Dunkirk - Recensione

L’aggettivo “capolavoro” troppe volte viene avvicinato a film presunti tali o, più semplicemente, viene abusato senza le giuste motivazioni. Che piaccia o meno, Christopher Nolan è uno dei cineasti e autori più importanti di questi ultimi anni. Lo stiamo vivendo dal vivo e dobbiamo considerarci fortunati ad assistere in sala alle esperienze cinematografiche forgiate dalla sua penna. Sì, esperienze… perché Dunkirk non è un bel film e non è un capolavoro: è qualcosa di indefinibile cui, se dovessi cercare un’espressione adatta, quella che mi sovverrebbe più facilmente sarebbe proprio “esperienza cinematografica”.

UNA SETTIMANA

Dunkirk, nel suo criticatissimo minutaggio ridotto all’osso di soli 106 minuti (Interstellar, per dire, durava ben tre ore) ha il vantaggio di condensare nella sua essenza la summa della poetica autoriale di Nolan. Dunkirk è un film bellico che di Storia contiene soltanto l’evento in sé (l’Operazione Dynamo, attorno alla quale Nolan avvolge una ricerca meticolosa del realismo), ma è in realtà l’ennesima rielaborazione di un evento in chiave nolaniana. Esattamente come già successo con la trilogia di Batman, laddove il personaggio creato da Bob Kane veniva strappato dalle pagine del fumetto per piegarsi a temi cari per il regista inglese, anche gli eventi sulla spiaggia di Dunkirk vengono presi e raccontati attraverso l’occhio di Nolan. Al centro non troviamo le esplosioni, le urla o i bombardamenti, bensì le quattrocentomila anime inglesi accampate sulla spiaggia francese, in attesa dell’arrivo della Marina Britannica che li possa portare a casa, quel luogo che – scrutando l’orizzonte – quasi si può intravedere per quanto sia vicino, ma al tempo stesso dannatamente lontano.

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Dunkirk è un film bellico che di Storia contiene soltanto l’evento in sé

Il ritorno a casa è uno dei tanti temi cari a Nolan. All’interno della sua filmografia, il cuore dei suoi iconici protagonisti ha un solo desiderio: riprendere possesso del focolare famigliare. Basti pensare a Leonard Shelby in Memento, Don Cobb in Inception o Cooper in Interstellar: casa è il luogo dove c’è la certezza dell’oggi in un mondo dominato dal caos (e in questo caso, dalla guerra); la ritirata verso casa non è qui un elemento di vergogna, ma viene invece dipinto come il più grande atto di coraggio da parte dell’esercito inglese, perché dalle sconfitte apparenti l’uomo nolaniano impara i propri errori, per evolversi. Nel mondo del caos generato dal Joker, Batman non cede mai e riesce a sopravvivere a tutte gli eventi nefasti che lo circondano e che mettono alla prova la sua resistenza come uomo, prima ancora che come vigilante. Così farà il personaggio interpretato da Kenneth Branagh, comandante della Marina, fisso al molo ad attendere con pazienza zen l’arrivo delle navi che porteranno in patria tutti i soldati. Il caos generato dalla guerra e dai bombardamenti continui potrà essere sconfitto solo così, senza mai cedere il posto su quella banchina, tenendo lo sguardo fisso sul mare e su quella costa lontana. Casa.

UN GIORNO

Nolan ha l’ossessione del tempo. Tutti i suoi personaggi combattono col tempo e con la sua decostruzione, fatta di piani temporali, livelli di sogno con tempi di scorrimento diversi o buchi neri e teoria della relatività. Tutto il cinema di Nolan è una corsa repentina contro il tempo. In Dunkirk i tedeschi stanno accerchiando i soldati inglesi e francesi sulla costa: portare tutti i soldati a casa è un’impresa disperata, ma non impossibile. Il pallino del film ruota attorno alla tempistica di ognuna delle fazioni di cui conosceremo la storia: Dunkirk, infatti, è il primo film di Nolan privo di un vero e proprio protagonista. Ci sono le giovani leve che cercano disperatamente un’imbarcazione per scappare dalla spiaggia, il pilota dell’aeronautica che tenta di regalare copertura aerea alle imbarcazioni, il già citato comandante sul molo a gestire tutte le operazioni di rientro e il civile che salpa dall’Inghilterra con la propria imbarcazione al fine di aiutare la ritirata. Tutti questi personaggi hanno un minutaggio di pari livello, senza che nessuno ne venga offuscato (anche se a Tom Hardy, che guida lo Spitfire nel cielo, è stato donato un ruolo grandioso, forse il migliore tra tutti): Dunkirk, da questo punto di vista, è la miglior rappresentazione di un puzzle dove ogni elemento è inserito al solo scopo di completare e presentare un’opera al meglio. Nolan, in questo, ha sempre giocato con lo spettatore: i suoi film non sono mai complessi, ma subiscono continuamente una destrutturazione temporale che arricchisce una storia di natura semplice. Si perde la linearità a favore di un elemento banale, ma di importanza vitale nel cinema: l’immersione.

