Che meccanismo perverso, la carriera lavorativa: invece di impegnarsi nelle proprie mansioni, si passa il tempo a cercare di far le scarpe ai colleghi. E quando finalmente si giunge in vetta, c’è già chi sta tramando per diventare il nuovo CEO, proprio come in Stick it to The Stickman.
Sviluppatore / Publisher: Free Lives / Devolver Digital Prezzo: 4.99 Localizzazione: Assente Multiplayer: Coop PEGI: ND Disponibile su: PC (Steam) Data d’uscita: già disponibile (Early Access)
Nei primissimi anni Duemila, circolava in rete una vignetta diventata quasi simbolica che raffigurava un gamer seduto davanti a un megaschermo pazzesco, collegato a una console traboccante di titoli AAA; il sogno proibito di qualsiasi appassionato. Eppure, invece di godersi quelle produzioni milionarie, il protagonista della scena le snobbava in favore di un modesto PC intento a far girare un giochino match-three, con ogni probabilità Bejeweled. La gag era volutamente esasperata, ma celava un innegabile fondo di verità: in quegli anni i videogame in Flash spopolavano, invadendo portali come Newgrounds, Miniclip e Addicting Games, capaci di distorcere la percezione del tempo trasformando la classica “ultima partita” in una maratona di gaming.
Per un’intera generazione, quelle produzioni leggere e immediate diventarono una sorta di rito quotidiano, un passatempo accessibile a qualunque configurazione hardware in grado di lanciare un browser. A distanza di vent’anni, chi era adolescente in quell’epoca ne parla con la stessa nostalgia con la quale noi anzianotti evochiamo l’era degli otto bit. In quel brodo primordiale, nacque e si diffuse anche lo stickman, omino stilizzato perfetto per la logica spartana di Flash.
Così, serie come Xiao Xiao esplosero grazie a combattimenti spettacolari, veri e propri balletti di arti marziali che nulla avevano da invidiare all’immaginazione delle grandi produzioni. Altri, come Animator vs. Animation di Alan Becker, trasformavano lo stickman in una metafora postmoderna: una creatura digitale che prende vita e combatte il proprio creatore dentro lo stesso software che lo ha generato.
A quanto pare il fascino dell’amato stecchino ancora non è tramontato, dato che i sudafricani Free Lives, già amati dal pubblico indie per l’ottimo Anger Foot, contano di portare sui nostri monitor un po’ di sana ultraviolenza stilizzata con Stick it to the Stickman, oggi in Early Access distribuito da Devolver Digital. Come saranno invecchiati concept e gameplay?
STICK IT TO THE STICKMAN, PRIMO GIORNO DI LAVORO
Il protagonista è un neo assunto nella classica Megaditta con sede in un altissimo grattacielo; consapevole che la vita è troppo breve per attendere promozioni e scatti di anzianità, decide di passare alle maniere forti e salire piano dopo piano percuotendo chiunque tenti di ostacolarlo, fino a raggiungere il tetto per il confronto finale con il CEO. Chi mai vorrebbe mettersi contro un pazzoide del genere?
Dietro l’umorismo demenziale si nasconde un roguelite con moltissime opzioni di progressione
La vena satirica è costante, e comincia con le classi dei numerosi personaggi da sbloccare, ciascuno con caratteristiche uniche: al posto dei classici tank, ranger e maghi abbiamo procrastinatori, fannulloni, interinali e così via. A prima vista parrebbe un gioco meme, pensato per far scendere una lacrimuccia ai nostalgici, ma una volta impugnato il gamepad e assaggiato il combat system, ci si accorge della profondità messa in campo da Free Lives.
È UNA QUESTIONE DI COMBO
Con un solo tasto dedicato all’attacco verrebbe naturale pensare a un gameplay ridotto al semplice button mashing: premere compulsivamente e sperare di buttare giù chiunque, prima che la nostra barra della vita si svuoti. Invece Stick it to the Stickman sorprende con un sistema di combo che prende in prestito idee dal deck building e le trapianta nel picchiaduro con grande intelligenza.
Un solo tasto per colpire, ma con un sistema di combo più complesso di quanto sembri
Successivamente potrebbe aggiungersi un fendente con la spada, o una pistola sparachiodi, o un bicycle kick – la classica “rovesciata” calcistica – per colpire chi ci è alle spalle, e così via. Utilizzare al meglio ciascuna tecnica è fondamentale per non finire al tappeto, e ci vorrà un pochino prima di acquisire la padronanza necessaria.
ROGUELITE CON UN TOCCO DI GTA
Stick it to the Stickman non vuole solo essere un rispettato beat’em up, ma anche un completo roguelite; ecco che una volta terminata la run ottteniamo denaro per comprare nuove suppellettili che potremmo trovare nei prossimi uffici che visiteremo, come il distributore di acqua per recuperare un po’ di vita o la macchina del caffè con le sue tazze da lanciare in fronte agli altri impiegati. Da bravi CEO poi è nostro dovere quotarci in borsa, portare le azioni alle stelle e migliorare l’intero quartiere nel quale sorge la nostra base, ripulendolo da accattoni e vagabondi senza badare troppo all’etica.
Queste operazioni si svolgono con un gameplay simile ai primi GTA, e pur essendo sezioni di contorno colpiscono per la cura riposta affinché tutto risulti perfetto. Tecnicamente siamo in Early Access, ma già così il pacchetto è ricchissimo, a un prezzo veramente ridicolo per la quantità di contenuti sbloccabili. Un graditissimo Blast from the Past, nonché la conferma della vignetta descritta all’inizio: in un mondo di grafica fotorealistica e budget multimilionari, a volte tutto ciò che serve è un po’ di inventiva nel muovere omini stilizzati per impegnarsi, divertirsi e persino riflettere sul capitalismo.