"I vaccini creeranno nuove pericolose varianti"
E' questo il mantra che si sente ripetere, ormai da mesi, nella ampia e variegata galassia no-vax, "per carità non sono no-vax ma free-vax", "questo è un siero genico sperimentale", "mi vaccinerei solo con Sputnik" (segue foto di Putin che cavalca un orso a petto nudo), "sono pro-vaccino ma, signora mia, non si vaccina mai in pandemia, c'è scritto su tutti i libri di medicina" e nostalgici del buon vecchio vaccino a virus inattivato, con reminiscenze del "quando c'era lui i treni arrivavano in orario"; insomma, in tutte quelle persone che avevano una posizione aprioristicamente scettica nei confronti di tutti i vaccini probabilmente già nel 2010 e che a suo tempo condivideva le strampalate teorie di Andrew Wakefield sulla relazione tra vaccini ed autismo. Gente magari non propriamente no-vax convinta, sia chiaro, ma tendenzialmente un po' complottista, fan di Tarro e che si informa con i video di ByoBlu. Mantra che purtroppo finisce per contaminare anche le bacheche delle persone comuni che non hanno alcuna competenza specifica per comprendere se un post accompagnato magari dall'affermazione di un medico (o presunto tale) sia veritiera e che, ricordiamocelo, rappresentano la stragrande maggioranza della popolazione.
Questa strategia segue una logica secondo la quale è di fatto impossibile "perdere": il genoma di SARS-CoV-2, come tutti i virus, accumula mutazioni nel tempo. La maggior parte di queste sono neutrali e non comportano dunque alcun vantaggio (né svantaggio) in termini di fitness, mentre altre possono contribuire ad aumentare la trasmissibilità intrinseca, vuoi migliorando l'interazione tra spike e recettore, vuoi migliorando l'efficienza del taglio proteolitico S1/S2, oppure consentire al virus di eludere parzialmente la risposta immunitaria dell'ospite, favorendo reinfezioni in soggetti precedentemente immunizzati. La selezione naturale ovviamente tenderà a far emergere nel tempo le varianti caratterizzate da una migliore fitness nel contesto ecologico di diffusione, mentre la frequenza di osservazione delle altre tenderà a calare progressivamente, fino (a volte) a scomparire del tutto.
Il genoma di SARS-CoV-2 fino a questo momento ha accumulato mutazioni con un ritmo piuttosto stabile, circa 25 all'anno, il che equivale a circa 8x10-4 sostituzioni/sito/anno, che è peraltro in linea con ciò che accade per i 4 coronavirus umani endemici con i quali conviviamo da moltissimo tempo. Il ragionamento di chi diffonde l'idea che i vaccini creeranno varianti è dunque molto semplice: è certo che nuove varianti continueranno ad emergere in futuro; queste ovviamente, con il progresso della campagna vaccinale, si diffonderanno anche in paesi dove il tasso di vaccinazione è molto elevato, e sarà dunque molto facile dare la colpa ai vaccini, proponendo improbabili analogie con lo sviluppo dell'antibiotico-resistenza e dimenticandosi che ciò che seleziona le varianti immuno-evasive (e non "crea", visto che ciò le crea è un processo mutazionale del tutto casuale) è semmai l'interazione tra il virus e le nostre difese immunitarie e che pertanto lo stesso processo avverrebbe in modo analogo anche in soggetti immunizzati tramite infezione naturale.
Ma, dopo questo preambolo, vale forse la pena di chiedersi se ci siano evidenze che la campagna vaccinale abbia fino ad ora "creato nuove pericolose varianti". Dopotutto in diversi paesi si sta vaccinando a spron battuto da svariati mesi e i devastanti effetti della vaccinazione in fase pandemica dovrebbero chiaramente già iniziare a vedersi. Partiamo pure da una semplice osservazione legata alla "nascita" di quelle che sono considerate ad oggi variants of concern o varants of interest (VOI) dal WHO:
-alfa, rilevata per la prima volta in UK il 20 settembre 2020, quando lo 0% della popolazione aveva ricevuto almeno una dose di vaccino
-beta, rilevata per la prima volta in Sud Africa il 19 agosto 2020, quando lo 0% della popolazione era stata pienamente vaccinata
-gamma, rilevata per la prima volta in Brasile l'11 settembre 2020, quando lo 0% della popolazione era stata pienamente vaccinata
-delta, rilevata per la prima volta in India il 23 ottobre 2020, quando lo 0% della popolazione era stata pienamente vaccinata
-eta, rilevata per la prima volta in Nigeria il 20 dicembre 2020, quando lo 0% della popolazione era stata pienamente vaccinata
-iota, rilevata per la prima volta a new York il 23 novembre 2020, quando lo 0% della popolazione era stata pienamente vaccinata
-kappa, rilevata per la prima volta in India il primo dicembre 2020, quando lo 0% della popolazione era stata pienamente vaccinata
-lambda, rilevata per la prima volta in Perù il 30 novembre 2020, quando lo 0% della popolazione era stata pienamente vaccinata
-mu, rilevata per la prima volta in Colombia l'11 gennaio 2021, quando lo 0% della popolazione era stata pienamente vaccinata
E' dunque abbastanza evidente (ed inconfutabile) che nessuna tra quelle che attualmente consideriamo VOC e VOI sia stata "creata" a causa dei vaccini. Quasi tutte sono al contrario state selezionate in popolazioni con elevata sieroprevalenza a causa di infezioni naturali, ed in cui la circolazione virale continuava ad essere piuttosto elevata.
