L'eredità cinematografica di Spider-Man - Speciale

Spider-Man speciale cinema aperturaQuando è stato ufficializzato Tom Holland come nuovo Spider-Man cinematografico il mio cervello si è immediatamente soffermato sul fatto che il giovane attore sarebbe stata la terza persona a impersonare Peter Parker in meno di dieci anni, dopo Tobey Maguire e Andrew Garfield (anche se – a voler essere precisi – la prima comparsata di Holland nei panni dell’Uomo Ragno risale a Captain America: Civil War). Qualcuno potrebbe giustamente osservare che altri personaggi come Batman hanno avuto il doppio se non il triplo di interpreti tra cinema e televisione, ma il caso di Spider-Man è rinchiuso in un girone dantesco creato per l’occasione, giacché le due precedenti saghe non sono riuscite a chiudere il proprio ciclo narrativo. Certo, a tutti può capitare di troncare e ricominciare; tuttavia, l’aver chiuso baracca e burattini per due volte consecutive, con conseguente formattazione di tutto il brand, è il segnale di evidenti problemi di produzione che la major detentrice dei diritti di sfruttamento cinematografico, Sony Pictures, non è riuscita a superare in quasi quindici anni.

Questo speciale vuole essere un gustoso antipasto in attesa dell’imminente Spider-Man Homecoming. Ripercorreremo la recente storia cinematografica dell’arrampicamuri più famoso di casa Marvel e narreremo delle vicende che lo hanno portato a questa terza incarnazione cinematografica. Per ragioni di spazio e opportunità, prenderemo in considerazioni gli ultimi cinque film ufficiali, omettendo tutti gli altri film statunitensi – e non – usciti a cavallo tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli ’80.

LA TRILOGIA DI SPIDER-MAN

Non si arrivò con facilità alla realizzazione della storica e ancora oggi intramontabile trilogia di Sam Raimi. James Cameron lavorò a un’idea per un film di Spider-Man per gran parte degli anni ’90, vedendosela tuttavia sempre rifiutare, finché non abbandonò amareggiato il progetto. Solo verso il 2000 si ritornò a parlare di un film su Spider-Man. A prenderne il timone fu Sam Raimi, regista che, dopo il successo della trilogia de La Casa, non stava navigando in buone acque, complice un contratto sbagliato che lo portò a realizzare film di scarso livello. Il suo ingaggio destò quindi molte perplessità, ma il tempo gli è stato giudice favorevole: non c’è davvero bisogno che vi ricordi il successo che hanno avuto sia Spider-Man che il suo seguito diretto, Spider-Man 2.

Tra gli ingredienti che hanno contribuito alla buona riuscita del progetto di Raimi va citata l’ottima scelta a livello di casting e, più in generale, l’ispirata direzione narrativa. Spider-Man non era un semplice film con un supereroe, ma una vera e propria storia umana: lo stesso background del personaggio, con l’iconica morte dello zio Ben, regalava un pathos globale che viaggiava parallelamente alla necessità di impiegare saggiamente i propri poteri. Nemici iconici, quali il Goblin di Willem Dafoe o il Dottor Octopus di Alfred Molina, ancor prima di essere delle minacce per New York lo erano per il piccolo mondo intimo di Peter: salvare Mary Jane o la zia May aveva lo stesso impatto psicologico di dover fermare un treno in corsa privo dei freni. I primi due Spider-Man erano insomma un grande puzzle i cui pezzi si incastravano senza sbavature, regalando uno spettacolo di qualità, divertente e intelligente.