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Dunkirk è il primo film di Nolan privo di un vero e proprio protagonista

Se andrete a vedere Dunkirk rimarrete certamente pietrificati sulla poltrona del cinema per tutti i 109 minuti della durata. All’inizio del pezzo parlavo di esperienza proprio in merito a due aspetti curati al minimo dettaglio, quali la ricerca della perfezione nella presentazione dell’immagine e del sonoro. A queste due colonne portanti si aggiunge la colonna sonora del fido Hans Zimmer che non arricchisce il film, ma ne è un elemento fondamentale per la riuscita finale. Delle poche tracce che compongono l’OST, tutte hanno un suono di base in comune, il ticchettio di un orologio. Lo stesso film si apre su schermo nero con un sinistro scorrere del tempo che anticipa cosa andrà ad assistere lo spettatore: una vera e propria corsa per la sopravvivenza e per preservare l’oggi.

UN’ORA

Ricordate quando nei primi tre film di Transformers si citava sempre il motto “niente sacrificio, niente vittoria”? Ecco, Dunkirk ci parla proprio di questo. La sopravvivenza al caos è un vero e proprio atto d’amore, l’unica arma grazie alla quale si può dare importanza al passato e al futuro, dimensioni che perderebbero di valore se non si preservasse l’oggi con il coltello tra i denti, anche a costo di un sacrificio più ideale che fisico. La storia dei giovani soldati inglesi in fuga è quasi un monito sul futuro: come più volte emerge durante la visione, non c’è in Dunkirk una vera e forte critica ai conflitti bellici, ma più una consapevolezza che il vero nemico da sconfiggere siamo noi stessi come razza umana. L’uomo continua a fare sempre gli stessi errori, cercando nei posti e negli eventi sbagliati il concetto di vittoria; la ritirata quindi non è più un’azione vergognosa, ma il primo passo per evolversi in quanto principali attori della Storia, personale e mondiale. Dunkirk non è un film di guerra, come sento dire da più parti; certo l’ambientazione in piena Seconda Guerra Mondiale è chiara e il setting è quello dichiaratamente bellico, ma Nolan non ha mai come fine la ricerca pornografica di esplosioni, cadaveri e morte. La sua ricerca della perfezione visiva non è funzionale a restituire la paura, bensì i secondi che passano inesorabili e che possono definire la vittoria, la sconfitta o financo la vita.

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Se andrete a vedere Dunkirk rimarrete pietrificati sulla poltrona per tutti i 109 minuti della durata del film

Dunkirk è, attualmente, la punta massima di un regista che come non mai ha combattuto contro se stesso per creare un’opera e riempirla di immagini vive. In un’epoca dove si gira tutto in green screen o in computer grafica, Nolan è rimasto uno di quei registi classici che filma il più possibile dal vivo: tutte le riprese in mare e in aria sono state prodotte mettendo in moto tutti veicoli e imbarcazioni usate durante la Seconda Guerra Mondiale; il risultato lo avrete sotto gli occhi andando al cinema, quando verrete inondati da immagini incredibilmente belle, quasi commoventi.

Concludo dicendo che dispiace assistere su internet (ma non solo) a diverse diatribe tra supporter e hater del regista inglese. Che piaccia o no, Nolan attualmente è uno di quei registi che nascono ogni 50 anni circa e viverlo con i nostri occhi, oggi, è un privilegio che dovrebbe essere riconosciuto da tutte le persone che vivono sotto il segno del vero Cinema, quello che ci fa stare male e ci fa stringere il cuore nel vedere un aereo planare sulla spiaggia al tramonto.

VOTO: 9.5

dunkirk recensioneGenere: guerra, drammatico
Publisher: Warner Bros Italia
Regia: Christopher Nolan
Colonna Sonora: Hans Zimmer
Intepreti: Tom Hardy, Kenneth Branagh, Mark Rylance, Fionn Whitehead, Harry Styles
Durata: 109 minuti

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