Qualcuno però potrà giustamente chiedersi quale sia la situazione attuale in paesi dove si sia vaccinato moltissimo, perché ci potrebbe essere ovviamente qualche nuova variante che cova sotto le ceneri, di cui ancora i media non hanno parlato. Anche a questo dubbio è possibile dare una risposta grazie ai dati di sequenziamento. Prendo come esempio la Danimarca, dove il 76% della popolazione ha già ricevuto almeno una dose di vaccino, visto che riesce sin da gennaio a sequenziare circa l'80% dei genotipi associati a tamponi positivi, ma avrei potuto prendere in considerazione USA, UK o qualsiasi altro paese in cui la sorveglianza molecolare funzioni.
La situazione, a partire dal primo agosto ad oggi, è la seguente:
-delta responsabile del 99,6% dei casi
-alfa responsabile dello 0,35% dei casi
-altre varianti responsabili del restante 0,05% circa, tra cui 1 caso di mu ed 1 caso di lambda, beta, gamma, kappa, eta e iota non pervenute.
L'albero filogenetico sotto può dare graficamente un'idea della situazione, visto che ogni punto colorato rappresenta un genoma e l'asse X rappresenta il tempo: si notano bene che alcuni rami, corrispondenti a varianti che nei mesi scorsi avevano dato origine a migliaia di contagi, sono già estinti o si stanno estinguendo. Tra questi anche alfa. Delta al contrario ha preso molto rapidamente il sopravvento, come in tutto il resto del mondo occidentale, spazzando via tutto il resto, ad eccezione di qualche lineage virale "sopravvissuto" che continua a manifestarsi con singoli casi qua e là, spesso a causa di importazioni dall'estero. Quel che è accaduto di fatto in contesti di alta vaccinazione è stata dunque una enorme riduzione della diversità genetica dei genotipi circolanti, ovvero l'esatto contrario di quanto enunciato da chi sventola lo spauracchio del "vaccino che crea le varianti". A dir la verità la maggiore diversità genetica virale, con ampia co-circolazione di delta, gamma, mu, lambda ed altre, permane proprio nei paesi in cui il tasso di vaccinazione sia più basso ed in cui allo stesso tempo gli eccessi di mortalità registrati rivelano una più ampia incidenza di infezioni naturali.
Questo naturalmente non significa affatto che siamo entrati in una fase di "stasi evolutiva", altro concetto veicolato erroneamente da taluni: delta sta continuando, come è ovvio che sia, ad accumulare mutazioni al solito tasso. Tra due mesi i virus isolati mostreranno, in media, 4 o 5 mutazioni puntiformi in più nel confronto con il virus originariamente isolato a Wuhan, ma non possiamo prevedere se queste avranno o meno delle implicazioni funzionali. Questo continuo processo evolutivo ha dato origine alle varie varianti definite impropriamente "delta plus", indicate dalle sigle AY.n, dove n è un numero, che sono sempre incluse nella nuvoletta di genomi delta nel grafico sotto. Questa nomenclatura è utile per tracciare la loro evoluzione, ma è importante dire che ad oggi non ci sono evidenze che queste siano caratterizzate da proprietà antigeniche diverse rispetto a delta (e questo include le due varianti AY.2 ed AY.3 di cui si era parlato come "delta plus" sui media qualche mese fa).
Inevitabilmente la selezione naturale porterà con il tempo alcune di queste varianti ad acquisire alcune mutazioni che renderanno la spike meno riconoscibile da parte degli anticorpi neutralizzanti sviluppati da soggetti immunizzati, e probabilmente ad acquisirne altre che, pur non essendo direttamente coinvolte in epitopi rilevanti sotto un punto di vista immunologico, contribuiranno ad incrementare la fitness del virus in relazione alle mutevoli pressioni selettive a cui questo si ritroverà sottoposto. Tuttavia suggerire che questo processo selettivo possa essere legato alla vaccinazione e non all'immunizzazione naturale, come implicitamente sostenuto da qualcuno, è profondamente fuorviante.