32. Dragon Quest IV: Le cronache dei prescelti (NDS, finito) - 6,5

Quella di DQ è una serie talmente conservativa da rendere rassicurante ogni piacevole sortita nei suoi riconoscibili mondi; ovunque peschi troverai le stesse caratteristiche di sempre, le solite musiche, i tormentoni ricorrenti, il tono scanzonato con varie declinazioni nel tragico e punte di inattesa gravità, i personaggi sopra le righe, i nemici classici. Questo restyling del quarto (datato 2007, ma a parte la grafica in stile 16-bit cambia ben poco dall'originale Nes del 1990) potrebbe essere un b-side collaterale dell'undicesimo uscito tre anni fa, per quante similitudini si passano. Certo, il peso degli anni emerge prepotentemente nel gameplay zavorrato da un'infinità di incontri casuali, picchi di difficoltà da craniate sul muro e una boss fight conclusiva troppo, troppo lunga (ho contato sei trasformazioni: prima gli stacchi un braccio, poi l'altro braccio, poi la testa e diventa un obbrobrio verde, a un certo punto gli ricrescono le braccia, poi si allungano gambe, poi esce un'altra testa...)! Villain tra l'altro non pervenuto, mosso da motivazioni riassumibili in un dialogo che cito più o meno testuale:

Rosa: "Ciao Psaro, come te la passi?"
Psaro: "Ciao Rosa, devo partire perchè ho deciso di distruggere l'umanità. Ciao, arrivederci."
Non scherzo, è la sua prima apparizione e dice proprio così. Altri tempi..

In compenso ci sono diversi motivi di interesse che varrebbe la pena riscoprire. La struttura narrativa è divisa in capitoli in cui di volta in volta controlliamo i vari comprimari alle prese con le loro vicende individuali e solo nel quinto - in uno stato dell'avventura molto avanzato - impersoniamo l'Eroe che nel suo peregrinare incontra e unisce tutti i personaggi nel party definitivo. E' un sistema divertente per simpatizzare con gli elementi del gruppo e tenere poi quelli che riteniamo maggiormente utili al nostro modo di giocare. Non solo, la world map è molto ampia ma ogni capitolo si svolge in una zona diversa e quindi finiremo con lo svelarla relativamente presto nella sua quasi totalità. Questo consente una gestione del backtracking più ragionata, consapevole e mai noiosa, forte dei dialoghi che cambiano a ogni evento significativo. Non mi è piaciuta invece la progressione demandata a singoli npc che ci dicono dove andare: basta mancarli o peggio, dimenticare di averci parlato, per non conoscere la successiva destinazione da raggiungere. Comunque se si ha un debole per Dragon Quest o i jrpg classici vale sicuramente la pena farci un giro, armandosi però di molta pazienza (il mio counter finale segna 28 ore di gioco, metà delle quali sicuramente passata in asfissianti incontri casuali).