di milioni di juventini in Italia e nel mondo, accomunati dal pensiero: sì, si può perdere, ma c'è modo e modo di farlo. È vero che una serie di vittorie è in grado di ricucire qualsiasi strappo, ma in questo momento la Juventus che fa figuracce rischia di perdere un appeal commerciale più generico e vasto, oltretutto nell'anno del centenario della proprietà della famiglia Agnelli.