FACCIAMO IL PUNTO: COSA VUOLE TRUMP?
Commentare qualcosa che non si riesce nemmeno a capire è un esercizio futile.
È praticamente impossibile per me capire cosa si proponesse Trump con la famosa riunione nello Studio Ovale del 28 febbraio, perché ho serie difficoltà a capire il senso di cosa sia accaduto basandomi sulla prassi diplomatica, sulla storia americana e sulle dichiarazioni alla stampa. Nell’impossibilità di capire il punto di vista dell’Amministrazione USA, ho cercato di scovare in rete un’opinione ufficiale che fosse chiara, comprensibile e coerente: non è facile data la strategia comunicativa del MAGA, ma alla fine credo di aver trovato una fonte che dovrebbe essere credibile e difficilmente confutabile: Marco Rubio, Segretario di Stato; secondo me il più comprensibile fra gli uomini di Trump. Allego la sua intervista completa, e cerco di riassumere FREDDAMENTE quanto ha detto per prendere successivamente questo sunto come base di ragionamento e discussione. L’alternativa sarebbe decidere che Trump semplicemente mente (o che quello che dice è irrilevante); allora se ne dovrebbe dedurre che è inutile discutere ciò che dice. Invito chi capisce l’inglese ad ascoltare e poi decidere se il mio riassunto sia corretto oppure no: sarò felice di ricevere commenti.
L’intervista parte con una chiara enunciazione dell’intento dell’Amministrazione Trump: c’è un conflitto a cui si intende porre termine; l’unico modo per PROVARE A FARLO è convincere Putin a sedersi a un tavolo per discuterne. Questo dovrebbe essere stato chiaro a tutti da tempo, e appare incomprensibile come Zelensky non condivida questo punto di vista. Peraltro, se si vuole invitare Putin a sedersi occorre non insultarlo.
Analisi: in effetti le priorità di Zelensky, condivise dalla sua stessa opposizione parlamentare, sono in un ordine differente. Prima di tutto preservare la sovranità dell’Ucraina ad ogni costo; secondariamente ripristinare l’integrità territoriale, e solo al terzo punto raggiungere la Pace. Alternativamente, e ferme restando le priorità, risulterebbe accettabile ribadire la sovranità, raggiungere una tregua e rimandare a data da destinarsi il ripristino dell’integrità territoriale. Questa differenza non pare presa in considerazione da Washington. Rubio invece ha perfettamente ragione sul punto che occorra evitare di insultare Putin per convincerlo a sedere al tavolo: il mediatore (in questo caso Trump) DEVE apparire imparziale.
Commento: il fatto che qualcuno esterno all’Ucraina si arroghi il diritto di riprendere il rappresentante eletto di un popolo circa le priorità del suo Paese (che sappiamo essere largamente condivise in Patria) appare quantomeno irrituale. Quanto al concetto di presentarsi come mediatore imparziale, questo implica “allisciare” non solo una parte in causa, ma anche l’altra.
Per quanto mi riesce di evincere dall’intervista e dalle risposte di Rubio, io capisco che l’Amministrazione Trump NON ha e non ha mai avuto un “piano” per risolvere il conflitto: il “piano” di Trump consiste(va) esclusivamente nella strategia da seguire per convincere Putin a sedersi a un tavolo, e l’obiettivo di tale strategia non fosse affatto raggiungere un accordo, ma semplicemente cominciare a parlare.
Analisi: questo a me appare già un equivoco fondamentale, perché europei e ucraini invece dibattono sul come porre fine al conflitto e su come garantire che questo non ricominci: si parla di cose diverse.
Commento: il fatto che l’intento di Trump fosse semplicemente di convincere Putin a sedersi ad un tavolo non è di per sé da condannare. Immagino anzi che la maggior parte dei pacifisti in buona fede potranno concordare con esso, in quanto potenziale primo passo verso una Pace effettiva. Rubio, infatti, rivendica con orgoglio che il solo fatto di riuscire a sedersi per parlare di pace sia meglio che niente, durante una guerra. Però NON è una soluzione.
Circa la strategia diplomatica americana, Rubio afferma in sostanza che il “contratto” minerario offerto all’Ucraina, oltre agli ovvi contenuti economici su cui possiamo sorvolare, includesse un’implicita garanzia di sicurezza per il Paese ospite in quanto l’America avrebbe avuto un chiaro interesse a difendere gli investimenti delle imprese private americane impegnate nello sfruttamento delle risorse naturali ucraine.
