Suburra – La Serie (Prima Stagione) - Recensione

La prima produzione di Netflix Italia arriva non per rivoluzionare il mondo della serialità italiana, quanto a conferma della nostra capacità di confezionare prodotti simili e di venderli al pubblico europeo, che invero sembra apprezzare questo tocco di genere, rispolverato da non molti anni. Ha iniziato e proseguito SKY, prima con Romanzo Criminale e poi con Gomorra. Da grandi film sono state tratte grandi serie TV, e con Gomorra ancora in lavorazione, Netflix – in coproduzione con Cattleya e RAI – “ruba” questo modello per risalire alla fonte cartacea del film di successo di Stefano Sollima, Suburra (scritto da De Cataldo, autore del già citato Romanzo Criminale). La serie TV ci riporta in una Roma criminale con guerre tra famiglie, spartizione di territori e accordi illeciti tra Stato, Chiesa e Mafia.

La Urbe per antonomasia è il perno di questa prima stagione di Suburra: la Mafia vuole entrare a Roma, aiutata da Samurai, un ex membro della Banda della Magliana che userà Ostia, città situata sul litorale romano, come cancello principale. Nel conflitto entrano due famiglie: gli Adami (a capo della zona di Ostia) contro gli Anacleti, e contro i rom e gli zingari che vogliono espandersi e ottenere più potere sulla Capitale.Suburra – La Serie immagine Netflix 01Sullo sfondo stanziano un giovane politico che abbandonerà i propri ideali per il potere e una contabile del Vaticano coinvolta nell’accordo per portare la Mafia a Roma. Nondimeno, le vicende centrali dell’opera sono focalizzate su tre ragazzi, altrettanti criminali che vivono all’ombra delle rispettive famiglie e anelano un’autoaffermazione. I tre giovani stipuleranno dunque un’ambigua alleanza per mettere i bastoni tra le ruote alle famiglie e all’operazione di Samurai.

La criminalità piace allo spettatore, non come una malsana perversione per “vivere” un’avventura gangster, ma come fascinazione verso il male

Come detto, Suburra – La Serie è una conferma e non una rivoluzione. Ciò può rappresentare un problema? No, o meglio, forse no. Ci siamo resi conto che non era stata creata la solita fiction becera quando, nel 2008, andò in onda Romanzo Criminale – La Serie che mise in evidenza diversi punti vincenti che Suburra riprende a pieni polmoni. La criminalità piace allo spettatore, non come una malsana perversione per “vivere” un’avventura gangster noir al di fuori delle nostre vite (tra lavoro, tasse e figli), ma come fascinazione verso il male e la violenza. Ancora oggi, quando qualcuno chiede a Tarantino perché i suoi film siano sempre pieni di violenza gratuita, la risposta è sempre quella: “È maledettamente divertente!”; similmente, Suburra è affascinante e divertente. Le famiglie abbattono ogni muro pudico e si aprono allo spettatore per confermare quella visione strettamente cinematografica della criminalità italiana, fatta di spaccio, prostituzione, preti corrotti e carnali, “orge” politiche e quant’altro.Suburra – La Serie immagine Netflix 02Altro punto vincente delle opere succitate risultò la contestualizzazione ambientale: la Roma di Romanzo Criminale e la Napoli di Gomorra si percepivano ampiamente, agevolate anche dal dialetto senza freni parlato dagli attori. Suburra sfrutta nuovamente questi elementi che – da molti – vengono sottovalutati o resi come eccessivamente superflui se non addirittura ingombranti, quando invece si rivelano importanti per regalare un certo ritmo e per rendere più fluida la sceneggiatura.

Il classico racconto di formazione, in Suburra, si sostituisce ad una formazione criminale che si sviluppa nel classico rapporto padre-figlio

Il classico racconto di formazione, in queste opere, si sostituisce a una formazione criminale che si sviluppa nel classico rapporto padre-figlio. Su questo piano narrativo, l’esempio migliore è quello del personaggio di Aureliano Adami (il Numero 8 della trasposizione cinematografica, e che anche in Suburra – La serie sarà interpretato da Alessandro Borghi): egli è il classico delinquente tutto attributi e zero cervello, caratteristica per cui lo abbiamo amato nel film, e di cui ci verrà mostrata la graduale evoluzione in questa serie che, narrativamente, si colloca come prequel.

I difetti, purtroppo, non mancano: alcuni personaggi non hanno il giusto spessore o vien loro dedicato un minutaggio troppo esiguo – risultando così sprecati, mentre del trittico di poteri Stato-Chiesa-Criminalità solo quest’ultima risulta intrigante, lasciando in ombra i restanti. Se ciò sia voluto per ampliare – nelle prossime stagioni – il discorso sul marcio su cui si fonda Roma non è dato sapere, ma è una mancanza che lascia un vuoto consistente nella trama. Anche durante le ultime puntate della serie si percepisce una certa stanchezza, e la storia si protrae con delle forzature non proprio gradevoli, ma tutto sommato queste risultano ben assorbite se si è disposti a chiudere un occhio.

Giudico quindi come “buona” questa prima produzione nostrana firmata Netflix. Se difetti e sbavature verranno corretti in una prossima, possibile seconda stagione, Suburra si confermerà come uno dei migliori prodotti seriali di genere creati in Italia.

Ricordo infine che Suburra – La serie sarà disponibile in streaming dal 6 ottobre per tutti gli abbonati Netflix.

VOTO 7

Suburra – La Serie immagine Netflix locandinaGenere: thriller, noir, drammatico
Publisher: Netflix
Regia: Michele Placido, Andrea Molaioli, Giuseppe Capotondi
Colonna Sonora:
Intepreti: Alessandro Borghi, Giacomo Ferrara, Eduardo Valdarnini, Claudia Gerini, Filippo Nigro, Francesco Acquaroli, Adamo Dionisi
Durata: 10 episodi

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