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I primi due Spider-Man erano un grande puzzle i cui pezzi si incastravano senza sbavature

I primi problemi produttivi – e qualitativi – arrivarono con Spider-Man 3, laddove Raimi teorizzò inizialmente un lungometraggio con solo un nemico, L’Uomo Sabbia, chiudendo il cerchio anche sulla storia di Harry Osborn e aggiungendo al contempo nuove idee per un ipotetico quarto capitolo, con l’introduzione del simbionte Venom. Sony Pictures, che non era d’accordo con la visione del regista, costrinse a inserire tutto all’interno del film, allo scopo di aprire poi una seconda trilogia del tutto indipendente. Il risultato di questo compromesso è Spider-Man 3, un film certamente non brutto, ma con tanti, troppi difetti, caratterizzato dal mischione di tre nemici, da una storia chiusa forzatamente e da una gestione caotica di tutti gli elementi narrativi. Era evidente fin da subito che qualcosa non avesse funzionato durante la realizzazione del film, tanto che tutta l’opera lasciava un retrogusto amaro.

LA ROTTURA TRA RAIMI E SONY

Spider-Man 3 fece capolino nelle sale a maggio del 2007. Poco tempo dopo, Sam Raimi e Sony si incontrarono per ragionare sui piani futuri del franchise. Utilizzato già Venom, servivano nuove idee e nuovi nemici per il prossimo arco narrativo. Raimi consigliò di sfruttare la figura di Lizard: il dottor Curt Connors era apparso in tutti i film della trilogia e quindi avrebbe avuto un inserimento genuino e non forzato – giustificato anche dal residuo del simbionte Venom rimasto nel suo laboratorio, quello donatogli da Peter Parker a fini di ricerca – e si ipotizzò l’inserimento anche di un secondo nemico quali l’Avvoltoio. Se la prima idea fu scartata in quanto Sony vedeva Lizard come un nemico con poco spessore (ironico che poi la stessa casa abbia usato Lizard per The Amazing Spider-Man), quella dell’Avvoltoio trovò molti consensi, tanto che oltre alle prime conferme del ritorno di tutto il cast, fu ingaggiato John Malkovich per la parte della nemesi volante di Spider-Man.

la rottura totale arrivò quando Sony chiese a Raimi di girare contemporaneamente sia il quarto che il quinto capitolo di Spider-Man

Nonostante le prime divergenze tra publisher e regista sembrassero toccare solo poche e piccole corde, la rottura totale arrivò quando Sony chiese a Raimi di girare contemporaneamente sia il quarto che il quinto capitolo, seguendo la medesima filosofia produttiva che aveva portato Disney a produrre contestualmente il secondo e il terzo capitolo dei Pirati dei Caraibi. Sam Raimi si mostrò tutt’altro che propenso a impegnarsi per così lungo tempo: i rapporti erano tesi e Sony minacciò di trovarsi qualcun altro disposto a prenderne il posto. Gli attori, contrariamente alle attese del publisher, fecero muro a favore del regista: senza Raimi, nessuno avrebbe accettato di proseguire. Nel caos generale che seguì la diatriba, con minacce che partivano da ogni dove, Sony prese una grave decisione: chiuse la saga, cancellò ogni cosa. D’altronde, bastava guardarsi attorno per accorgersi che Marvel Studios stava creando un convincente universo cinematografico; perdersi in litigi avrebbe portato la major a un drastico calo di potere e a vedere minacciati i diritti cinematografici di sfruttamento del brand Spider-Man.

IL DISASTRO THE AMAZING SPIDER-MAN

Attingendo dal Batman di Nolan – così venne presentato il progetto – e spingendo l’idea di creare un grande universo condiviso attorno a Spider-Man, Sony annunciò e realizzò The Amazing Spider-Man, con un parco attori che seguiva l’onda di nuove star in crescendo, un regista dal mondo indie come Marc Webb e un’idea di reboot tutto sommato convincente sulla carta, ma purtroppo meno su schermo. Partendo dall’idea di Lizard, Sony ripropose un villain che si dimostrò una scelta disastrosa in fatto di carisma, oltre che realizzato con una CGI approssimativa. The Amazing Spider-Man era una grande giocattolone che funzionava male. I fan in rivolta attaccarono Sony, che di risposta lanciò un form su internet dove chiedeva a tutti gli spettatori cosa volessero vedere nel sequel (nel momento dell’uscita del primo film, furono ufficializzati altri episodi almeno fino a un ipotetico The Amazing Spider-Man 4). Il secondo capitolo, insomma, sarebbe stato plasmato grazie ai suggerimenti del pubblico. Mai scelta fu più disastrosa di questa.

