Ci sono voluti quasi due anni, ma finalmente Yakuza 0 sta per approdare su PlayStation 4 anche da questa parte di mondo. Del resto, chi segue questa serie si è ormai rassegnato a lunghissime attese e non è un mistero che, senza l’intervento diretto di Sony, molto difficilmente SEGA avrebbe deciso di investire tempo e denaro per tradurre il gioco in inglese e distribuirlo in Occidente. Quindi non lamentiamoci, perché in alternativa avremmo dovuto comprarci il gioco d’importazione e tentare di capirci qualcosa nell’intricatissima trama che da sempre caratterizza la meravigliosa opera di Toshihiro Nagoshi.
Personalmente, credo di essermi innamorato di Yakuza fin dal suo esordio su PlayStation 2, oltre una decade fa, per tutta una serie di motivi, che potrei riassumere nella mia infinita ammirazione verso il popolo nipponico, contraddizioni comprese. Credo intimamente che non esista un titolo in grado di rappresentare in maniera così coerente e credibile gli usi e costumi dei giapponesi in epoca moderna; il tutto visto attraverso gli occhi di un autentico antieroe, Kazuma Kiryu, al quale si sono spesso affiancati altri personaggi, andando ad arricchire il gameplay di momenti e situazioni mai banali o troppo prevedibili.
ENTER THE DRAGON
Il vantaggio di Yakuza 0 è che, di fatto, può essere approcciato anche da chi non mai camminato fra i vicoli di Kamurocho, la versione alternativa di un paio di ben note località (Kabukicho e Golden Gai) all’interno del quartiere Shinjuku in quel di Tokyo. Ci troviamo al cospetto di un vero e proprio prequel, che ci mette nuovamente nei panni del buon (si fa per dire) Kiryu, seppur in versione imberbe. La storia infatti prende vita nel 1988 e ci vede al centro di una cospirazione atta a gettare discredito sul capo del nostro clan di appartenenza. La trama, come sempre, si arricchisce ben presto di retroscena e intrecci via via più complessi e intricati, una matassa che dovremo sbrigliare poco alla volta, immersi in tonnellate di dialoghi tutti rigorosamente sottotitolati in inglese: diciamo che è richiesta una buona conoscenza della lingua d’Albione se non si vogliono perdere per strada sfumature e dettagli.
La trama, come sempre, si arricchisce ben presto di retroscena e intrecci via via più complessi e intricati
Per adesso però non posso e non voglio dirvi altro. Sappiate solo che le prime ore di gioco mi hanno risucchiato in gorgo dal quale ho fatto fatica a uscire, in senso positivo ovviamente. Questo nonostante la grafica tradisca la natura cross-gen (in Giappone è uscito anche su PS3) di Yakuza 0, che però si difende alla grande grazie all’eccellente attenzione ai dettagli che caratterizza ogni location. Mettiamoci poi che il tutto gira a 60 fps ed ecco che il gameplay decolla, specie durante le sequenze di combattimento, dove il tempismo può spesso fare la differenza fra vita e morte. Ci sarebbero miliardi di altre cose da descrivervi, ma non temete, la recensione arriverà molto presto e avrò modo di snocciolarvi tutto lo scibile possibile. Ora scusate, ma devo andare a farmi tatuare una carpa sulla schiena. Ci si legge!