Analisi: l’idea che la semplice presenza di interessi economici americani su un territorio costituisca un deterrente efficace per prevenire l’aggressione armata da parte di una grande potenza militare appare estremamente azzardata, ed è ragionevole che chi da questa idea dovrebbe dipendere per la propria sicurezza non la consideri sufficiente.
Commento: esistevano già interessi economici americani in Ucraina nel 2022, e non hanno prevenuto in alcun modo l’aggressione. Fra l’altro, a detta dello stesso Trump, sarebbero esistiti addirittura forti interessi dello stesso figlio del Presidente in carica degli Stati Uniti, e neppure questi avrebbero avuto un effetto deterrente efficace per Vladimir Putin.
La strategia americana per convincere Putin quantomeno a sedersi ad un tavolo per cominciare a discutere prevede(va) un passaggio obbligato: la firma dell’accordo minerario. Senza tale accordo non si poteva procedere, in quanto questo avrebbe compensato l’America degli investimenti passati presenti e futuri in Ucraina, per i quali l’Ucraina stessa non poteva che essere grata.
Analisi: se la strategia implica(va) il raggiungimento non di un accordo ma semplicemente un inizio di discussione, la firma dell’accordo minerario non era affatto fondamentale per l’avvio della procedura. Sarebbe stato ragionevole concordare sull’accordo e rimandare la firma alla conclusione della Pace con Putin, visto che nell’ottica americana il trattato andava a costituire proprio quella garanzia che l’Ucraina richiede.
Commento: l’indispensabilità della firma dell’accordo minerario non può non apparire come la “parcella” da pagare al sensale anticipatamente rispetto alla mediazione da questi offerta, senza alcuna garanzia che questa andrà in porto. Anche accettando un approccio estremamente cinico alla diplomazia fra Nazioni, questo sembra comunque difficile da accettare; qualcuno potrebbe anche considerarlo una forma di strozzinaggio.
Dal punto di vista dell’Amministrazione Trump, l’Ucraina è un Paese in difficoltà, e nel corso delle trattative dovrebbe dimostrare adeguata riconoscenza alla Superpotenza che si sta impegnando a suo favore offrendo una possibilità di soluzione diplomatica.
Analisi: la dimostrazione di riconoscenza assume qui la forma di “clausola accessoria” al contratto minerario offerto. Poiché però esistono dozzine di prove documentate e filmate di innumerevoli episodi in cui il Presidente Zelensky ha espresso il ringraziamento suo e del suo Paese all’America per l’aiuto ricevuto (nonché agli altri partner occidentali) nel corso degli ultimi tre anni, appare evidente che il rispettoso ringraziamento richiesto non sarebbe tanto da offrire all’America e agli americani, bensì personalmente a Trump e ai suoi sostenitori, che nei tre anni in questione non erano in carica.
Commento: l’atteggiamento in cui un leader politico richiede e pretende un’offerta personale di rispetto preventivo per poter concedere un benevolo intervento è tipico di un tipo di organizzazione che è “altro” rispetto al legittimo governo di una Nazione e soprattutto di una Superpotenza che guida il Mondo Libero.
Interessantissimo spunto in conclusione, quando Rubio correttamente afferma che non è possibile discutere pubblicamente le concessioni che da parte di un mediatore si possono e/o si devono richiedere alle parti per raggiungere un accordo: queste vanno discusse, anche duramente, a porte chiuse.
Analisi: questa è pratica diplomatica di base, da seguire in ogni trattativa, ed è basandosi su di essa che si riteneva Trump avesse un piano in mente nell’invitare i contendenti ad una trattativa.
Commento: qui l’intervistatore manca di porre la domanda fondamentale. Se questa regola è così ovvia, perché la discussione con Zelensky si è svolta davanti alla stampa?
Fin qui, la posizione (almeno apparente) dell’Amministrazione Trump. Ho aggiunto una breve analisi preventiva dei singoli punti cercando di rimanere freddo rispetto ad essi, ma non ho potuto esimermi da qualche commento personale. Spero di ricevere osservazioni utili a chiarire ulteriormente il punto di vista dell’Amministrazione USA, e di ottenere così una base solida da cui provare a effettuare un’analisi coerente.