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The Amazing Spider-Man era una grande giocattolone che funzionava male

Gli stessi fan che si lamentarono dell’inserimento di tre nemici in Spider-Man 3, consigliarono un ennesimo film con una terna di nemesi, Electro, Goblin e Rhino. Inutile dire che The Amazing Spider-Man 2 si dimostrò ancor più fallimentare del primo: la critica che lo bocciò senza pietà e anche il box office risultò tutt’altro che soddisfacente per le casse di Sony. The Amazing Spider-Man 2 era un polpettone di 140 minuti dove succedevano cose incollate malamente, con una fretta e una natura illogica volta solo a rafforzare un’idea produttiva a discapito di una storia appassionante.

IL SONY HACK E L’ACCORDO MARVEL

Ricordate il mega attacco hacker ai danni di Sony accaduto a fine 2014? Sicuramente sì, perché capitò in concomitanza alle minacce della Corea del Nord verso un lungometraggio di Sony intitolato The Interview. che raccontava la storia (fittizia, eh) di due giornalisti ingaggiati dalla CIA con l’ordine e la missione di assassinare Kim Jong-un. Il leader nordcoreano non apprezzò lo spirito dell’opera (eh… chi l’avrebbe mai detto. ndKikko) e “casualmente”, poco tempo dopo, Sony venne attaccata pesantemente: migliaia di documenti privati vennero dati in pasto al mondo, insieme a copie digitali di alcuni film inediti, tra cui proprio The Interview e financo Fury, blockbuster bellico con Brad Pitt che, inevitabilmente, vide una frenata sostanziosa al box office al momento dell’uscita nelle sale.

Nei tanti documenti pubblicati online ci furono anche alcune mail che alti dirigenti Sony si scambiarono tra di loro. Alcune di queste definivano il lavoro su The Amazing Spider-Man 2 una cosa vergognosa, prendendo in giro tutti gli addetti ai lavori, il regista e gli attori; ancor più circostanziati e pesanti erano gli insulti agli sceneggiatori per le idee messe sul piatto per il terzo capitolo, con Peter che avrebbe dovuto resuscitare chissà come Gwen Stacy, morta alla fine del secondo. Tutto il cast artistico e tecnico si sentì profondamente offeso, ancor più quando dalle mail scoprì che Sony – quando ancora The Amazing Spider-Man 2 era presente nei cinema – prese i primi accordi con Marvel per spartirsi i diritti di sfruttamento cinematografico, tenendosi solo l’onere della produzione. A seguito dello sdegno e della reazione dei diretti interessati, Sony stessa ufficializzò il fallimento dell’opera con un semplice comunicato stampa, perpetrando una sorta di divorzio silenzioso. Puntualissimo, a febbraio 2015 arrivò la conferma dell’ennesimo reboot e dell’inserimento del personaggio di Spider-Man nell’universo Marvel.

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Tra pochi giorni troveremo in sala Spider-Man Homecoming

Il resto è storia recente e tra pochi giorni troveremo in sala Spider-Man Homecoming che sfrutterà, a distanza di dieci anni, alcune delle idee lasciate in bozza da Sam Raimi (indovinate un po’? Peter Parker dovrà vedersela con l’Avvoltoio, interpretato da Michael Keaton). Non è la prima volta che si crea qualcosa di natura originale pescando da materiale “vecchio”: basti pensare a quanto ci sia in Batman V Superman: Dawn of Justice del Superman di Tim Burton che non è mai stato realizzato. Se le cose saranno andate bene o male, beh… lo scopriremo molto presto.

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