1. Presenza ebraica antica e periodo ottomano
Gli ebrei erano presenti in Palestina fin dall’antichità, ma dopo le distruzioni dei Templi (586 a.C. e 70 d.C.) e le repressioni romane, la maggioranza della popolazione ebraica fu dispersa (Diaspora).
Nonostante ciò, comunità ebraiche rimasero in varie città (Gerusalemme, Tiberiade, Safed, Hebron).
Durante il lungo dominio ottomano (1517–1917), la popolazione ebraica era minoritaria e prevalentemente religiosa. A metà del XIX secolo, gli ebrei erano concentrati soprattutto nelle “quattro città sante” (Gerusalemme, Safed, Tiberiade, Hebron).
Comunità ridotte, circa 25–30.000 ebrei.
2. Le prime aliyot (ondate migratorie moderne)
Con il termine aliyah (salita) si indicano le migrazioni di gruppi ebraici verso la Terra d’Israele.
Prima aliyah (1882–1903)
Motivata da pogrom in Russia e Romania, e dall’influenza del movimento sionista.
Circa 25.000–30.000 immigrati, soprattutto dall’Europa orientale.
Fondazione delle prime colonie agricole (Petah Tikva, Rishon LeZion).
Supporto economico da filantropi come Edmond de Rothschild.
Seconda aliyah (1904–1914)
Circa 35.000 immigrati, ancora dall’Europa orientale.
Spirito socialista: creazione dei primi kibbutzim e della futura organizzazione sindacale Histadrut.
Nascita di Tel Aviv (1909).
Popolazione ebraica: ~90.000 nel 1914.
3. Periodo del Mandato britannico (1917–1948 )
Dopo la Prima guerra mondiale, la Palestina passò sotto mandato britannico.
Dichiarazione Balfour (1917): il governo britannico appoggiava l’idea di una “casa nazionale per il popolo ebraico” in Palestina.
Le aliyot si intensificarono:
Terza aliyah (1919–1923) – circa 40.000 persone, spesso giovani pionieri.
Quarta aliyah (1924–1929) – circa 80.000, soprattutto famiglie borghesi provenienti da Polonia e Ungheria.
Quinta aliyah (1929–1939) – circa 250.000, molti provenienti dalla Germania nazista e dall’Europa centrale.
Sviluppo economico: nascita dell’industria, rafforzamento dell’agricoltura collettiva, crescita rapida di Tel Aviv e altri centri.
Tensioni con la popolazione araba locale, che si oppose alla crescita demografica e alle acquisizioni di terre.
- 1922: 84.000 ebrei
- 1931: 175.000 ebrei
- 1939: 445.000 ebrei
- 1947: ~630.000 ebrei
4. Dopo la Seconda guerra mondiale
L’Olocausto rese ancora più urgente la questione di una patria sicura per gli ebrei.
Migliaia di sopravvissuti cercarono di emigrare in Palestina (aliyah bet), spesso illegalmente a causa delle restrizioni britanniche.
Dopo scontri crescenti, il Regno Unito rimise la questione all’ONU.
Alla nascita dello Stato (1948 ): ~650–700.000 ebrei.
5. Fondazione dello Stato di Israele (1948 ) e sviluppi successivi
Nel 1947, l’ONU approvò un piano di partizione della Palestina in uno Stato ebraico e uno arabo. Gli ebrei accettarono, gli arabi rifiutarono.
Il 14 maggio 1948, Ben Gurion proclamò la nascita dello Stato di Israele.
Immediatamente ci fu la guerra arabo-israeliana del 1948–49.
Immigrazione di massa post-1948:
Arrivarono circa 700.000 ebrei dai paesi arabi e musulmani (Marocco, Iraq, Yemen, Egitto, Siria), spesso espulsi o in fuga dalle persecuzioni.
Altri centinaia di migliaia giunsero dall’Europa orientale e dall’URSS, nonché dal resto del mondo.
Israele dovette gestire una crescita demografica enorme: villaggi agricoli, nuove città e quartieri urbani furono fondati rapidamente.
- 1951: la popolazione raddoppia con oltre 700.000 nuovi arrivi.
- 1960: ~2 milioni di ebrei
- 1970: ~2,5 milioni di ebrei
6. Sviluppo della società israeliana
Gli immigrati provenivano da contesti molto diversi (Europa orientale, mondo arabo, Nord Africa, più tardi URSS ed Etiopia).
Si sviluppò una società multiculturale, con tensioni ma anche arricchimenti reciproci.
Il modello dei kibbutzim e dei moshavim contribuì allo sviluppo agricolo.
Negli anni ’70–’90, nuove ondate:
Ebrei sovietici (oltre 1 milione negli anni ’90).
Ebrei etiopi (Operazioni Mosè, Salomone).
- 1990: ~3,5 milioni di ebrei
- 2025: ~7,2 milioni di ebrei, pari a circa il 45% della popolazione ebraica mondiale.