Non tutte le remastered ripropongono grandi successi: a volte si tratta di dare una seconda chance a quei giochi che, pur promettenti, non hanno brillato al loro debutto. Come Croc: Legend of the Gobbos Remastered.
Sviluppatore / Publisher: Titanim Studios / Argonaut Games Prezzo: 29,99 Localizzazione: Assente Multiplayer: Assente PEGI: Non disponibile Disponibile su: PC (GoG), PS5, PS4, Nintendo Switch, Xbox One, Xbox Series X/S Data d’uscita: già disponibile
Può una recensione essere anche occasione di redenzione? Certamente, e questo è uno di quei casi. Ho giocato, e finito, Croc: Legend of the Gobbos, su una raccolta pirata chiamata Twilight. Sul TL 20, per essere precisi. Correva l’anno 1997, e ciò che si avvicinava di più a store come Steam o GoG era l’amico con il masterizzatore da 4x. E così, lanciato da un menù la cui grafica urlava “illegale” da ogni pixel, mi imbattei nel coccodrillo più tenero del videoludo, innamorandomi a prima vista del suo buffo incedere in un’ambientazione 3D che richiamava la grafica cute dei videogame Taito.
Improvvisamente Super Mario 64, uscito l’anno precedente, non appariva più così irraggiungibile, e narra la leggenda che Argonaut avesse originariamente proposto Croc come prototipo per un gioco di Yoshi, rifiutato da Nintendo. A quasi trent’anni dal lancio, dei Twilight non rimane che il ricordo e posso finalmente vantare un’installazione legale del nostro amichetto verde sul mio PC grazie a Croc: Legend of the Gobbos Remastered, che tenta di rilanciare la proprietà intellettuale tecnicamente riveduta e corretta da Titanium Studios per stare al passo con i tempi. Riuscirà a farsi spazio negli hard disk già strapieni di Giochini Carini Treddì?
CROC: LEGEND OF THE GOBBOS REMASTERED, CHI SE LO RICORDA?
Croc è una mascotte dimenticata da molti, ma non da tutti. È l’esempio perfetto di quella fase adolescenziale della grafica 3D in cui ogni gioco sembrava uscito da una cartolina disegnata con il Paint. Ma sotto quei poligoni grezzi c’era un cuore grande, pieno di voglia di farci saltare, raccogliere bonus e uccidere cattivoni. E appena lanciato il gioco, grazie alla intro ci si sente nuovamente in cameretta dinanzi a un tubo catodico che frigge e mamma che urla di spegnere tutto perché è ora di cena.
La storia, banalissima agli occhi di un giocatore moderno, narra di un baby coccodrillo abbandonato e adottato dalla tribù dei Gobbos, animaletti rotondetti ricoperti di pelo. Questi lo crescono come uno di loro, insegnandogli al contempo a utilizzare la sua coda poderosa ed eseguire lo stomp.
Un cattivone imprigiona i Gobbos, lasciandoci il compito di riscattarli attraverso vari biomi
Croc salta, si arrampica, si appende e combatte con nemici che sembrano usciti da una scuola materna di Halloween: buffi, ridicoli, e più carini che minacciosi. Il loro tocco non è mortale, ma ci spoglierà di tutti i diamanti finora raccolti, proprio come accade con gli anelli di Sonic; la disfatta arriva qualora venissimo colpiti in un momento in cui abbiamo le tasche vuote. Nulla di nuovo sotto il sole, ma sempre divertente.
MIGLIORAMENTI E SVISTE
Croc: Legend of the Gobbos Remastered offre finalmente dei controlli all’altezza di un platformer 3D, che nell’originale erano veramente poco pratici e aumentavano artificialmente la difficoltà. Questo purtroppo è l’unico miglioramento degno di nota dato che Titanium Studios non ha spinto l’acceleratore sulle tecnologie moderne, confezionando una remastered un po’ timida.
Una remastered timida, ma sincera: più cuore che ray tracing, più Gobbos che poligoni
In alcuni casi inoltre, quando perdiamo l’ultima vita, ci viene chiesto se vogliamo continuare senza nemmeno mostrare la sequenza di morte del nostro coccodrillo, congelando l’azione nel momento del contatto con il nemico o con l’ostacolo ambientale che ci ha ucciso. Ottimo invece l’accompagnamento sonoro, con vari motivetti tutti orecchiabili.
SEGRETI E CONTENUTI EXTRA
Croc: Legend of the Gobbos Remastered è un gioco fondamentalmente facile da portare a termine se si punta solamente ad arrivare al gong di fine livello e battere simpatici boss quali coccinelle pugili o tritoni furiosi. Ma quando mai arrivare ai titoli di coda è stata la priorità in questo genere di videogame?
I livelli sono brevi ma pieni di segreti: ignorateli e il 100% sarà solo un miraggio

Le texture hanno maggior risoluzione, ma se osservate il pavimento non c’è l’effetto seamless. Imperdonabile!
Ottime notizie dal fronte dei contenuti extra, a partire dalla Crocipedia: un museo con concept art, foto del team originale, demo musicali e chicche per veri archeologi del pixel. La ciliegina sulla torta però è rappresentata dal Croc originale completo, proprio quello che avete giocato nel 1997 lanciandolo da un CD con scritto in stampatello stentato “Krock” o qualcosa di simile. Non sarà la remastered più tecnicamente sconvolgente del 2025, ma per questa volta guardiamo il bicchiere mezzo pieno, sperando in Croc 2.
In Breve: Croc: Legend of the Gobbos Remastered è una riedizione fedele dell’originale platform 3D del 1997, con controlli più user friendly e grafica un po’ – solo un po’ – più moderna. Il fascino retrò è rimasto intatto grazie a livelli ricchi di segreti, nemici buffi e gameplay semplice ma gratificante. Pur non brillando per innovazione tecnica, include contenuti extra come la Crocipedia e il gioco originale. Una remastered nostalgica, più conservativa che rivoluzionaria, pensata per fan storici e curiosi del vintage digitale, che dimostra come anche i videogame meno conosciuti possano meritare una seconda occasione.
Piattaforma di Prova: PC
Configurazione di Prova: AMD Ryzen 9 6900HS, 16GB RAM, GeForce RTX 3080, SSD
Com’è, Come Gira: Supporta gamepad e tastiera, ma incredibilmente non permette la ridefinizione di quest’ultima. Tecnicamente è una passeggiata per l’hardware, e ci sono vari filtri opzionali per simulare i vecchi CRT, così da poter giocare un videogame del 1997 su un televisore del 1987.